Dalla Biblioteca Guarneriana al prosciutto di San Daniele DOP Citterio: viaggio alla scoperta di San Daniele del Friuli tra eccellenze culturali ed enogastronomiche

Un weekend d’estate all’insegna di cultura, arte e soprattutto del buon cibo. Un’esperienza immersiva nella caratteristica San Daniele del Friuli, perla della provincia di Udine, dove Citterio, storica azienda di salumi, produce nel suo stabilimento una delle più importanti eccellenze gastronomiche italiane, ovvero il prosciutto di San Daniele DOP, dalla classica forma a chitarra.

Per conoscere meglio e immergersi a pieno nelle atmosfere di San Daniele del Friuli, Citterio ha chiesto ad Angelo Floramo, consulente scientifico della Biblioteca Guarneriana, di illustrare la magia del borgo, dalla cultura alla storia, fino al mondo enogastronomico. “Il Friuli è sempre stato attraversato da vari popoli provenienti da diverse zone d’Europa che hanno dato alla gente del posto uno straordinario attaccamento alla terra – racconta – e San Daniele ha sempre dimostrato di essere realtà aperta, inclusiva e in grado di sperimentare”.

San Daniele è situato nel cuore del Friuli, in una posizione che da sempre ha avuto un’importanza strategica essendo circondato dalle Alpi e dalle Prealpi: è percorso dal Tagliamento e soprattutto usufruisce delle fresche brezze balsamiche della costa dell’Adriatico.

Dalla Chiesa di Sant’Antonio definita la “Cappella Sistina del Friuli”, al Duomo in stile barocco, il fiore all’occhiello di San Daniele del Friuli è sicuramente la Biblioteca Guarneriana, edificio simbolo della comunità e al tempo prima istituzione di pubblica lettura in regione e fra le prime in Italia. Venne fondata il 7 ottobre del 1466 quando Guarnerio dei Signori d’Artegna lasciava alla sua città la propria preziosa raccolta bibliografica composta da 173 codici.

“La biblioteca raccoglie oggi un patrimonio artistico di inestimabile valore con 12.000 libri antichi – afferma Floramo -. Parliamo per esempio di una Bibbia bizantina del XII secolo, Libri d’Ore realizzati con pergamena di vitello bianca oltre a una delle copie fiorentine più antiche della Divina Commedia risalente a fine ‘300 e inizio ‘400, fino a una sala lignea con ante segrete e testi “proibiti”. Ma nella biblioteca la cultura si interseca alla perfezione anche con il cibo, tanto che sono presenti diversi ricettari del XII secolo con trattati su alcune salse che si ritenevano aiutassero la digestione degli alimenti”.

Cultura e arte ma anche tradizioni, con l’usanza a San Daniele di allevare un maialino lasciandolo libero tra le vie del Paese, con la popolazione chiamata ad alimentarlo gratuitamente. Quando poi l’animale diventava grasso, le sue carni venivano distribuite ai poveri della comunità.

Un legame tra territorio e cibo che a San Daniele del Friuli, fin dai tempi antichi, è sempre stato indissolubile. Tutt’oggi le numerose osterie presenti permettono di assaggiare prodotti tipici, a filiera corta, dai salumi fino a formaggi e ai vini che consentono di riscoprire sapori e profumi esattamente come quelli di una volta.

Citterio è presente sul territorio con il suo stabilimento, dove i maestri salumai creano il prosciutto di San Daniele DOP Citterio, nel rispetto del disciplinare del Consorzio, solo coscia di suino italiano e sale marino, senza conservanti, seguendo la lavorazione tradizionale che prevede sale, freddo, lavatura, salatura e stagionatura. Un prodotto della tradizione italiana famoso in tutto il mondo, dalla caratteristica forma a chitarra, che solo a San Daniele del Friuli, grazie anche al suolo di origine morenica che interagisce con il clima, trova le condizioni ideali per la stagionatura, acquisendo il suo gusto unico, dolce e delicato.

“Per realizzare il nostro prosciutto di San Daniele DOP svolgiamo diversi passaggi, con una lavorazione trasmessa di generazione in generazione, utilizzando quei pochi mezzi che abbiamo a disposizione ovvero il sale, il freddo e le celle di stagionatura – afferma il responsabile dello stabilimento Citterio di San Daniele del Friuli – Importante la selezione delle materie prime e la lavorazione del prodotto: un’attenta selezione delle cosce, solo le migliori,  e una cura e passione in ogni fase del processo, tutto nel rispetto della tradizione italiana. Seguiamo i prosciutti uno ad uno, soprattutto nella prima fase della stagionatura, dove sono importanti tutti i sensi per valutare il prodotto. Inoltre, per riconoscere un buon prodotto, ci sono dei piccoli segreti, infatti i profumi si possono sentire infilando in determinati punti il famoso osso di cavallo, un’antica pratica che ancora oggi viene utilizzata”.

“A San Daniele del Friuli si è sempre scelto di utilizzare il sale, molto costoso, per impreziosire e conservare i prodotti, a differenza di altre realtà come la Carnia dove si prediligeva l’affumicatura – sottolinea il consulente scientifico della Biblioteca Guarneriana -. Il prosciutto famoso in tutto il mondo è dunque il risultato di diverse tecniche sviluppate nel corso degli anni e dalla nostra capacità di coltivare con passione tutto ciò che è artigianale riuscendo sempre a trasmetterlo di generazione in generazione”.

La nuova letteratura italiana delle scrittrici con background migratorio alla scuola Holden di Torino

Le loro storie si ambientano tra l’Italia e l’Europa ed esplorano la complessità̀ delle nostre società̀ sempre più multiculturali

Diversity leadership in letteratura è il workshop realizzato con la collaborazione del concorso Lingua Madre e di Nili, network italiano leader per l’inclusione, che servirà a conoscere una nuova generazione di scrittori e scrittrici multietnici.

Il 17 giugno 2022 alla scuola Holden di Torino si terrà la nuova tappa del progetto itinerante dedicato alle nuove generazioni di italiani con passato migratorio dal titolo “Diversity Leadership in letteratura”, in cui si parlerà del nuovo trend che sta emergendo. Una nuova generazione di scrittori e scrittrici con background migratorio. Molte di queste nuove voci emergenti del panorama letterario sono donne, le cui opere si focalizzano su temi dell’identità e la diversità. Il progetto Diversity leadership nasce dalla collaborazione tra l’associazione Nuove Radici aps, la testata NuoveRadici.world e il Consolato Generale degli Stati Uniti d’America di Milano ed è realizzato col patrocinio del Comune di Torino.

Le loro storie sono ambientate tra l’Italia e l’Europa ed esplorano la complessità̀ crescente delle nostre società̀ sempre più multiculturali dove pensieri, valori, tradizioni e modernità si mescolano. Nelle future generazioni, infatti, la diversità e l’inclusione sono destinati a crescere ed evolversi, grazie al mutare della contaminazione culturale. Sono tutti elementi e valori che fanno emergere anche all’interno del dibattito pubblico differenze, similitudini e diritti di una civiltà che guarda al futuro, innovandosi.

Il workshop di Torino sarà il momento ideale per far luce sulle forme narrative emergenti che mettono in primo piano la diversity attraverso differenti generi letterari. Storie intense che in questo periodo storico rispecchiano un contesto sociale in evoluzione dove le nuove generazioni di italiani si confrontano ed esprimono valori e idee con il coraggio di far emergere e sostenere le uguaglianze nelle diversità.

“Interpreti del multiculturalismo, con questi giovani e appassionati scrittori sta nascendo un nuovo linguaggio e una nuova narrazione che mette al centro temi cardini delle nuove generazioni: diversità e inclusione. Il workshop che si svolgerà presso la scuola Holden di Torino sarà un momento importante per mettere a confronto le voci delle autrici che a più mani stanno scrivendo il romanzo corale del nuovo mondo. I partecipanti potranno conoscere lo storytelling che oggi più che mai può ribaltare visioni stereotipate e far comprendere l’importanza del multiculturalismo”, spiega Cristina Giudici, direttrice della testata web Nuoveradici.world dedicata all’analisi e al racconto sulle migrazioni e sui nuovi cittadini italiani.

Tra le scrittrici presenti ci saranno:

 

  • Sabrina Efionayi, che ha cominciato a scrivere a 16 anni con lo pseudonimo di Sabrynex e ha appena pubblicato il romanzo Addio a domani (Einaudi), diventato un caso letterario
  • Yeniffer Lilibell Aliaga Chávez, autrice e illustratrice di racconti per bambini
  • Rajae El Jamaouiche lavora come mediatrice culturale e coltiva la passione per la traduzione cui vorrebbe dedicarsi in futuro (con Aspettando la primavera ha vinto il Premio Speciale Torino Film Festival della XVI edizione del Concorso letterario nazionale Lingua Madre)
  • Lala Hu, docente e ricercatrice di marketing all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, autrice nel 2020 del suo primo libro di narrativa, Semi di tè (People)
  • Natalia Marraffiniche dal 2019 insegna alle scuole superiori e nel 2020 ha esordito con il libro Off-line. Zona Rossa per Porto Seguro Editore e dal 2021 produce il suo podcast Confessioni di una millennial
  • Il poeta Mohamed Amine Bour, in arte Asterio che nel 2022 ha vinto con la poesia Alam Amal Dolore Speranzai il premio COSTRUZIONI FANTASTICHE.

 

“Le cittadine di origine straniera in questi testi non si limitano a scrivere solo storie di autofiction ispirate alle proprie esperienze. Questo tema è solo una delle possibilità che loro hanno a disposizione per raccontare e raccontarsi. Sappiamo tutti che le biografie delle donne sono spesso un racconto nel racconto ma vederlo solo così è limitante. Le loro storie mostrano una finestra sul mondo che tutti noi dobbiamo iniziare a esplorare. I generi letterali utilizzati sono svariati e vanno dalla commedia dell’assurdo alla fantascienza perché ogni storia ha un linguaggio proprio dove potersi immergere per viaggiare con la mente e non solo. Chi racconta, costruisce mondi, con l’intento di aprire le porte e mostrare le possibilità” commenta Daniela Finocchi, ideatrice e responsabile del Concorso Lingua Madre e partner del workshop diversity leadership nella letteratura.

Afferma infatti Sabrina Efionayi, autrice del romanzo Einaudi Addio, a Domani «Si devono raccontare storie che possano far sentire scomode le persone, perché quando sei scomodo decidi di alzarti e fare qualcosa. È importante riconoscere il diritto a noi ragazzi di seconda generazione non solo di parlare ma di farlo nel modo che riteniamo più giusto. Non dobbiamo permettere agli altri di parlare per noi, dobbiamo farlo in prima persona». Interverrà anche Federica Principi di Black Coffee Edizioni, casa editrice specializzata in letteratura e saggistica nordamericana. «Parte del progetto è la collana Americana, che riunisce un coro di voci – spaziando da quelle afroamericane a quelle native – per celebrare la complessità e provare a raccontare attraverso il sé la società statunitense di oggi, nella ferma convinzione che nell’essere diversi insieme nasca la collettività».

Jeokbyeokga, recital gratuito di musica tradizionale coreana al Teatro Dal Verme

Martedì 3 giugno al Teatro Dal Verme di Milano monodramma musicale Pansori ispirato all’epica battaglie delle scogliere rosse. Ingresso gratuito su prenotazione

L’evento, organizzato dal Consolato Generale della Repubblica di Corea a Milano, dall’agenzia Gukak in collaborazione con l’Associazione Musicisti Coreani in Italia e Spazio D, rappresenta un’occasione unica in Italia per assistere ad una delle cinque madang, ossia opere o storie, del Pansori.  L’opera Jeokbyeokga si ispira all’epica Battaglia delle Scogliere Rosse descritta nel Romanzo dei Tre Regni, una delle saghe storiche più celebri: un romanzo sugli eventi accaduti verso la fine della dinastia Han.

E’ un monodramma in stile operistico che mette in scena sentimenti come gioia, rabbia, sofferenza e felicità, in una performance che si articola tra canto e musica, lamento e melodia, sulla base di una partitura solo orale, tramandata da maestro ad allievo.

Lo spettacolo è interpretato dalla cantante Jungmin KIM, una delle massime espressioni del Pansori accompagnata dal virtuoso gosu, maestro, Kwangsu Choi.

Il Pansori è un genere di musica in cui viene raccontata una storia tramite la performance di una cantante e di un percussionista; questa tradizione è caratterizzata dal canto espressivo, i dialoghi stilizzati ed un repertorio di gesti e narrative che abbracciano sia la cultura popolare che quella elitaria.

Il Pansori è una delle più importanti forme di musica coreana che è stata classificata come proprietà culturale intangibile nazionale dal governo coreano e nominata Patrimonio Culturale Immateriale dell’UNESCO dal 2003. Il termine Pansori deriva dall’unione del termine pan che significa luogo dove molte persone si riuniscono e sori, suono della natura”.

 

Lo spettacolo  gratuito si svolgerà al Teatro Dal Verme  in Via san Giovanni sul Muro, 3  martedì  3 giugno alle ore 19:30. Per l’accesso allo spettacolo, nel rispetto delle norme anti Covid, è necessaria la prenotazione: http://www.eventi.today/2022-corea-jeokbyeokga-pansori

Visto che l’ingresso è gratuito, e non c’è la certezza che tutte le persone registrate vengano poi effettivamente all’evento, in caso di esaurimento posti consigliamo comunque di presentarsi in teatro la sera stessa e verificare se c’è ancore la possibilità di assistere allo spettacolo.

7 Maggio ore 18 al Teatro Menotti spettacolo gratuito di danza, canto e musica delle tradizione coreana

Per la prima volta in Italia l’esibizione degli allievi della prestigiosa National Middle School of Traditional Korean Arts nel teatro milanese

 

Un evento, organizzato dal Consolato Generale della Repubblica di Corea a Milano in collaborazione con l’Associazione Musicisti Coreani in Italia, che vedrà esibirsi per la prima volta in Italia i giovani artisti spettacolo della prestigiosa National Middle School of Traditional Korean Arts. Una scuola d’eccellenza coreana che raccoglie  migliori talenti nel campo della danza, del canto e della musica che con il loro impegno e passione sono riusciti ad accedere ai prestigiosi corsi di questa scuola dopo un selettivo processo di selezione.

 

L’evento gratuito si svolgerà al Teatro Menotti di Milano (Via Ciro Menotti, 11) sabato 7 maggio alle ore 18:00 Per l’accesso allo spettacolo, nel rispetto delle norma anti Covid, è necessaria la prenotazione, ma visto che si tratta di uno spettacolo gratuito e non c’è la sicurezza che tutte le persone registrate vengano all’evento, sarà possibile comunque presentarsi in teatro la sera stessa e – in caso di posti disponibili – assistere allo spettacolo

 

ingresso gratuito previa prenotazione http://www.eventi.today/2022-korea-arirang

 

“Questo evento – dice Kang Hyung-Shik Console Generale delle Repubblica di Corea vuole essere uno spettacolo attraverso il quale trasmettere al pubblico italiano e alla comunità coreana residente a Milano, l’entusiasmo di questi giovani artisti che custodiscono ed ereditano le tradizioni coreane. Speriamo sinceramente che questo spettacolo sia l’occasione per molti italiani e coreani di condividere emozioni e gioia attraverso la nostra cultura tradizionale. Mi auguro che l’esibizione italiana dell’Arirang Art Troupe possa contribuire all’amicizia e al rafforzamento della cooperazione tra la Corea e l’Italia.

 

 

“La National Middle School of Traditional Korean Arts – ha dichiarato Wang Ki-cheol Preside della scuola – è stata istituita nel 1960 per l’insegnamento delle arti tradizionali con

l’obiettivo di formare i migliori allievi unendo creatività e professionalità, e ha assunto un ruolo guida nella promozione dell’orgoglio dell’arte nazionale coreana e dell’Hallyu, o Korean wave, nel mondo globalizzato di oggi. L’Arirang Art Troupe, composta dai migliori talenti scelti attraverso un processo selettivo di selezione annuale, è stata fondata nel 2010 per promuovere giovani artisti con abilità e carattere. E con questo spirito che l’Arirang Art Troupe partecipa a scambi culturali internazionali per promuovere l’eccellenza delle arti tradizionali coreane”.

 

Secondo Davide HS Kil  – Presidente dell’Associazione Musicisti Coreani in Italia  – “Attraverso questa performance si incontra la sinergia tra tradizione e modernità: tradizione non significa passato. E musica tradizionale non significa musica antica.

Al contrario, tutto questo suggerisce una direzione che non dovrebbe essere dimenticata per coloro che vivono in quest’epoca”.

Dall’Europa dell’Est la nuova voce della generazione Z «we´re friends, right?» è il nuovo singolo di Karin Ann Il video dell’artista paladina dei diritti Lgbt diretto dal regista dei Måneskin

Un nuovo singolo potente e un video girato dal regista di fiducia dei Måneskin per Karin Ann. L’idolo della Generazione Z dall’Est Europa è pronta a conquistare anche il nostro Paese. Il brano s’intitola «we´re friends, right?» e sarà presente in tutti i digital stores da venerdì 26 novembre. La star emergente, nata 19 anni fa in Slovacchia, è venuta a Roma per girare il videoclip, affidandosi al talento visivo del regista Simone Bozzelli che per i Måneskin ha girato il video provocatorio di “I wanna be your slave”.

Per la giovane artista – fiera sostenitrice dei diritti umani e LGBT – solo collaborazioni di primo livello. Oltre alla clip diretta da Simone Bozzelli (vincitore nel 2020 della Settimana internazionale della critica di Venezia col corto J’Ador), la produzione del nuovo singolo «we´re friends, right?» è affidata alle mani sapienti del mitico Chris Lord Alge (che ha collaborato anche con Green Day, Muse, Caparezza). Phil X, chitarrista di Bon Jovi, è lo special guest che dà un tocco rock al pezzo. Per l’oufit e lo style del video si è affidata ad Ann Marie Hoang, stilista che collabora con i più grandi nomi di Hollywood.

Il nuovo progetto musicale si inserisce in un annus mirabilis. A maggio Karin Ann ha vinto il “Munich Music Video Awards” con il video del suo pezzo “babyboy” tratto dall’Ep di debutto “lonely together”. Lo scorso luglio, la giovane cantante si è esibita con quel brano sulla televisione nazionale polacca mostrando di fronte alle telecamere una bandiera arcobaleno. Nei suoi testi tocca un vasto numero di argomenti come la parità di genere, la vita e la tossicità di certi amori e la salute mentale. Argomenti avversi alla Slovacchia conservatrice. Per la sua attenzione ai diritti umani e LGBT a fine agosto è stata scelta da Spotify per la campagna Equal Global come testimonial: il suo singolo è stato inserito sulla playlist editorial e la sua gigantografia è apparsa sul billboard di Times Square a New York City (è la prima volta per una slovacca). Il New York Times la descrive come la voce della Generazione Z. A settembre, in occasione degli Zebrik Awards a Praga, ha vinto l’Award nella categoria “Scoperta dell’anno“. È insomma un astro in ascesa: secondo il quotidiano tedesco Bild, Billie Eilish dovrebbe iniziare a preoccuparsi per l’arrivo sulle scene di Karin Ann…

«we´re friends, right?», il nuovo singolo di Karin Ann

Un nuovo singolo potente e un video girato dal regista di fiducia dei Måneskin per Karin Ann. L’idolo della Generazione Z dall’Est Europa è pronta a conquistare anche il nostro Paese. Il brano s’intitola «we´re friends, right?» e sarà presente in tutti i digital stores da venerdì 26 novembre. La star emergente, nata 19 anni fa in Slovacchia, è venuta a Roma per girare il videoclip, affidandosi al talento visivo del regista Simone Bozzelli che per i Måneskin ha girato il video provocatorio di “I wanna be your slave”.

Per la giovane artista – fiera sostenitrice dei diritti umani e LGBT – solo collaborazioni di primo livello. Oltre alla clip diretta da Bozzelli (vincitore nel 2020 della Settimana internazionale della critica di Venezia col corto J’Ador), la produzione del nuovo singolo «we´re friends, right?» è affidata alle mani sapienti del mitico Chris Lord Alge (che ha collaborato anche con Green Day, Muse, Caparezza). Phil X, chitarrista di Bon Jovi, è lo special guest che dà un tocco rock al pezzo. Per l’oufit e lo style del video si è affidata ad Ann Marie Hoang, stilista che collabora con i più grandi nomi di Hollywood.

Il nuovo progetto musicale si inserisce in un annus mirabilis. A maggio Karin Ann ha vinto il “Munich Music Video Awards” con il video del suo pezzo “babyboy” tratto dall’Ep di debutto “lonely together”. Lo scorso luglio, la giovane cantante si è esibita con quel brano sulla televisione nazionale polacca mostrando di fronte alle telecamere una bandiera arcobaleno. Nei suoi testi tocca un vasto numero di argomenti come la parità di genere, la vita e la tossicità di certi amori e la salute mentale. Argomenti avversi alla Slovacchia conservatrice. Per la sua attenzione ai diritti umani e LGBT a fine agosto è stata scelta da Spotify per la campagna Equal Global come testimonial: il suo singolo è stato inserito sulla playlist editorial e la sua gigantografia è apparsa sul billboard di Times Square a New York City (è la prima volta per una slovacca). Il New York Times la descrive come la voce della Generazione Z. A settembre, in occasione degli Zebrik Awards a Praga, ha vinto l’Award nella categoria “Scoperta dell’anno“. È insomma un astro in ascesa: secondo il quotidiano tedesco Bild, Billie Eilish dovrebbe iniziare a preoccuparsi per l’arrivo sulle scene di Karin Ann…

Karin Ann l’idolo della Generazione Z dell’Est Europa scelta da Spotify per la campagna internazionale Equal Global come testimonial diritti umani e LGBT nelle sue canzoni contro i regimi reazionari

La prestigiosa testata tedesca BILD ha detto che Billie Eilish dovrebbe iniziare a preoccuparsi dell’arrivo sulle scene di Karina Ann

Spotify l‘ha scelta come testimonial per la sua campagna internazionale

 “Equal campaign” …

così la gigantografia della sua foto è stata utilizzata in Time Square, NYC

 per il lancio della campagna

 

Ora si appresta a realizzare un nuovo video per “We’re friends, right?”

E ha deciso di girare il clip a Roma, avvalendosi del videomaker

di fiducia dei Maneskin

 

Il brano è stato prodotto dal mitico Chris Lord Alge

Phil X, chitarrista di Bon Jovi, è lo strepitoso special guest che dà un tocco rock

al pezzo

E come sempre, per l’oufit e lo style del video si avvarrà della famosissima Ann Marie Hoang, tra le stylist più apprezzate al momento a Hollywood

 

 

INTRODUZIONE ALL’ARTISTA

Karin Ann giovane cantante di origine slovacca nonché modello della generazione Z, promotrice dei diritti umani e LGBT, arriva in Italia, a Roma, per registrare il suo nuovo videoclip con il famoso regista Simone Bozzelli, vincitore della Settimana Internazionale della Critica a Venezia 2020 con il corto J’ador.

 

 

La 19enne è divenuta celebre per aver vinto la categoria “Scoperta dell’anno” allo Zebrik Awards a Praga. La cantante descrive la sua musica come “trap alternativa” toccando un’ampia gamma di temi come la parità di genere, la vita e la tossicità dell’amore e la salute mentale. Argomenti avversi alla Slovacchia conservatrice.

Karin Ann per la sua straordinaria voce è considerata la nuova Billie Eilish dell’Est Europa. Alcuni dei suoi singoli più popolari sono ‘Midnight calls’, ‘Reflection’, ‘I yearn for agony’ e ‘3AM’.

Da sempre grande amante della musica, ha scritto la sua prima canzone all’età di soli 14 anni, ha continuato a lavorare alle sue creazioni finché il famoso produttore Tomi Popovič non l’ha notata.

Paladina dei diritti umani e LGBT, lo scorso luglio, la giovane cantante ha portato la celebre canzone Babyboy in onda sulla televisione nazionale polacca sollecitando la difesa dei diritti LGBTQ a cui dedicò la canzone. Durante l’esibizione ha tirato fuori dalla tasca, in segno di uguaglianza, una bandiera arcobaleno e l’ha mostrata alla telecamera.

Karin Ann è stata la prima slovacca ad apparire sul Billboard a Times Square a New York City per la promozione del suo singolo “In company”.

Il New York Times ha descritto la cantante come la voce della Generazione Z nella Repubblica Ceca e in Slovacchia.

Il suo ultimo singolo è stato inserito nella playlist Equal Global di Spotify insieme ad altrettante note artisti, celebrando in questo modo le cantanti di tutto il mondo.

Karin ha affermato: “Sono contenta che la mia musica possa raggiungere altre persone in questo modo e che possa aiutarle a identificarsi con ciò che canto”.

La First Lady della Corea del Sud all’Accademia di Belle Arti di Roma, unico luogo in Italia dove si produce la carta di gelso, Hanji

La first lady della Corea del Sud, Kim Jung-sook, moglie del presidente Moon Jae-in in Italia per il G20, ha incontrato sabato 30 ottobre gli studenti, la direttrice e i professori dell’Accademia di Belle Arti di Roma, unico luogo in Italia dove si produce la carta coreana di gelso, l’hanji, cui si restaurano i libri antichi.

L’Hanji è una carta particolare, realizzata a mano lavorando la corteccia del Dak (il gelso coreano) senza nessun composto chimico, caratterizzata da una elevata durata nel tempo e per questo utilizzata nel restauro di libri e documenti antichi da realtà come il Vaticano, il Museo del Louvre el’Istituto Centrale per il Restauro.

La visita della First Lady coreana è stata l’occasione per una dimostrazione dal vivo da parte degli studenti dell’Accademia della lavorazione di questa carta, un evento unico, in quanto l’Hanji non èprodotta al di fuori dei confini coreani. La strumentazione per realizzarla è stata donata infatti negli scorsi anni dall’Ambasciata della Repubblica di Corea e utilizzata per creareanche diverse operedi arte contemporanea da parte degli stessi studenti.

Kim Jung-sook ha inoltre incontrato una delegazione di studiosi e professionisti italiani dell’Hanji, che hanno illustrato come la carta Hanjisia utile per allungare la vita di documenti e libri grazie alle caratteristiche uniche che la contraddistinguono, mentre un maestro dell’arte Hanji ha a sua volta raccontato i segreti di questa carta.

In Corea questo materiale viene utilizzato, oltre che per la scrittura e la pittura, anche per le porte e le finestre delle case sfruttando le caratteristiche isolanti della carta, ma che permette alla luce di filtrare. È possibile trasformarla in spaghi e corde, laccarla, olearla così da trasformarla in oggetti, come scatole, statue del Budda e anche vestiti.

L’hanji è stato protagonista della mostra “Hanji – Viaggio nei territori della carta” dove gli studenti dell’Accademia di Belle Artihanno applicato all’arte contemporanea aprendo un dialogo mai sperimentato prima: il pensiero occidentale applicato alla metodologia tecnica orientale, per  una sintesi poetica tra le due culture.

Il filo spinato della Zona Demilitarizzata tra Corea del Sud e del Nord rinasce con la “Croce della Pace” in una mostra a Roma in occasione del G20

L’esposizione dal titolo “Il Filo Spinato diventa simbolo di Pace”, è organizzata da Ministero dell’Unificazione della Repubblica di Corea e sarà aperta al pubblico gratuitamente fino al 7 novembre nella Chiesa di Sant’Ignazio da Loyola

Il Ministero dell’Unificazione della Repubblica di Corea apre oggi a Roma la mostra “Il Filo Spinato che diventa Simbolo di Pace”, in occasione del vertice finale del G20 dei Capi di Stato e di Governo. L’esposizione si può visitare fino al 7 novembre gratuitamente nella Chiesa di Sant’Ignazio da Loyola in Campo Marzio.

– La mostra vuole sottolineare il valore e l’importanza della Pace nella Penisola Coreana ricordando i 68 anni vissuti dalla Corea del Sud e del Nord divisi dai reticolati di filo spinato della Zona Demilitarizzata (DMZ ovvero la striscia di terra che attraversa la Penisola Coreana che funge da zona cuscinetto tra la Corea del Sud e la Corea del Nord) a seguito della stipula dell’Accordo di Armistizio Coreano nel 1953.

– I visitatori della mostra potranno ammirare “La Croce della Pace”, un’installazione di 136 croci realizzate fondendo il filo spinato della DMZ, e potranno consultare materiali e documenti video sia sulla Zona Demilitarizzata Coreana sia sulla creazione dell’opera e del suo significato.

– “Il Filo Spinato che diventa Simbolo di Pace” è un’opera ideata e realizzata dal professor Kwon Daehun, docente di scultura presso la Seoul National University. Per il suo allestimento si è avvalso della collaborazione della professoressa Son Hyeon Sook, ex docente all’Accademia di Belle Arti di Roma.

– Attraverso questa mostra si vuole destare l’interesse di tutto il mondo, cercando di sensibilizzare sulla necessità di portare la pace permanente nella Penisola Coreana.

–  Il video appena citato e altro materiale sulla mostra verrà messo a disposizione sul sito web e il canale YouTube del Ministero dell’Unificazione “UniTV”.

※ Link del canale YouTube del Ministero dell’Unificazione “UniTV” https://www.youtube.com/c/UNITV통일부

Per informazioni

Encanto public relations- tel. 02 66983707

Veronica Carminati – cell. 334 3782823 – Veronica.carminati@encantopr.it

Ultimi giorni per partecipare a “Trova la Corea”, il concorso per gli instagrammer italiani dell’Istituto Culturale Coreano

Siamo circondati dalla Corea sotto forma di oggetti, alimenti e persone. Il concorso “Trova la Corea” dell’Istituto Culturale Coreano premia i post più creativi con buoni acquisto di Amazon

 

 

Parte il concorso “Trova la Corea” dedicato a tutti gli ‘instagrammer’ d’Italia. Dal 15 al 29 settembre sarà possibile partecipare pubblicando una fotografia sul proprio account Instagram che abbia come soggetto la “Corea”.

 

Obiettivo di questo concorso è far scoprire di quanta Corea siamo circondati. In Italia, negli ultimi anni, l’interesse per questo Paese asiatico è andato in crescendo: sono aumentate le importazioni di beni in settori come elettronica, automobili, cosmetici e alimentari. Noodles istantanei provenienti dalla Corea si trovano sempre più spesso nei negozi, molti italiani hanno imparato ad apprezzare il kimchi e altre salse fermentate, il numero di ristoranti coreani è aumentato e nelle grandi città è facile trovarli. Negli anni pre-pandemia la Corea era diventata una meta turistica, un interesse ricambiato dall’arrivo in Italia di molti coreani. Con la fine dell’emergenza sanitaria si spera di tornare a viaggiare liberamente per scoprire in loco le bellezze di questo Paese asiatico.

 

Per partecipare al concorso “Trova la Corea” e provare a vincere un buono d’acquisto Amazon è semplice: basta possedere un account Instagram, avere fantasia e spirito d’osservazione. Guardarsi attorno e cercare un oggetto, una persona, una situazione legata alla Corea in Italia. Fotografarla, pubblicarla sul proprio profilo e mettere l’hashtag #trovacorea e il tag @istitutoculturalecoreano. Naturalmente bisognerà spiegare perché si è scelto proprio quel soggetto. L’Istituto Culturale Coreano valuterà ogni immagine e sceglierà i post più originali e creativi.

 

Durata

 

Dal 15 al 29 settembre 2021

 

Premi

 

  • Primo classificato: Buono Amazon 400 euro
  • Secondo classificato: Buono Amazon 200 euro
  • Terzo classificato: Buono Amazon 100 euro
  • Premio ‘Trovatore’ (6 persone): Buono Amazon 50 euro

 

 Encanto public relations – tel. 02 66983707

 Veronica Carminati – cell. 334 3782823 – veronica.carminati@encantopr.it