Hygge significa volersi bene, e anche qualcos’altro

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Hygge è un sostantivo danese traducibile con intimità o tranquillità; tuttavia la traduzione letterale lascia il tempo che trova perché hygge è una filosofia di vita che si lega alla capacità, o alla volontà, di creare atmosfere accoglienti, godendo dei piaceri della vita con accanto le persone care.

Il fattore hygge dà importanza alle piccole cose senza curarsi del superfluo, a tutto vantaggio dell’essenziale; ma attenzione alle derive consumistiche e politiche, pronte a trasformare tutto nell’ennesima moda del momento.

 

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“Se già ovunque è hygge-mania, pochi hanno davvero investigato a fondo sul significato di questa filosofia. Nel lungo articolo “The hygge conspiracy”, la giornalista del Guardian Charlotte Higgins ricorda che in Inghilterra l’Oxford Dictionary ha inserito questa tra le “parole dell’anno” (prima di Brexit), ma avverte: tutto quel che viene venduto con questa etichetta è un’interpretazione britannica di un concetto che è molto meno tenero di quanto si creda. Prima di tutto, si chiede Higgins, perché l’hygge vende tanto? Primo perché è intriso di nordicità, e tutto quel che arriva dai paesi scandinavi – dal design al giallo svedese – piace; secondo perché l’Inghilterra dell’epoca Brexit ben si ritrova in questa volontà di ritirarsi nel privato chiudendo la porta al mondo. L’hygge è il perfetto distillato di concetti utili a creare una nuova ossessione lifestyle, come la mindfullness e i libri da colorare per adulti, e ben si presta a vendere qualsiasi cosa. Ma attenzione, avverte la giornalista, perché questo è un valore fondante in un Paese piccolo con un forte sistema di welfare: “In Danimarca le nostre necessità di base sono coperte, non dobbiamo lottare per la sopravvivenza, e quindi abbiamo tempo per dedicarci ad attività che riteniamo significative”, sostengono i danesi, per i quali questa è una parola con mille usi e sfumature, ma sempre legata a qualcosa di anti moderno e tinto di nostalgia”.

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“I detrattori della filosofia hygge sostengono che “renda il processo democratico debole perché discutere cose difficili non è hyggelig.” Non a caso in politica Pia Kjaersgaard, fondatrice del Partito del Popolo Danese, conservatore ed anti immigrazione, si presenta sottilmente come la protettrice dell’hygge danese contro le forze ignote del mondo globalizzato: “Non posso lavorare in un ambiente che non sia hyggling”, ha dichiarato, e se è vero che realizzare un hyggling set è comune a tutti nei luoghi di lavoro, lei lo usa deliberatamente per proporre un’immagine popolare in cui essere danesi ha a che fare con il sedersi a un tavolo a mangiare Smørrebrød per chiudere fuori la globalizzazione, perché la Danimarca è un paese perfetto e quindi deve tenere in salvo la sua comunità dall’arrivo di migranti e stranieri che “stanno distruggendo l’atmosfera hyggeling della nazione”.

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