Creare valore attraverso la transizione energetica, la scommessa di Plenitude

Neutralità carbonica per il 2040 e 15 GW di rinnovabili entro questo decennio: la bussola per la transizione della controllata di Eni

Rinnovabili, efficientamento energetico, mobilità elettrica. L’attenzione all’impatto su società e ambiente coniugato con il profitto. E la promozione di una nuova cultura dell’energia. Sono i punti cardinali del modello integrato di business di Plenitude, nata lo scorso marzo dal rebranding di Eni gas e luce, società che, nel 2021, è stata la prima grande azienda italiana del settore dell’energia ad aggiornare il proprio statuto sociale diventando Società Benefit.
Una forma societaria che permette a Plenitude di abbracciare in modo nuovo e integrato la dimensione sociale e ambientale. Creare valore condiviso non è un qualcosa di cui devono beneficiare solo gli stakeholder, ma anche la collettività, il tessuto sociale e gli ecosistemi. Rendendo disponibili soluzioni tecnologiche eque e accessibili che migliorano la qualità della vita delle persone mentre ne diminuiscono l’impronta carbonica.
In questa chiave, Plenitude prosegue lungo la strategia di acquisizioni importanti per allargare il suo portafoglio di progetti di energia sostenibile. L’ultimo passo risale ai primi di dicembre con la firma di un accordo per l’acquisizione del 100% di PLT, grazie al quale l’azienda inserisce in portafoglio più di 400 MW di asset rinnovabili nel Belpaese.
Con gli asset di PLT, Plenitude supererà i 2 GW di capacità installata da rinnovabili. E si tiene in linea per raggiungere l’obiettivo di arrivare a più di 6 GW entro il 2025 per poi salire a 15 GW nel 2030. Più del 20% della nuova capacità rinnovabile di cui l’Italia si deve dotare entro fine decennio, secondo le stime di Terna e Snam, per centrare gli obiettivi del pacchetto europeo Fit for 55.
Entro il 2040, la capacità di produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili derivante da impianti proprietari consentirà a Plenitude di coprire l’intero fabbisogno di energia elettrica della base di clienti. Per ora, a fine 2021, dei 7,6 TWh di energia fornita in Italia, 3 TWh sono energia elettrica certificata. Gli impianti di proprietà, sempre l’anno scorso, hanno generato 944 GWh di energia da fonti rinnovabili, il triplo del 2020.
Il modello integrato di business portato avanti da Plenitude poggia su 3 pilastri fondamentali: la produzione di energie da fonti rinnovabili, i servizi energetici e la mobilità elettrica.
Attraverso la controllata Be Charge, l’azienda possiede una rete di oltre 12.000 punti di ricarica su suolo pubblico. Rete che mira a espandere, triplicandola, per arrivare a 30.000 colonnine entro il 2025 in tutta Europa. Sul fronte dell’efficienza, l’azienda punta sulla riqualificazione energetica di edifici e impianti produttivi. Con gli energy performance contract (EPC) fornisce analisi energetiche dei siti e individua soluzioni per l’efficientamento degli impianti per PMI e grandi imprese, offerta che si affianca a quella per il segmento residenziale. Il passo seguente saranno le comunità energetiche e l’autoconsumo collettivo.
Nell’ambito delle iniziative di sostenibilità la società si è impegnata a raggiungere il target di emissioni nette pari a zero entro il 2040, fornendo il 100% di energia decarbonizzata a tutti i clienti. In parallelo all’impegno contro le emissioni corre quello per rendere più sostenibile la catena di approvvigionamento sotto il profilo ambientale e sociale.
Link https://www.rinnovabili.it/energia/plenitude-creare-valore-transizione-energetica/

Ecco Insieme 2025, il nuovo Piano Industriale di SACE

L’impegno del Gruppo SACE per il futuro delle imprese italiane cresce nel segno della sostenibilità. Previsti 111 miliardi di euro in tre anni tra investimenti sostenuti, progetti supportati e liquidità garantita e un nuovo modello di business con al centro le PMI

Si chiama INSIEME 2025 ed è il nuovo Piano industriale di SACE, la società assicurativo-finanziaria italiana controllata dal Ministero dell’Economia, che da oltre 40 anni supporta il comparto produttivo italiano. Il documento nasce con l’obiettivo di guidare le scelte strategiche del Gruppo nel triennio 2023-2025 rafforzando ulteriormente il filo rosso che unisce competitività, innovazione e sostenibilità. E fornendo nuova resilienza al tessuto economico nazionale per creare valore duraturo per il Paese.

Un percorso che passa da una sostanziale evoluzione del modello di business e che ha fissato importanti target numerici. Nei prossimi tre anni, infatti, l’impegno di SACE per le imprese si rifletterà in 111 miliardi di euro di investimenti sostenuti, progetti supportati e liquidità garantita, puntando a servire fino 65.000 PMI. Abbracciando, come sempre, sia il mercato domestico e che l’export.

Non si tratta solo di quantità. INSIEME 2025 guarda soprattutto alla qualità. Ecco perché SACE continuerà ad aiutare le imprese italiane sia diversificare i mercati di riferimento, sia a mettere in sicurezza la catena di fornitura, migliorando il posizionamento nelle supply chain dei grandi contractor internazionali.

La sostenibilità sarà il principio fondante dell’azione. Nel dettaglio il Piano Industriale 2023-2025 introduce valutazioni e misurazioni di impatto ESG (Environmental, Social, Governance) in tutte le decisioni e i processi aziendali, congiuntamente ad un approccio più premiante verso settori e geografie virtuose. L’obiettivo è accelerare l’evoluzione sostenibile delle imprese, coinvolgendo ovviamente anche la gestione interna dell’azienda, con un’attenzione al benessere della comunità (dal work life balance, alla diversity&inclusion) e agli impatti socio-ambientali connessi al lavoro (dal risparmio energetico al mobility management).
“Immaginiamo e realizzeremo un Gruppo SACE riconosciuto in Italia e all’estero per il suo impatto concreto allo sviluppo sostenibile non solo delle imprese italiane, ma anche dei mercati in cui opera”, spiega Alessandra Ricci, Amministratore Delegato di SACE.

La competitività e la resilienza del sistema Paese non possono prescindere dall’innovazione. Non a caso INSIEME 2025 trova nella tecnologia la chiave abilitante di una crescita capace di coniugare efficienza e sostenibilità. Nel dettaglio, il Gruppo SACE si focalizzerà nello sviluppo di soluzioni e applicativi per migliorare la consapevolezza e la fruizione di prodotti e servizi, e rendere più efficienti i processi interni, basandosi anche su tecnologie avanzate basate sulla blockchain e l’intelligenza artificiale. Un’innovazione pensata su misura per le imprese e portata avanti in logica di partnership e co-progettazione.
Con una particolare attenzione alle piccole e medie imprese. Il Gruppo punta non solo a raddoppiare il numero di PMI servite nei prossimi tre anni ma anche a coinvolgerle in un innovativo ecosistema digitale: una piattaforma aperta e partecipata, costruita sulla loro esperienza utente, che consentirà l’accesso a prodotti, servizi e tutti gli strumenti di Business Promotion firmati SACE. Comprese nuove opportunità commerciali con iniziative di business matching, accompagnamento e formazione.
“E raggiungeremo tutto questo – aggiunge Ricci – grazie a una squadra unita, ricca di talento e competenze, alla ricerca di un’innovazione continua a supporto del Paese, insieme all’ascolto e al dialogo costante con le aziende, di cui vogliamo essere i partner indispensabili”.

Link: https://www.sace.it/chi-siamo/la-strategia
KW: Insieme 2025

Nuovi traguardi per l’efficienza con motori senza magneti SynRM di ABB

I motori a riluttanza sincrona SynRM di ABB, grazie a un’efficienza energetica di livello “ultra-premium”, offrono la soluzione migliore per far fronte alla crescente necessità di risparmio energetico

Nei prossimi anni diventerà fondamentale aggiornare il parco motori elettrici dell’industria e trovare soluzioni sempre più efficienti e funzionali, senza rinunciare alle prestazioni. Una delle novità più significative in questo ambito è il motore sincrono a riluttanza, abbinato a un azionamento a velocità variabile (Vsd). Questa tecnologia offerta da ABB permette di sostituire direttamente i motori a induzione di classi energetiche più basse, come gli IE3, arrivando a ridurre le perdite di energia del 40%.

Sviluppato dagli ingegneri di ABB dapprima per pompe e ventilatori, il motore ad alta efficienza denominato SynRM è stato lanciato nel 2011 con una classe di efficienza IE4. Nel 2019 ABB introduce poi il motore IE5 SynRM con efficienza “ultra-premium”, un livello ancora più elevato. Ma cosa rende SynRM una delle soluzioni migliori per far fronte ai costi in bolletta sempre più salati del settore produttivo? La tecnologia sincrona a riluttanza non impiega magneti o avvolgimenti nel rotore e per questa ragione non è soggetta a perdite di potenza. La manutenzione è semplice come quella dei motori a induzione, a fronte di prestazioni da motore a magneti permanenti. L’International Electrotechnical Commission- IEC certifica (IEC 60034-30-1 e IEC TS 60034-30-2) emissioni di CO2 molto più contenute rispetto a motori a induzione IE3. L’aspetto forse più interessante è che un motore IE5 SynRM ha le stesse dimensioni del suo parente più “tradizionale” a induzione IE2, rendendo ancora più agevole la sostituzione di un dispositivo a induzione esistente, senza nessuna necessità di modifiche meccaniche.

Risultato? Con i motori SynRM in classe di efficienza IE5 ultra-premium di ABB si riducono le perdite di energia fino al 40% secondo le stime di IEC e si aumenta l’affidabilità del sistema nel suo insieme: a parità di prestazioni con i motori tradizionali, le temperature dell’avvolgimento e dei cuscinetti arrivano a ridursi anche di 30 e 15°C rispettivamente. Un fattore fondamentale, visto che oltre il 70% dei guasti imprevisti ai motori avviene a causa di cedimenti in corrispondenza di questi due componenti. Sostituire un motore di efficienza IE3 con un pacchetto motore IE5 SynRM accoppiato ad azionamento a velocità variabile riduce i consumi energetici e abbassa significativamente i costi associati.

Nel ciclo vita di un sistema di pompaggio a controllo meccanico, infatti, stando ai dati del Dipartimento dell’Energia USA, solo il 3% dei costi è dovuto all’acquisto, l’1% alla manutenzione, mentre il restante 96% è assorbito dall’energia necessaria ad alimentarlo. In altre parole, i risparmi di energia durante il funzionamento ripagano ampiamente la spesa per la sostituzione del motore tradizionale inefficiente.

Industria, servizi di pubblica utilità, residenziale: i motori sincroni a riluttanza magnetica se abbinati ad azionamenti a velocità variabile offrono la più alta efficienza possibile, garantendo prestazioni IE5. Il vantaggio dell’impiego di un azionamento è che, così facendo, vengono regolate la frequenza e la tensione dell’elettricità fornite al motore (discorso valido anche per quelli tradizionali a induzione), consentendo di variarne coppia e velocità. Ciò permetterà al motore di girare alla velocità ottimale richiesta dall’applicazione, non sprecando energia. I risparmi potenziali sono enormi: con la sola aggiunta di un Vsd a sistemi a velocità fissa si possono ottenere risparmi energetici fino al 25% grazie all’aumento dell’efficienza del processo.

 

 

link: https://www.rinnovabili.it/energia/efficienza-energetica/motori-sincroni-riluttanza-synrm-azionamenti-abb/

Gestione RAEE fotovoltaici, cosa è il Trust e come funziona

Come funziona la garanzia finanziaria per la gestione del fine vita dei moduli solari incentivati? Come evitare le trattenute del GSE? Cosa sono i Trust (o fondi fiduciari) e quali vantaggi comportano per i soggetti responsabili?

 

 

In Italia, dal 2014 la normativa segue e accompagna il fine vita dei moduli fotovoltaici, assicurando un percorso in linea con i dettami dell’economia circolare. Oggi, come per tutti i rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche, anche i RAEE fotovoltaici sono legati al versamento, da parte del produttore, di un contributo ambientale, e cioè di una quota a copertura dei costi attività di ritiro, trasporto, trattamento e riciclo dei rifiuti. Ciononostante, per gli oltre 80 milioni di moduli fotovoltaici incentivati in Conto Energia e installati prima del 2014 (ossia prima che il fotovoltaico entrasse nel perimetro della disciplina sui RAEE e della responsabilità estesa del produttore), non era previsto essenzialmente alcun contributo ambientale da parte del produttore. O, dove presente, era completamente insufficiente e irrisorio. Per ovviare al problema, il legislatore ha previsto una garanzia finanziaria che oggi viene trattenuta dal Gestore dei Servizi Energetici (GSE) direttamente dagli incentivi erogati ai Soggetti Responsabili dell’impianto. Dal 2020, tuttavia, esiste un’alternativa per evitare tale trattenuta: versare la quota direttamente nel Trust di un sistema collettivo riconosciuto.

 

Il Trust è uno strumento finanziario che ha come caratteristica principale quella di tutelare il patrimonio in esso trasferito. E risponde a requisiti ben precisi: è impignorabile, rendicontabile, e le quote di garanzia finanziaria versate devono essere sotto il diretto controllo del Trustee, che ne prende in carico titolarità e gestione. Come stabilito a luglio 2022 dalle Istruzioni Operative del GSE, la quota di garanzia finanziaria da versare è stata fissata a 10€/modulo, a copertura dei costi amministrativi del Trust e dei servizi di ritiro, trasporto e trattamento-riciclo offerti dal sistema collettivo prescelto.

 

A chi affidarsi con sicurezza senza temere di incappare in errori burocratici o meccanismi poco chiari? In risposta arriva Eco-PV, il primo sistema collettivo italiano specifico per la gestione e il riciclo di moduli fotovoltaici e idoneo all’immobilizzo nel proprio Trust sia della garanzia finanziaria versata dai proprietari di impianti incentivati, sia del contributo ambientale dovuto dai produttori di moduli.

L’importo depositato nel Trust può essere usato esclusivamente per finanziare le operazioni di ritiro, trasporto e trattamento dei moduli fotovoltaici garantiti. Si tratta a tutti gli effetti di una “cassaforte trasparente” controllata e indipendente da qualsiasi vicissitudine societaria, ma soprattutto sicura. Le quote di garanzia finanziaria depositate sono infatti sottoposte a un doppio controllo: alla figura del Trustee, la persona esterna che gestisce il trasferimento degli importi versati, si associa quella del Garante nominato da Eco-PV e che, nell’interesse del Soggetto Responsabile, verifica il regolare esercizio delle funzioni del primo. L’importo versato nel trust per ciascun modulo viene inoltre associato al numero di serie identificativo dello stesso, e viene attestato da un certificato di versamento.

Trasparenza e tracciabilità caratterizzano il quotidiano lavoro di Eco-PV che, per facilitare l’iter di adesione e di versamento, ha messo a disposizione dei Soggetti Responsabili anche un sito internet (www.trusteco-pv.com) gratuito. Accedendo alla propria area dedicata, è possibile registrare i moduli costitutivi dell’impianto e accantonare per ciascuno di essi la quota di garanzia prevista.

Eco-PV, dunque, si fa carico di ogni responsabilità operativa e burocratica sulla gestione del fine vita dei moduli fotovoltaici garantiti, provvedendo anche alla compilazione della documentazione necessaria. In questo modo il Soggetto Responsabile viene esonerato da qualsiasi onere nei confronti del GSE e dal rischio di eventuali trasgressioni della normativa ambientale.

Il tempo utile per poter beneficiare dei vantaggi offerti da questo strumento sta, tuttavia, terminando. I proprietari di impianti fotovoltaici incentivati hanno infatti meno di due mesi per versare la garanzia finanziaria nel trust di un Sistema riconosciuto. Per la precisione, le installazioni (con potenza ≥10 kW) entrate in esercizio dal 2006 al 2012 e con quote in corso di trattenimento da parte del GSE (o con processo in fase di avvio) il termine ultimo per aderire è fissato il 31 dicembre 2022. La stessa scadenza riguarda anche quelle domestiche (<10 kW) entrate in esercizio dal 2005 al 2009. Se il Soggetto Responsabile non sceglierà tale opzione, il GSE continuerà (o inizierà, a seconda del caso) a trattenere la quota di garanzia finanziaria direttamente dalle tariffe incentivanti. Il proprietario, inoltre, dovrà gestire in totale autonomia, sia operativa che economica, il fine vita dei propri moduli, con tutti i rischi e responsabilità che ne conseguono in termini di normativa ambientale e dei regolamenti del GSE.

 

link: https://www.rinnovabili.it/economia-circolare/riciclo/gestione-fine-vita-moduli-fotovoltaici-trust-eco-pv/

 

Nuove tecnologie per la transizione energetica, la visione di Schneider Electric

All’Innovation Summit World Tour, Schneider Electric ha presentato nuove tecnologie per la transizione energetica pensate per consentire alle aziende di spingere sul versante dell’integrazione, dell’efficienza tramite più connessioni tra dispositivi digitali e della lettura dei dati acquisiti

Non è troppo tardi per frenare il riscaldamento globale oltre la soglia di + 1,5°C d’aumento. Già oggi esistono tecnologie sufficienti ad eliminare il 70% delle emissioni di gas serra. Ma serve uno sforzo corale che approfitti della chance che la triplice crisi attuale – energetica, economica e climatica – ci sta presentando. “C’è un’opportunità, per il lato della domanda, di prendere in mano la situazione” e guidare la transizione, con la certezza di avere un impatto importante dal momento che “la domanda di energia è metà della soluzione”. Lo ha detto Jean-Pascal Tricoire, presidente e CEO di Schneider Electric, durante il discorso inaugurale dell’Innovation Summit World Tour 2022, nel corso del quale la società leader nella trasformazione digitale della gestione dell’energia e dell’automazione ha presentato alcune soluzioni innovative per accelerare il viaggio verso net-zero.

 

Un viaggio che continua, però, a registrare un gap importante tra intenzioni e realtà. Parliamo delle azioni concrete che le aziende mettono in campo per potenziare l’efficienza energetica, ridurre i consumi e rafforzare la loro sostenibilità complessiva. Secondo due ricerche condotte da 451 Research e Forrester, in un settore chiave come quello IT e data center questo percorso è appena all’inizio. Quasi tre quarti degli intervistati ritiene che la sostenibilità sia una priorità per il loro business, ma appena una società su tre ha creato un piano di sostenibilità strategica.

In breve, molte aziende credono di essere più avanti nel loro percorso di sostenibilità di quanto siano in realtà. Una posizione da cui è più difficile apprezzare l’urgenza di accelerare le azioni per la transizione energetica. Tanto più che solo l’8% delle aziende rispetta i propri piani di sostenibilità. Il rischio è di sprecare le opportunità connaturate alle crisi che stiamo vivendo. “Siamo davvero a un punto di svolta”, sottolinea Tricoire. “Per una volta, l’obiettivo a medio termine della neutralità di carbonio necessaria per contrastare il climate change è allineato con le urgenze a breve termine della transizione energetica”.

È su questo sfondo che va letta la ricetta per la transizione che Schneider propone. Una “combinazione per il futuro” che è anche “l’equazione dell’oggi”, spiega Tricoire: digitale + elettrico = sostenibile.

La digitalizzazione come chiave per l’efficienza energetica, trainata dalla diffusione capillare di dispositivi IoT e dalla moltiplicazione del carico di lavoro di calcolo. L’elettrificazione come veicolo per la decarbonizzazione ma anche come condizione capacitante di una rivoluzione del modo in cui generiamo e consumiamo energia, attraverso l’espansione della generazione distribuita.

A partire da questa visione, all’Innovation Summit World Tour Schneider Electric ha presentato nuove tecnologie per la transizione energetica pensate per consentire alle aziende di spingere sul versante dell’integrazione, dell’efficienza tramite più connessioni tra dispositivi digitali e della lettura dei dati acquisiti.

Le soluzioni proposte vanno a potenziare l’architettura EcoStruxure di Schneider. Con EcoStruxure for Renewables sarà possibile, per le aziende che sviluppano progetti con le rinnovabili, usare i gemelli digitali degli impianti di produzione di energia pulita anche in fase operativa e di manutenzione, invece che soltanto per gestire design e simulazioni nella fase di ingegnerizzazione dei progetti. La soluzione è pensata anche per i progetti che combinano in modo ibrido solare, eolico e stoccaggio. “Con la crisi che accelera la transizione energetica, le reti di distribuzione elettrica si stanno evolvendo per adattarsi alle energie rinnovabili. Ciò significa assicurarsi che parchi solari ed eolici possano continuare ad alimentare la rete con energia green in modo affidabile e garantire alle aziende la disponibilità di fonti energetiche sostenibili per la loro attività. La nostra nuova tecnologia digital twin in EcoStruxure for Renewables garantisce alle aziende, grazie al digitale, la continuità necessaria”, spiega Frederic Godemel, Executive Vice President of Power Systems and Services di Schneider Electric.

Con EcoStruxure™ Energy Hub, invece, il cliente ottiene una visione completa dell’utilizzo dell’energia all’interno di edifici commerciali e industriali. Una soluzione software as a service che monitora la performance energetica, fornisce raccomandazioni per aumentare il risparmio energetico, e rafforza la capacità di rilevare potenziali problemi e risolverli nell’immediato. Già disponibile per il mercato statunitense, è in uso presso il Burwell Student Center dell’Università di Denver, una struttura certificata LEED-Platinum.

Gestione proattiva dei sistemi elettrici e minore impronta di carbonio sono le parole d’ordine del servizio EcoCARE. Un pacchetto unificato di servizi, abilitato dall’IoT, che consente il monitoraggio e l’analisi costante dello stato degli asset aziendali e mette a disposizione del cliente un esperto che diventa il punto di riferimento dedicato per l’azienda. “In un mondo in cui i costi dell’energia aumentano, la tecnologia si muove più velocemente e la sostenibilità è più importante che mai, offriamo la profondità della nostra esperienza in tutto il ciclo di vita delle apparecchiature”, spiega Abby Scholl, Marketing Transformation Director di Schneider Electric.

 

Link: https://www.rinnovabili.it/innovazione/tecnologie-per-la-transizione-energetica-innovazione/

 

 

Biocarburanti Eni: partito il primo carico di olio vegetale dal Kenya per la bioraffinazione

L’11 ottobre è partito dal porto di Mombasa il primo cargo di olio vegetale per la bioraffinazione prodotto da Eni  e diretto alla bioraffineria di Gela.

Biocarburanti a partire dal ricino, dalle noci di croton e dal cotone. Agri-feedstock non in competizione con la filiera alimentare, coltivati in aree degradate e in grado di creare sviluppo e benessere a livello locale. È questo il futuro del sistema di bioraffinazione di Eni, un percorso completamente orientato alla sostenibilità che ha obiettivi importanti: coprire il 35% dell’approvvigionamento delle proprie bioraffinerie entro il 2025 attraverso colture non edibili, residui e rifiuti, e un’integrazione verticale delle filiere.

In questi anni l’azienda ha firmato accordi in sette Paesi africani – Angola, Benin, Congo, Costa d’Avorio, Kenya, Mozambico e Ruanda – per sviluppare i cosiddetti agri-feedstock, ovvero piante non commestibili da cui estrarre olio per la produzione di biofuel avanzati. Niente mais, canna da zucchero o legno delle foreste, quanto piuttosto ricino, croton, brassica, camelina e co-prodotti del cotone. E per farli crescere? Terreni degradati, zone abbandonate, aree minacciate dal cambiamento climatico e dalla desertificazione. L’approccio punta alla riqualificazione e alla creazione di valore nel territorio, e fa affidamento su agri-hub locali, ossia centri di raccolta e spremitura dei semi costruiti da Eni dove lavorare la materia prima L’olio estratto è quindi destinato alle bioraffinerie italiane di Venezia e Gela.

Il primo cargo è partito l’11 ottobre dal porto di Mombasa, in Kenya, diretto all’impianto di Gela. A bordo della nave c’è la prima spremitura dell’agri-hub di Makueni, inaugurato dall’azienda a luglio di quest’anno. Nel centro si producono anche mangimi e bio-fertilizzanti, derivati dalla componente proteica dei semi di ricino e croton, da destinare alle produzioni zootecniche locali. Un circolo virtuoso orientato alla piena sostenibilità. Il progetto, infatti, non solo fornisce opportunità di reddito, accesso al mercato a migliaia di agricoltori africani e riqualificazione di aree abbandonate ma è anche certificato secondo lo schema di sostenibilità ISCC (International Sustainability and Carbon Certification). Oltre al centro di Makueni, Eni prevede di aprirne un secondo sempre in Kenya e un altro in Congo nel 2023.

“Questi sono i semi di una nuova energia”, ha sottolineato Descalzi. “Un passo concreto per decarbonizzare i trasporti con un approccio innovativo che, a partire dalla produzione del Kenya, si estenderà l’anno prossimo al Congo, e successivamente agli altri Paesi africani e alle aree geografiche in cui stiamo portando avanti questi progetti”. L’obiettivo è raggiungere una produzione di circa 30.000 tonnellate all’anno di olio vegetale, da ampliare fino a 200.000 tonnellate l’anno in un secondo momento.

Nuove coltivazioni, nuovi centri di raccolta ma anche nuovi flussi. Sempre in Kenya l’azienda energetica sta portando avanti un altro grande progetto legato alla produzione di biocarburanti. L’iniziativa si focalizza sulla raccolta e stoccaggio dell’olio da cucina usato di hotel, ristoranti e bar a Nairobi, con l’obiettivo di valorizzare questo rifiuto inserendolo nella filiera dei biofuel.

Ma il lavoro per aumentare i volumi di olio inizia in Italia e più precisamente in Sardegna. Qui Eni, in collaborazione con il Gruppo BF,  ha creato una joint venture per sviluppare sementi migliorate da destinare alla bioraffinazione. L’accordo prevede di individuare e testare le specie di piante oleaginose più promettenti ai fini energetici, valutando la replicabilità delle produzioni in Africa.

 

Link: https://www.rinnovabili.it/mobilita/biocarburanti/biocarburanti-eni-semi-nuova-energia/

L’innovazione energetica di Eni protagonista alla Maker Faire 2022

L’azienda del cane a sei zampe ha presentato alla fiera sull’innovazione il suo ampio ventaglio di progetti in favore di una transizione energetica giusta. Un viaggio tra tecnologie proprietarie e soluzioni d’avanguardia
Dalle tecnologie per produrre energia marina a quelle per sintetizzare i biofuel fino alle nuove frontiere della fusione magnetica. Alla Maker Faire Rome 2022 – l’evento promosso e organizzato dalla Camera di Commercio di Roma – Eni ha presentato le ultime innovazioni tecnologiche messe in campo per sostenere la cosiddetta Just Transition, la transizione energetica “giusta”.
Un appuntamento divenuto ormai tradizione per il colosso italiano che, oltre a vestire i panni di main sponsor, ha messo ancora una volta a disposizione della Fiera i propri spazi di Roma Ostiense, nell’area dell’ex Gazometro. Aprendo così le porte di un luogo simbolo del progresso energetico ad una tre giorni pubblica tutta all’insegna del futuro e fortemente intrecciata con l’impegno di Eni.

Per l’azienda infatti l’innovazione tecnologica rappresenta la chiave di volta per far fronte a una delle sfide più importanti della contemporaneità: garantire ad una popolazione mondiale in continua crescita un accesso all’energia equo, sostenibile e affidabile, accelerando allo stesso tempo il percorso di decarbonizzazione.

Ecco perché Eni ha preso parte alla Maker Faire Rome 2022 con due spazi interattivi aperti al pubblico, entrambi legati alla sua visione di innovazione al servizio della sostenibilità.

In mostra all’interno della prima area espositiva, i progetti e le soluzioni più interessanti che il colosso energetico sta sviluppando in ambito cleantech. Si va dall’Inertial Sea Wave Energy Converter (ISWEC), il sistema per la conversione dell’energia delle onde marine in elettricità sviluppato in collaborazione con il Politecnico di Torino e con lo spin-off universitario Wave for Energy, alle tecnologie di CCUS (cattura, utilizzo e stoccaggio della CO2) messe a punto nei suoi centri di ricerca o frutto di collaborazioni internazionali. Spazio anche ai nuovi progetti dedicati ai biocarburanti avanzati e al ruolo dell’economia circolare nella decarbonizzazione dei trasporti.

La tecnologia della fusione a confinamento magnetico ha costituito, invece, il secondo grande focus dell’evento. Per lo spazio interattivo, Eni ha scelto un’originale installazione realizzata in collaborazione con CRA – Carlo Ratti Associati e Italo Rota. La struttura ricordava, in chiave concettuale, un prototipo di “Tokamak”, ossia la camera toroidale magnetica all’interno della quale è possibile dare vita a processi di fusione termonucleare controllata.

L’area espositiva ha fornito un’accurata spiegazione sul funzionamento della tecnologia, quali sono gli attuali progressi e quali i progetti in cui Eni è coinvolta. La società è, infatti, impegnata da tempo su diversi filoni di innovazione legati alla fusione, dalla collaborazione con il Massachusetts Institute of Technology nel programma LIFT (Laboratory for Innovation in Fusion Technology) a quelle strette in Italia con centri di ricerca e atenei per accrescere il know how sul tema. Non solo. È azionista di Commonwealth Fusion Systems (CFS), lo spin-off del MIT impegnato a realizzare i primi magneti superconduttori ad alta temperatura per il confinamento del plasma. E partecipa al celebre progetto DTT (Divertor Tokamak Test facility) con ENEA e alcune università e centri di ricerca italiani, per l’ingegnerizzazione e la costruzione di una macchina sperimentale finalizzata a fornire risposte scientifiche e tecnologiche ad alcuni aspetti del processo.

link: https://www.eni.com/it-IT/media/eventi/maker-faire.html

Le soluzioni ABB per rendere efficiente il trattamento acque

Esistono diverse tecnologie per migliorare l’efficienza energetica degli impianti di trattamento acque. La più rilevante? Quella degli azionamenti a velocità variabile

In un mondo che cresce economicamente e demograficamente aumenta di pari passo anche il fabbisogno di acqua. Ecco perchè oggi è fondamentale attuare una gestione efficiente, che ne minimizzi i costi legati a consumo e trattamento, favorendone nel contempo il risparmio e la qualità. In questo contesto l’energia rappresenta il 45% dei costi di produzione dell’acqua. E le utility del trattamento idrico impiegano circa il 4% dell’energia mondiale, una quantità pari al fabbisogno energetico totale dell’Australia. Come ridurre questa voce? Una soluzione è l’utilizzo di drive con motori ad alta efficienza come quelli messi a punto da ABB, gigante svizzero-svedese da oltre 40 anni attivo nei settori dell’automazione, della robotica e dell’energia, che si stima portino a risparmi dal 25 al 30% nei principali processi di trattamento dell’acqua. I casi studio non mancano: le tecnologie innovative di ABB sono già protagoniste in grandi impianti di trattamento dell’acqua operativi a Singapore, in Germania, India e Brasile.

L’obiettivo della società è quello di migliorare l’efficienza energetica degli impianti e ottimizzare i processi più energivori. Un esempio? Il solo pompaggio delle acque bianche (quelle di origine naturale e destinate alle nostre case) è responsabile di circa l’80-85% dell’energia utilizzata lungo tutta la filiera del trattamento. Per estrarre l’acqua, trasportarla e distribuirla ai clienti sparsi nei centri abitati ci possono volere anche più di mille chilometri, come nel caso dello State Water Project in California, un’imponente rete di bacini che porta acqua a 27 milioni di persone. Le soluzioni targate ABB puntano da un lato sull’ammodernamento dei motori con modelli più efficienti e dall’altro sugli azionamenti a velocità variabile, detti Vsd o drive.

Installando drive come quelli prodotti da ABB in impianti di pompaggio esistenti, abbinandoli a pompe, ventilatori o compressori è possibile ottenere una riduzione dei consumi energetici del 25%. È ciò che succede a Saneago, nello stato di Goiás in Brasile, dove ABB ha fornito 15 motori ad alta efficienza e 15 azionamenti per quattro stazioni di pompaggio dell’acqua di un impianto che garantisce acqua potabile a oltre 5.7 milioni di persone.

Un altro metodo per ottimizzare i sistemi e ridurre i consumi è senza dubbio la digitalizzazione, campo in cui ABB vanta un solido know-how. Con l’installazione di sensori su motori e pompe e una precisa raccolta di dati sulle apparecchiature è possibile monitorare a distanza gli impianti di trattamento e ottimizzare le prestazioni di pompe e altri componenti. Ma il settore forse più critico che necessita di una riduzione dei consumi energetici è quello agricolo. L’irrigazione, in particolare, consuma grandi quantità di energia nell’utilizzo di pompe (quasi sempre elettriche o diesel) per muovere l’acqua dalle falde o dai bacini in superficie. Esempio virtuoso di ottimizzazione dei processi di irrigazione è il Kaleshwaram Lift Irrigation System (Klis), in India, il più grande impianto di irrigazione multipiano del mondo: 37 motori da 40 MW, 15 drive in media tensione, sistemi e quadri elettrici targati ABB comandano oggi le pompe e sollevano 5.5 miliardi di metri cubi d’acqua in maniera efficiente.

Link: https://www.rinnovabili.it/ambiente/acqua/trattamento-acque-soluzioni-abb-effcienza-energetica/

Efficienza energetica: i vantaggi degli azionamenti ULH di ABB

ABB, multinazionale attiva nei settori della robotica, dell’energia e dell’automazione, ha una lunga storia alle spalle di impegno a favore l’efficienza energetica nel settore industriale e residenziale. Un impegno che può contare oggi su soluzioni innovative, affidabili e sostenibili, capaci di abbassare la bolletta dando una mano all’ambiente. E’ il caso degli azionamenti a velocità variabile (VSD-Variable Speed Drive), apparecchiature che aiutano a risparmiare grandi quantità di energia in impianti funzionanti per lo più in condizioni di carico parziale, come ventilatori, pompe e compressori o applicazioni HVAC più complesse.

Tuttavia il risparmio non è tutto. Con l’elettronica di potenza è importate tener conto anche della cosiddetta “Power Quality”, ossia la qualità dell’energia fornita ai carichi. Ecco perché ABB propone anche azionamenti a bassissimo contenuto armonico (Ultra Low Harmonic – ULH), tecnologia all’avanguardia in grado di ridurre al minimo le armoniche che possono crearsi sulle reti. Di cosa si tratta? Di disturbi elettromagnetici generati da quei dispositivi che variano la frequenza e/o la tensione d’ingresso rispetto alle condizioni nominali, VSD compresi. Questi disturbi “sporcano l’energia” alterando la tipica forma d’onda dell’alimentazione elettrica e inducendo un comportamento erratico delle apparecchiature ad essa collegate. Con il rischio che si verifichino una serie di disservizi e malfunzionamenti come cali di tensione, transitori elettrici, sovratensioni, guasti.  Per ovviare al problema, ABB ha creato azionamenti ULH con front-end attivo (AFE), un prodotto compatto, integrato e ad alte prestazioni in tutte le condizioni di carico.

Rispetto agli azionamenti più tradizionali, i drive con front end attivo possiedono al loro interno un secondo modulo IGBT (transistor bipolari a gate isolato) al posto del classico ponte a diodi. Questo rimodula la corrente eliminando le armoniche e ricostruendo la forma d’onda perfettamente sinusoidale. A ciò si aggiunge un filtro LCL integrato che elimina anche le armoniche al di sopra della frequenza di commutazione dell’IGBT.

Per comprendere cosa comporti nella pratica è utile confrontare l’indice percentuale THD (acronimo inglese di “distorsione armonica totale”) che misura il contenuto di armoniche di corrente e di tensione. Un azionamento standard, in condizioni di funzionamento nominali, ha una distorsione armonica in corrente (THDi) del 38%. Gli azionamenti AFE, invece, portano il THDi al di sotto del 3% e lo mantengono tale anche a carichi parziali, senza bisogno di nessun componente esterno.

ABB vanta un’ampia gamma di azionamenti ULH per uso industriale e per applicazioni specifiche, come HVAC e trattamento delle acque, in grado di offrire diversi vantaggi. A cominciare dalla possibilità di evitare il sovradimensionamento dei sistemi e dei loro componenti, e di conseguenza un maggiore consumo di materiali e di denaro.

Non solo. Questo tipo di drive riduce lo stress elettrico sui componenti aumentandone affidabilità e longevità. Ed è in grado di aumentare la tensione in uscita, assicurando la fornitura della piena tensione del motore anche quando la tensione di alimentazione è sotto il valore nominale.

Gli azionamenti ULH consentono, inoltre di ottenere un fattore di potenza unitario permettendo a motore e inverter di essere visti dalla rete come un carico puramente resistivo. E permettono di compensare anche altri carichi reattivi nella rete, offrendo potenzialmente agli utenti finali un risparmio sull’installazione di compensatori di potenza reattiva separati. Dulcis in fundo, ABB offre una variante rigenerativa dell’azionamento ULH. Il drive recupera energia dalla parte meccanica, ad esempio durante la frenatura, invece di disperderla sotto forma di calore per reimmetterla in rete o in un accumulatore.

Smart building, come aumentare l’efficienza energetica degli impianti HVAC

ABB offre diverse soluzioni all’avanguardia in grado di ridurre costi ed emissioni degli impianti di riscaldamento, ventilazione e condizionamento dell’aria, senza rinunciare al comfort

(Rinnovabili.it) – La transizione ecologica ha raggiunto anche l’edilizia. Nell’Unione Europea, la normativa prescrive che tutti gli immobili di nuova costruzione abbiano un livello di consumo energetico prossimo allo zero. E impone agli Stati membri di elaborare strategie di ristrutturazione a lungo termine per ottenere un parco edilizio ad alta efficienza energetica e completamente decarbonizzato entro il 2050. Da dove iniziare? Dai sistemi di riscaldamento, ventilazione e condizionamento dell’aria (HVAC), generalmente responsabili di una percentuale significativa del consumo energetico totale dell’edificio. Oggi grazie alle nuove tecnologie di controllo e gestione è possibile ridurre il peso energetico degli impianti di HVAC mantenendo alta l’attenzione su comfort e sicurezza. Soluzioni come quelle messe a punto da ABB, nella cui architettura BMS (Building Management System) sono presenti diversi strumenti innovativi per efficientare dal punto di vista energetico riscaldamento e climatizzazione.

Una soluzione in grado di assicurare migliori prestazioni possibili in termini di efficienza energetica e di sicurezza è l’utilizzo degli azionamenti a velocità variabile (VSD-Variable Speed Drive) per i motori dei sistemi HVAC. Questi apparecchi aiutano a risparmiare grandi quantità di energia in impianti che funzionano per lo più in condizioni di carico parziale, come ventilatori, pompe e compressori o applicazioni HVAC più complesse. Una riduzione media dei consumi che va dal 20 al 60% rispetto ai tradizionali metodi di controllo. Ma soprattutto permettono di risparmiare in base alle esigenze effettive dell’edificio e di chi lo occupa.

Gli azionamenti ABB, grazie al supporto di tutti i comuni protocolli di domotica e le funzionalità di controllo wireless, possono essere integrati direttamente in qualsiasi sistema per la gestione di edifici. La connessione tra drive e sistema BMS permette di ottenere il massimo risparmio energetico, garantendo il comfort, la salute e la sicurezza degli occupanti.

ABB ha anche dotato i suoi drive di tecnologia “Active Front End” (AFE) per limitare la generazione di rumore elettromagnetico – chiamato distorsione armonica – che incide negativamente sull’efficienza del sistema di potenza.

Una spinta in più verso il risparmio energetico nei sistemi HVAC può arrivare dall’impiego dei motori sincroni a riluttanza (SynRM) di ABB, dotati della massima classe d’efficienza (IE5) secondo gli standard internazionali. In confronto a un motore a induzione con classe di efficienza energetica IE3, questa tecnologia riduce le dispersioni di energia di ben il 40%. Senza contare che la sua fabbricazione richiede meno materiali rispetto a un motore tradizionale.

Chiude il quadro, ABB AbilityTM Digital Powertrain, una suite di soluzioni digitali che comprende dispositivi, software e servizi per connettere fra loro azionamenti, motori, pompe e cuscinetti. Questo approccio consente agli utenti di “vedere” digitalmente le variabili operative e gli indicatori di salute negli impianti HVAC o in quelli idrici. I servizi per il monitoraggio delle condizioni della catena cinematica forniscono report in tempo reale ai responsabili d’impianto, con dati sul consumo energetico e prestazioni delle apparecchiature utilizzate. Questi dati fotografano nel dettaglio le attività dell’edificio e consentono di individuare quali parti del sistema consumano più energia, in modo che possano essere ottimizzate per prime.

 

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