Raccontamene un’altra

Qual è il più grande atto d’amore di uno scrittore? Regalare storie. A seguire l’incipit di un racconto autobiografico di Colum McCann. Impossibile non restarne estasiati e non sentirsi parte di questa piccola meraviglia. Che è poi quella che ci porta a considerare più vicine le persone delle quali conosciamo solo le parole.

“Era il 1986. Avevo ventun anni. Era il mio secondo giorno in America e stavo esaminando un’antica macchina da scrivere Olivetti nera in un negozio dell’usato a Hyannis, Cape Cod. Il nastro era sfrangiato. Il suono del campanello al ritorno del carrello mi ricordava i vecchi tram. I martelletti dei tasti “c” e “o” erano curvati e colpivano il rullo solo in parte, al punto che quando digitai il mio nome mi parve strano, sdentato, capovolto. Avrei dovuto avere più giudizio, ma comprai la macchina da scrivere per cinquanta dollari e la portai in una stanzetta che avevo preso in affitto. Da un paio d’anni nutrivo il sogno di scrivere un romanzo. Avrei voluto inserirci un gigantesco rotolo di carta, alla Jack Kerouac, e su quello iniziare a scrivere. Ma carta del genere non la si trovava in giro, e così optai per dei normalissimi fogli A4. Era un sogno ridimensionato, ma che importava: avrei comunque scritto il mio romanzo”.

[…]

Non importa chi siamo e da dove veniamo: c’è sempre un bisogno profondo di raccontare una storia. Le storie sono la duratura convergenza umana. Possono essere divertenti, possono essere tristi, possono essere brutali o tenere, possono essere qualunque cosa tu desideri. E sono universali: sono sia mito sia espressione di sé, rimbalzanti in un’unica palla di linguaggio acutamente sentito. Aristotele diceva che tutte le cose cercano la loro origine. Lo scopo del raccontare una storia non è tanto la storia in sé, quanto ciò che la storia dice della tua anima. Sono giunto a credere che una cosa come la verità assoluta non esiste, ci sono, invece, delle storie… e qualunque sia la verità che ne deriva è il meglio che ci si possa aspettare, o almeno così dovrebbe essere.

Ecco perché – dopo aver portato una bicicletta da una parte all’altra di un continente – sono diventato un narratore, ed ecco perché, in definitiva, è ancora tutto ciò che voglio essere”.

Colum McCann