The artist is (not) present

L’ultima performance di Marina Abramovic a Londra non ha convinto la critica; il Guardian l’ha definita “una perversione insensata che ferisce gli occhi”. Sarà stata un’esagerazione giornalistica, tuttavia The Life lascia perplessi: il fine è quello di aprire un varco alla “mixed reality”, ovvero alla sovrapposizione tra reale e virtuale, ma gli esiti non sono all’altezza delle aspettative.

Alla presentazione i giornalisti sono stati fatti accomodare in una sala bianca e spoglia e hanno avuto un numero; mentre attendevano che l’Abramovic si palesasse hanno goduto di una sfilata di assistenti in camice bianco che rimandavano a un contesto ospedaliero o da penitenziario.

A un certo punto, dopo aver consegnato gli effetti personali,  sono stati invitati a indossare degli occhialoni e un assistente sussurrava loro delle istruzioni. Infine, ammessi in un’ultima sala, hanno guardato un ologramma dell’artista che vagava in abito rosso, per scomparire di tanto in tanto in una fosforescenza blu.

Forse non era poi così ironico il cartello che all’ingresso della Serpentine Gallery, volendo richiamare una precedente performance della Abramovic, recitava: “The artist is not present”.