Non è annoverata tra i grandi, Ada Negri, eppure qualcosa di buono si può trovare nella sua produzione. Basterebbe leggere senza pregiudizi. Ma nel suo caso non è facile perché, se ci si affidasse alle ricerche in rete, si scoprirebbe che i critici o l’hanno stroncata o l’hanno ignorata, anche se in vita godé di buona reputazione. Comunque, alla persona avvezza alla malinconia o al tanto vituperato rimpianto, la poesia che segue non dovrebbe dispiacere. A me incanta. E c’entra il vissuto e un posto che non ho più.
Commiato
Un giorno ancora; poi
ti lascerò, giardino altrui che dolce
d’ombre mi fosti e di silenzio. Piovve
stamane: odor di bosso
e di terra bagnata intride l’aria:
si sfogliano le rose, e il fior d’ibisco
nel vapor grigio più vermiglio splende.
Un giorno ancora: poi
vivo non mi sarai che nella memoria.
Così potessi averla
(ma troppo tardi, e troppo bello il sogno)
potessi averla, una remota casa
fra i campi, che sia mia, di me soltanto:
e anch’essa abbia un giardino
che tutto odori di mortella quando
cessi la pioggia, e di sfogliate rose.