Tira aria di fregatura

Comma 22 (Catch-22)

Credo che imbattendosi in pagine come questa, poi venga da sé la voglia di leggere tutto il libro. Anche se parliamo di 576 pagine:

Yossarian lo guardò con calma e provò a fare un approccio da un altro angolo. “È pazzo Orr?”

“Certo che lo è.” disse il dottor Daneeka.

“Puoi esonerarlo?”

“Certo che posso. Ma prima lui deve chiedermelo. Questo fa parte della regola.”

“E allora perché non te lo chiede?”

“Perché è pazzo,” disse il dottor Daneeka. “Deve esser pazzo, per il fatto stesso che continua a volare dopo aver sfiorato la morte così tante volte. Certo, posso esonerare Orr. Ma prima deve chiedermelo lui.”

“Questo è tutto quello che deve fare per essere esonerato?”

“Questo è tutto. Basta che me lo chieda.”

“Allora, dopo che lui te l’ha chiesto, puoi esonerarlo?” Yossarian domandò.

“No, dopo non posso esonerarlo.”

“Vuoi dire che c’è una fregatura?”

“Certo che c’è una fregatura,” rispose il dottor Daneeka. “Il Comma 22. ‘Tutti quelli che desiderano essere esonerati dal volo attivo non sono veramente pazzi.”

C’era soltanto una fregatura e quella era il Comma 22, il quale precisava che la preoccupazione per la propria salvezza di fronte a pericoli che fossero reali e immediati era la reazione normale di una mente razionale. Orr era pazzo e avrebbe potuto essere esonerato dal volo. Tutto quello che doveva fare era di farne domanda; e non appena ne avesse fatto domanda, non sarebbe più stato pazzo e avrebbe dovuto continuare a volare. Orr sarebbe stato pazzo se avesse compiuto altre missioni di volo e sano di mente se non lo avesse fatto, ma se fosse stato sano di mente avrebbe dovuto compiere altre missioni di volo. Se volava era pazzo e non doveva più volare; ma se non voleva più volare era sano di mente e doveva volare. Yossarian fu molto impressionato per l’assoluta semplicità di questa clausola del Comma 22 e si lasciò sfuggire un fischio pieno di rispetto.

“È davvero una fregatura, quel Comma 22,” osservò.

“È la più grande che ci sia,” ammise il dottor Daneeka.

Joseph Heller, Comma 22

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Credo che imbattendosi in pagine come questa, poi non venga da sé la voglia di continuare a leggere. Anche se parliamo di 168 pagine in meno, non esattamente un’inezia per chi ha una pila di libri in attesa d’essere quanto meno annusati:

Dopo i cinquant’anni è così tanta la gente che inizia a morirti intorno che a un certo punto non ci fai nemmeno più caso.

Peccato che a tirare le cuoia stavolta non fosse stato il solito vecchio attrezzo in disuso, bensì la ragazza che al liceo aveva diviso con me l’ultimo banco a sinistra (e, se ancora è consentito dirlo, qualcosa di più appagante e licenzioso). Dei compagni con cui mi ero diplomato, Veronica Gentileschi era la prima ad aver raggiunto la data di scadenza.

A informarmi della disgrazia era stato Federico Montenuovo. La sua voce affabile e pastosa aveva spezzato un incantesimo lungo trent’anni: tanto era passato dall’ultima volta che l’avevo sentita.

Il funerale avrebbe avuto luogo il pomeriggio seguente in una chiesa di piazza del Popolo non lontana dalla casa in cui Veronica e il suo compagno avevano allevato tre figlie, una coppia di parrocchetti e una comune di cagnolini pietosamente strappati alla strada.

Federico parlava del funerale di Veronica Gentileschi come una volta avrebbe parlato della festa di Myrta Messori all’Open Gate: un evento imperdibile. Per questo, benché escludessi di prendervi parte, esitavo a metterlo in chiaro. Una reticenza che lo aveva indotto a rilanciare: «A proposito, dopo la funzione ci vediamo tutti da me. Niente di lugubre, solo una rimpatriata».

«Non siamo troppo vecchi per Il grande freddo?» «Parla per te, prof.» E si era lasciato andare a quella risata che già da ragazzo mi sembrava fatta apposta per lenire dubbi e sanare controversie.

Alessandro Piperno, Aria di famiglia

Truman Capote e quel volo troppo ardito

Truman Capote, lo stile mi fa martire, ogni parola è sangue | il manifesto

Grandi sono le ambizioni di uno scrittore e Truman Capote non costituì un’eccezione. Peccato che con Preghiere esaudite aspirò all’impossibile, e il tonfo di quella caduta campeggia ora tra le note biografiche che ne ripercorrono carriera e gesta. L’autore di due capolavori come Colazione da Tiffany e A sangue freddo, in quella che nelle intenzioni avrebbe dovuto essere una Recherche specchio del jet set americano, non riuscì ad emanciparsi dalla pratica irrazionale e illusoria di costruire un successo a tavolino. Ma calarsi nei panni di un archeologo letterato non paga, perché portare alla luce un’umanità di seconda mano è come puntare sull’ovvio, ovvio spesso reso con virtuosismi asmatici. Però, chi scrive è di parte e ritiene che la Recherche non sarà mai riproducibile in alcun modo, come del resto non è riproducibile qualsiasi opera – penso anche ad altri ambiti artistici – che ha già lasciato senza fiato chiunque si sia imbattuto in essa. Dunque, inquadra meglio la questione Alessandro Piperno:

“La ferocia con cui Capote tratta i suoi eroi (per non dire delle sue eroine) è implacabile. Non mi sorprende che negli ultimi anni della sua vita, i più derelitti – minati da una dieta a base di alcol e cocaina – avesse maturato una passione smodata e insana per Marcel Proust, al punto da volerne emulare le gesta. Il progetto a lungo coltivato di Preghiere esaudite avrebbe dovuto produrre, almeno nei propositi, un’opera capitale capace di condensare il nucleo di un’intera tradizione letteraria. Purtroppo, com’è noto, le cose andarono altrimenti. E non solo per la sopraggiunta morte dell’autore: benché Pregherie esaudite sia un libro splendido ricco di ritratti memorabili (su tutti, quello di Colette), è anche la dimostrazione che per scrivere la Recherche non basta conoscere tanta gente importante e non farsi scrupoli a metterla in ridicolo. Naturalmente non tocca a me offrirvene la ricetta, che del resto ignoro. So che per essere all’altezza del suo modello Capote avrebbe dovuto mettere in campo attitudini di cui era sprovvisto: un po’ di pietà, un afflato autentico nei confronti del prossimo, una comprensione capace di andare oltre un cinismo brillante e mondano”.

Dall’incipit di Preghiere esaudite:

“In qualche parte del mondo esiste una filosofa straordinaria che si chiama Florie Rotondo.
L’altro giorno mi sono imbattuto in una delle sue riflessioni, stampata da una rivista consacrata agli scritti degli scolaretti. Diceva: “Se potessi fare quel che voglio, andrei al centro del nostro pianeta, la Terra, a cercare uranio, rubini e oro. Cercherei anche i Mostri non rovinati. Poi mi trasferirei in campagna. Florie Rotondo, 8 anni”.
Florie, tesoro, io so cosa intendi dire, anche se tu non lo sai: come potresti a otto anni?”.

Dall’incipit di Alla ricerca del tempo perduto:

“A lungo, mi sono coricato di buonora. Qualche volta, appena spenta la candela, gli occhi mi si chiudevano così in fretta che non avevo il tempo di dire a me stesso: “Mi addormento”. E, mezz’ora più tardi, il pensiero che era tempo di cercar sonno mi svegliava; volevo posare il libro che credevo di avere ancora fra le mani, e soffiare sul lume; mentre dormivo non avevo smesso di riflettere sulle cose che poco prima stavo leggendo, ma le riflessioni avevano preso una piega un po’ particolare; mi sembrava d’essere io stesso quello di cui il libro si occupava: una chiesa, un quartetto, la rivalità di Francesco I e Carlo V.”