Fra tutti i modi di produzione dell’amore…

“Fra tutti i modi di produzione dell’amore, fra tutti gli agenti disseminatori del male sacro, certamente uno dei più efficaci è questo gran soffio di agitazione che a volte passa su di noi. Allora l’essere col quale in quel momento ci piace stare, il dado è tratto, sarà lui che ameremo. Non c’è neanche bisogno che finora ci sia piaciuto più di altri, e neppure altrettanto; bisogna solo che il nostro gusto per lui sia diventato esclusivo. E la condizione si è verificata quando — nel momento in cui è mancato — alla ricerca dei piaceri che ci dava il suo fascino si è sostituito improvvisamente in noi un bisogno ansioso, che ha per oggetto quel medesimo essere, un bisogno assurdo, che le le leggi di questo mondo rendono impossibile da soddisfare e difficile da guarire, il bisogno insensato e doloroso di possederlo”.

Marcel Proust, Dalla parte di Swann

L’amore di Swann per Odette anticipa di fatto quello di Marcel per Albertine; il lettore potrebbe stupirsi della pochezza morale di Odette, ma è lo stesso narratore a metterlo in guardia:

 «La saggezza della gente non innamorata a cui pare che un uomo di spirito dovrebbe essere infelice solo per una persona che lo meriti; pressappoco è come stupirsi che uno si degni di ammalarsi di colera a causa di un essere così piccolo come il bacillo virgola».

Eric Dolphy, straordinariamente bravo. Ma in debito col tempo

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Eric Dolphy è una delle figure più mirabili nella storia del jazz moderno; giunto tardivamente alla notorietà , morì a 36 anni; in pratica gli furono concessi solo cinque anni per esprimere tutto se stesso attraverso i suoi strumenti: sassofono, flauto, clarinetto basso.

Non particolarmente apprezzato dalle case discografiche, entrò in sala d’incisione sei volte; il suo capolavoro resta Out to Lunch.

L’arte suscita ammirazione, quando poi è di forte impatto non è difficile provare un moto di empatia per l’artista e perciò, insensatamente, ci si chiede: ma quanta bellezza avrebbe ancora potuto regalarci questo jazzista, se fosse vissuto più a lungo? Per un momento dimentichiamo che è inutile cercare un senso alla prematura finitezza di una vita, perché quel senso è sempre indisponibile e trascendente.

 

I collage surrealisti di David Delruelle

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David Delruelle vive e lavora a Bruxelles; compone collage ed esplora le inquietudini dell’umanità riproponendole in contesti  che esortano a ridisegnare il quotidiano.

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Nel progetto Plan your Escape, Delruelle gioca con colori e astrazioni; i protagonisti, di chiara matrice rétro, sono estrapolati dal background originario e calati su sfondi astratti, geometricamente perfetti. Di indubbio fascino, queste composizioni dalle sfumature pastello hanno un impatto cinematografico; e non è difficile scorgervi un richiamo alla propria infanzia.

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