Eni: la strategia di decarbonizzazione per il settore marittimo

Disegnata la rotta verso il “net zero” a partire dall’analisi dell’evoluzione tecnologica dei motori e dalla disponibilità di vettori energetici low carbon e delle relative infrastrutture

Per immaginare una strategia realistica, efficiente e sostenibile di decarbonizzazione del trasporto marittimo non basta fissare il punto d’arrivo. E’ necessario mettere a sistema le competenze di tutti gli stakeholder per disegnare il percorso tappa dopo tappa. E’ quello che ha fatto Eni lo scorso 11 luglio a Roma portando allo stesso tavolo armatori, aziende produttrici di motori navali, certificatori, rappresentanti della logistica energetica, associazioni di settore e Amministrazione Pubblica. L’appuntamento è stato l’occasione per presentare la roadmap per la decarbonizzazione del settore marino, frutto del lavoro multidisciplinare di oltre 40 esperti del comparto. Tre intensi mesi di lavoro che sono serviti a disegnare la rotta verso le zero emissioni, analizzando il contesto normativo, il mercato navale, l’evoluzione tecnologica dei motori e la disponibilità, anche in termini infrastrutturale, di vettori energetici a ridotta intensità carbonica.

Il risultato è un lavoro multidimensionale e multidisciplinare, necessario all’industria ma anche a chi nella pratica dovrà definire le norme e i regolamenti. Lo studio ha preso in considerazione la flotta navale attuale e futura, le tecnologie propulsive, i vettori energetici disponibili, il loro prezzo e le loro prestazioni, ma anche le relative esigenze infrastrutturali e il costo delle emissioni.

Sulla carta le opzioni sono molteplici. Come ricordato dagli autori dell’analisi, oggi esiste una lunga lista di prodotti con interessanti potenzialità ai fini della decarbonizzazione del settore marittimo. Dai biocarburanti come l’HVO e il FAME alle versioni bio del GPL e del GNL, dall’ammoniaca al metanolo, dai carburanti sintetici (e-fuel) all’idrogeno. Ma non tutti potranno giocare un ruolo rilevante da subito, sia per una questione prettamente di maturità tecnologica che per via del necessario sviluppo infrastrutturale e di filiera. La transizione energetica marittima per dimensioni e caratteristiche avrà bisogno di evolversi strada facendo per tenere assieme sostenibilità, competitività e sicurezza.

Nel breve termine (2030-2035) l’opzione più verde, accessibile, economica e flessibile è rappresentata dai biocarburanti liquidi e gassosi già presenti sul mercato, e in particolare l’HVO, acronimo di Hydrotreated Vegetable Oil. I suoi punti di forza? E’ ottenuto dalla lavorazione di lipidi di scarto rinnovabili, può essere utilizzato già oggi nei motori in miscela al 50% con carburanti tradizionali senza modifiche tecnologiche, ma si presta anche all’uso in purezza nei nuovi motori. Ma soprattutto permette di raggiungere riduzioni nelle emissioni di CO2eq tali da rispettare gli obblighi normativi immediati così come quelli a medio e lungo termine. A titolo di confronto il suo impiego permette di abbattere tra il 60 e il 90% delle emissioni di carbonio (in funzione della tipologia di carica biogenica) rispetto al carburante tradizionale sull’intero ciclo di vita. E a differenza di vettori energetici come l’ammoniaca o l’idrogeno, non richiede modifiche infrastrutturali o logistiche.

Discorso non troppo dissimile per il biocarburante FAME, prodotto attraverso la transesterificazione di oli vegetali. Quest’ultimo, tuttavia, a fronte di una decisa economicità offre però prestazioni più scadenti in quanto si tratta di un prodotto meno stabilizzato, che richiede particolari operazioni di movimentazione all’interno delle navi.

Sempre sul breve termine un ruolo potenziale lo ha anche il GNL. In questo caso le sfide si focalizzano più che altro sulla domanda, le infrastrutture e ovviamente le emissioni, sebbene più basse di quelle carburanti navali tradizionali. E in futuro sistemi di cattura della CO2 a bordo delle navi potrebbero dare un’ulteriore mano. Il bio GNL alleggerirebbe sicuramente l’impronta di carbonio ma andrebbe incrementata l’offerta e abbassati i costi.

Lo studio annovera tra le opzioni per il medio termine il metanolo – interessante soprattutto se prodotto da rifiuti – ma oggi ancora troppo costoso ed energeticamente impegnativo.

Sono considerate opzioni per il lungo periodo invece l’ammoniaca e l’idrogeno ma con tutte le sfide del caso: dall’abbattimento dei costi tecnologici a questioni prettamente ambientali e di sicurezza. Su tempi lunghi si muovono anche gli e-fuels, per i quali tuttavia si prevede invece uno sviluppo per lo più legato al trasporto terrestre, che lascerà ben poco spazio alle imbarcazioni.

Dall’analisi, dunque, l’HVO emerge come il vettore favorito. Un risultato che non sorprende dal momento che l’olio vegetale idrogenato rappresenta una soluzione già rodata e disponibile. Un prodotto in grado di accelerare la transizione energetica marittima senza dover aspettare nuovi motori o infrastrutture. In questo campo Eni ha da tempo costruito un solido know-how. La società produce già il biocombustibile nelle sue bioraffinerie di Venezia e Gela attraverso la tecnologia proprietaria Ecofining™ e ha da poco siglato un accordo con RINA per svilupparne assieme l’impegno nel trasporto navale. Un’intesa di ampio respiro che guarda all’immediato ma anche al futuro. L’accordo prevede infatti di sviluppare altri vettori energetici sostenibili, come ad esempio l’idrogeno e l’ammoniaca nella versione verde o blu. E la realizzazione di iniziative che coinvolgano la loro intera catena logistica così come l’adozione di metodologie certificate per il computo “tassonometrico” dei benefici emissivi lungo tutta la value chain.

 

Link: https://www.rinnovabili.it/mobilita/navigazione-sostenibile/decarbonizzare-il-trasporto-marittimo-strategia

 

 

 

 

 

 

Inverter raffreddati a liquido, l’avanguardia tecnologica firmata ABB

I liquid-cooled drives offrono vantaggi significativi in termini di compattezza, efficienza e modularità, rappresentando la soluzione perfetta per l’efficienza energetica in condizioni di funzionamento complicate

Durante il funzionamento tutti gli azionamenti tendono normalmente a scaldarsi e richiedono necessariamente un sistema di raffreddamento per funzionare in maniera ottimale. Ciò, tuttavia, pone una serie di vincoli sia a livello di progettazione che di logistica e manutenzione. Nella gran parte delle applicazioni, il raffreddamento avviene con l’aria e necessita di spazi idonei alla ventilazione, manutenzioni frequenti senza tuttavia poter garantire efficienze elevate. L’alternativa può essere quella di impiegare inverter con sistemi di rimozione del calore con fluidi liquidi al posto dell’aria. Sono i cosiddetti liquid-cooled drives e offrono vantaggi significativi in termini di compattezza, efficienza e modularità. ABB è in pole position da anni nello sviluppo di questa tecnologia, con decine di casi studio nel settore del trasporto marino e dell’industria, fino ad arrivare alle difficili applicazioni nel mining e nell’Oil&Gas. ABB offre un’ampia gamma di soluzioni come l’ACS880LC, una versione all’avanguardia di inverter che garantisce potenze di quasi il 50% maggiori con gli stessi consumi dei modelli precedenti.

Perché usare l’acqua? Semplice, si tratta di un fluido oltre 23 volte più efficiente nel trasferire calore rispetto all’aria (motivo per cui nei caloriferi di casa viene usata la prima e non la seconda). Nei liquid-cooled drives, il liquido estrae calore dagli inverter e lo dissipa tramite scambiatori con efficienze che possono superare il 98%. Gli azionamenti ABB raffreddati a liquido utilizzano una miscela a base d’acqua, con additivi per evitare corrosione e congelamento.

Non c’è rischio di cortocircuito? Come noto, acqua ed elettricità non vanno mai troppo d’accordo, ma il sistema refrigerante dei drives ACS880LS di ABB opera a flussi e pressioni particolarmente basse e ciò riduce al minimo la probabilità di perdite. Senza contare che il liquido additivato ha una conduttività elettrica molto inferiore a quella dell’acqua pura, minimizzando il rischio di corto o arco elettrico, nella remota ipotesi che qualche goccia di liquido venisse in contatto con i componenti delle linee.

Che differenza c’è tra un sistema raffreddato ad acqua e uno ad aria? Prendiamo un inverter da 6 MW di potenza: la macchina può arrivare a produrre 150 kW di calore di processo durante il suo funzionamento, calore che viene asportato dal fluido, sia esso aria o un liquido. Nel caso dell’aria, per aumentare lo scambio termico, il drive va installato in ambiente ventilato, che può essere predisposto all’umidità, a temperature troppo elevate o eccessivamente basse. Per non parlare della polvere o dei gas corrosivi, fattori da tenere in considerazione, perché spesso presenti nei siti industriali. Insomma, un tradizionale azionamento raffreddato tramite ventilazione potrebbe avere vite utili ridotte per tutte queste ragioni. Nel caso dell’acqua, invece, il calore di processo viene convogliato verso un circuito esterno tramite uno scambiatore e una pompa, per essere eventualmente “riciclato” in altre fasi della produzione. Un sistema raffreddato a liquido necessita anche di manutenzioni meno frequenti, non essendoci filtri e condotti dell’aria da pulire per garantire il flusso di raffreddamento adeguato. I drives della serie ACS880LC a raffreddamento liquido sono realizzati all’interno di una scocca sigillata ermeticamente, eliminando quindi la necessità di prevedere uno spazio extra attorno all’azionamento, condotti dell’aria adiacenti o chiller nello stesso ambiente. In questo modo viene ridotto a zero anche il rischio di esposizione a polveri o detriti, che potrebbero danneggiare il drive.

Link: https://www.rinnovabili.it/energia/efficienza-energetica/azionamenti-raffreddati-a-liquido-avanguardia-abb/

Il design sostenibile Atlante per il futuro della ricarica elettrica

Unisce creatività e innovazione. E’ la nuova stazione di ricarica sostenibile per veicoli elettrici progettata da Atlante e Bertone Design

 

Curata sotto il profilo estetico, ispirata alle buone pratiche di economia circolare e soprattutto a basso impatto ambientale. Si tratta del nuovo modello di stazione di ricarica sostenibile realizzata da Atlante e Bertone Design (New Crazy Colors). Un progetto all’insegna della creatività e dell’innovazione, pensato per accompagnare lo sviluppo smart dell’infrastruttura di ricarica con un occhio alle performance e uno alla sostenibilità. Come spiegato in occasione del lancio da Stefano Terranova, CEO di Atlante, la collaborazione fra le due realtà aveva obiettivi ben precisi: creare una stazione unica, accogliente, funzionale e facilmente riconoscibile, in grado di riflettere “l’indiscusso valore tecnologico della rete Atlante, senza alcun compromesso sulla sostenibilità”. L’obiettivo: offrire una nuova esperienza di ricarica attenta all’utente e al tempo stesso all’ambiente, accelerando il cambiamento verso una mobilità a zero emissioni.

“In un mondo sempre più attento alle tematiche ambientali, crediamo che design e sostenibilità siano strettamente connessi e ciascuno, con le proprie specificità, possa sensibilizzare e responsabilizzare le persone su questi temi, portandole ad abbracciare il cambiamento”, ha spiegato Terranova. “Ma non ci limitiamo a sognare un futuro più rispettoso dell’ambiente. Ogni giorno lo pianifichiamo, lo progettiamo e lo ingegnerizziamo per dare vita alla nostra visione e rendere la mobilità elettrica la nuova normalità per milioni di persone”.

 Audace, proiettato al futuro, sostenibile. Il design della stazione con le sue linee essenziali ma decise cattura perfettamente la visione pionieristica di Atlante, traducendola in un perfetto equilibrio di forme e di volumi. Il fulmine che sorregge la pensilina simboleggia l’Energia, quella pura e potente del cambiamento, autentico pilastro della mission aziendale. L’alternanza di vuoti e di pieni trasmette all’intera struttura un’immagine di forza e al contempo di leggerezza, capace di distinguersi e di valorizzare il contesto circostante.

In sintonia poi con l’impegno di Atlante – costruire il futuro della mobilità per le generazioni future in armonia con il nostro pianeta – non poteva mancare una scrupolosa attenzione all’intero ciclo di vita delle stazioni stesse. Per la realizzazione degli impianti, infatti, saranno impiegati materiali riciclati e/o totalmente riciclabili, così come tecniche edilizie a basso impatto ambientale, assieme a una gestione intelligente della logistica e dei lavori di costruzione. Le nuove infrastrutture di Atlante potranno anche offrire un servizio di ricarica ultra-rapida supportata da sistemi di accumulo a batteria. Lo stoccaggio consentirà di immagazzinare e ottimizzare la produzione di energia generata da fonti rinnovabili.

Non solo. Le stazioni di ricarica sostenibili avranno dimensioni e configurazioni diverse a seconda delle necessità tecniche e della località in cui verranno installate, offrendo nel caso degli impianti più grandi la possibilità di integrare moduli solari direttamente sulla copertura della pensilina. E saranno ovviamente connesse al sistema di gestione energetica (Energy Management System) proprietario di Atlante.

“L’idea alla base di questo progetto innovativo è quella di fornire un’utile esperienza utente, rendendo la guida dei veicoli elettrici più attraente e semplice”, ha aggiunto Terranova. “Vogliamo che Atlante sia il punto di riferimento per la ricarica dei veicoli elettrici. […] Quello che vedete oggi è un esempio di pensilina, perfettamente adattabile a diverse esigenze e contesti urbanistici. E se riflettete sul fatto che questo nuovo design della stazione Atlante è modulare, dotato di pannelli solari, sistemi di accumulo di energia e tecnologia Vehicle-To-Grid, converrete con me che questo capolavoro di ingegneria italiana non passerà inosservato nelle nostre città”.

Link: https://www.rinnovabili.it/mobilita/smart-mobility/atlante-stazioni-di-ricarica-sostenibili/

Ecodesign per motori e azionamenti: ABB offre soluzioni migliori dei limiti di legge

ABB già prima del 1° luglio 2023 era in grado di fornire ai clienti motori conformi, con prestazioni migliori rispetto ai limiti del nuovo Regolamento Ecodesign

Il Regolamento UE 2019/1781 sulla Progettazione Ecocompatibile, meglio noto come RegolamentoEcodesign”, ha stabilito nuovi requisiti per motori elettrici e azionamenti, con coefficienti minimi di efficienza. Obiettivo? Ridurre sprechi ed emissioni di gas climalteranti. Le norme sono entrate ufficialmente in vigore a luglio 2021 con una seconda fase di disposizioni attivata a partire da luglio di quest’anno. Un processo ordinato e puntuale su cui c’è chi si è mosso in largo anticipo. Parliamo di ABB che già prima del 1° luglio 2023 era in grado di fornire ai clienti motori conformi, con prestazioni migliori rispetto ai limiti di legge. “L’adozione di tecnologie più efficienti sotto il profilo energetico aiuterà l’industria ad abbattere le emissioni e i costi di gestione”, spiega Francesco Morrone, division manager Motors&Generators di ABB Motion Italia.

 Il nuovo Regolamento si applica ai motori elettrici a induzione in bassa tensione (Direct on line, DOL) con corrente alternata nominale < 1000 Volt, così come agli azionamenti a velocità variabile (i cosiddetti drives) commercializzati in Unione Europea. Prevede due fasi: una prima, a partire dall’entrata in vigore nel luglio 2021, che imponeva per una larga parte dei motori industriali in UE una classe di efficienza almeno pari a IE3, e una seconda, che scattata a luglio di quest’anno, con un ampliamento del campo di applicazione e un aumento dei requisiti alla classe IE4 per alcune tipologie di motori (trifase con potenze nominali comprese tra 75 e 200 kW). Gli azionamenti da 0,12 a 1000 kW devono invece essere conformi alla classe IE2. Motori e azionamenti non in grado di soddisfare i requisiti minimi imposti dal regolamento non potranno essere etichettati con il marchio CE e, di conseguenza, potranno essere commercializzati solo al di fuori dell’Unione.

Si tratta, insomma, di una policy virtuosa, che mira a ridurre sprechi ed emissioni, in accordo con gli obiettivi di “Fit for 55%”, il pacchetto climatico della Commissione europea, che prevede la riduzione delle emissioni di gas serra de 55% rispetto ai livelli del 1990, puntando alla carbon neutrality entro il 2050. Un obbligo per le imprese, ma anche una grande opportunità per abbattere consumi energetici, ridurre le emissioni e ottimizzare i costi di esercizio.Come sfruttarla al meglio? “I responsabili d’azienda devono verificare che tutte le iniziative siano economicamente sostenibili – prosegue il manager di ABB – e un ambito sottovalutato che potrebbe soddisfare le esigenze sia delle imprese, sia del pianeta è proprio l’efficienza energetica”. La multinazionale, attiva da oltre 100 anni nel settore, ha un’ampia gamma di motori, azionamenti e servizi digitali che garantiscono affidabilità, efficientamento energetico e performance nei processi di produzione industriale, soddisfando i requisiti imposti dal Regolamento Ecodesign. Per gli operatori più ambiziosi, ABB offre soluzioni ancora più efficienti, con motori di classe IE5 “ultra-premium”. Si tratta di macchine che garantiscono dispersioni elettriche minori anche del 40% rispetto ai motori in classe IE3. “Adottando tecnologie di efficientamento più avanzate possiamo ottenere di più dalle risorse energetiche attualmente a nostra disposizione”, continua Morrone.

Non solo motori: la soluzione più efficiente in campo industriale è senza dubbio l’impiego di azionamenti a velocità variabile (VSD o drives), che permettono di regolare la velocità del motore in funzione del fabbisogno effettivo. Nella maggior parte dei casi, oggi, i motori funzionano invece alla massima velocità a prescindere dai carichi, aumentando gli sprechi. L’implementazione di drives può comportare risparmi energetici di oltre il 25%. L’investimento iniziale, con gli attuali prezzi della materia prima energetica, viene recuperato nel giro di pochi mesi. ABB può vantare una lunga esperienza nel campo e con i nuovi motori sincroni a riluttanza SynRM di classe IE5 in accoppiamento agli azionamenti a velocità variabile, permette di raggiungere potenze elevate, riducendo i consumi. I pacchetti motore-drives possono essere ottimizzati a seconda del settore industriale di impiego e sono ideali per tutte le applicazioni, dal trattamento delle acque alla climatizzazione. L’innovativo motore SynRM IE5 di ABB non impiega magneti o avvolgimenti nel rotore, con prestazioni tipiche dei motori a magneti permanenti a fronte di una manutenzione semplice come quella dei motori a induzione. “Realizzare da un lato gli obiettivi aziendali e dall’altro la promessa delle emissioni zero: questo approccio, insieme a una maggiore collaborazione industriale e al “pensiero circolare”, sarà essenziale per portare a termine la transizione a un mondo più sostenibile”, conclude Morrone.

 

 

Link: https://www.rinnovabili.it/efficienza-energetica-3/ecodesign-motoriazionamenti-soluzioni-abb-migliorano-limiti-legge/

Tonitto 1939, al via la “managerializzazione” del gelato. L’azienda si trasforma ed è alla ricerca di nuovi talenti

Un passo importante quello intrapreso da Tonitto 1939, realtà leader in Italia per il sorbetto e per il gelato senza zuccheri aggiunti. Dopo aver chiuso il piano strategico quadriennale iniziato nel 2019 con risultati in linea con le attese di crescita del fatturato, nonostante l’avvento del Covid e lo scoppio della guerra, Tonitto 1939 ha da poco avviato un processo di trasformazione e Managerializzazione dell’intera azienda con l’obiettivo di porre le fondamenta su cui appoggiare la crescita dei prossimi anni. In questa logica, accanto ai proprietari ed Amministratori dell’Azienda, Luca Dovo e Massimiliano Dovo, il CDA ha visto l’ingresso di Alberto Piscioneri che con il compito di General Manager e Commercial Director supporterà il processo di Managerializzazione dell’azienda coadiuvato dal nuovo Management Team appena costituito. “La nostra volontà è quella di continuare a crescere nel futuro prossimo – afferma Luca Dovo, AD Tonitto 1939 -. Questi ultimi quattro anni ci hanno visti protagonisti del mercato pur con tutte le difficoltà relative alla situazione macroeconomica mondiale che hanno inciso non poco sul nostro sviluppo. La Managerializzazione dell’azienda è un processo chiave per il nostro futuro e per la sostenibilità del nostro percorso nei prossimi anni. Per questo motivo nel pieno spirito di coesione del lavoro e dell’attuale trasformazione aziendale, abbiamo piena fiducia che assieme ai Managers ed ai Professionals che abbiamo scelto e che ogni giorno condividono i principi guida della Tonitto 1939, ovvero Autenticità, Bontà, Sostenibilità ed Innovazione, andremo molto lontano.” Con circa 50 dipendenti, Tonitto 1939, si prepara a varare il nuovo piano strategico quadriennale che prevede, come già accaduto nel recente passato (con l’inserimento di 15 nuovi dipendenti dal 2022 ad oggi), anche l’ingresso di nuove risorse e investimenti in formazione. In tal senso, da segnalare due importanti posizioni strategiche attualmente aperte: Head of Quality Assurance e Responsabile Amministrazione e Finanza. È possibile candidarsi direttamente sul profilo Linkedin dell’azienda, dove sono presenti le Job Descriptions delle posizioni, o inviando un autocandidatura via email a candidates@tonitto.com. Inoltre l’azienda prevede l’attivazione di diversi Stages per giovani determinati e ambiziosi che vogliono cimentarsi in una nuova esperienza lavorativa. In questo senso, tutte le funzioni aziendali (Finance, Supply Chain, Industrial, Commerciale, Operations, R&D, Quality) sono alla ricerca di nuovi talenti che possano aggiungersi alla squadra e dare il loro contributo. “La nostra mission è da sempre quella di portare a tutti, ovunque nel mondo, un momento di felicità con i nostri Gelati ed in nostri Sorbetti – continua Alberto Piscioneri General Manager Tonitto 1939 -. È una sfida difficile e bellissima e per realizzarla abbiamo una strada lunga da percorrere assieme al Management Team e a tutti i colleghi. Il primo passo sarà quello di costruire una forte identità aziendale disegnando una nuova visione, nuovi ruoli, nuovi processi e rafforzando quotidianamente il lavoro di squadra. Questo aspetto di fondamentale importanza, portato avanti da ciascuno di noi, ogni giorno sarà l’ingrediente segreto presente in tutte le nostre ricette che ci porterà al successo nei prossimi anni. Una solida e concreta mano, in questo inizio di percorso di crescita condivisa, ce la darà lo IEN (Istituto Europeo di Neurosistemica) realtà eccellente nell’ambito della Formazione e nell’HR Partnership.”

Le imprese, fonti chiave per le redazioni, ma gli uffici stampa devono garantire dati, accuratezza e credibilità

Crossmedialità e multicanalità sono le dimensioni in cui si muove l’informazione e quindi anche la comunicazione d’impresa, a partire dalle relazioni con la stampa che oggi vedono le notizie scorrere in un unico flusso informativo nel web, passando dai media on line alle piattaforme di video e podcast e naturalmente ai social media.

Ma come afferma  l’ultimo Cision State of Media Report 2023, che ha intervistato piu’ di 3000 giornalisti, le imprese e i loro uffici di media relations devono garantire che i contenuti siano accurati. Profondità e accuratezza  sono definiti una priorità dal 58%  giornalisti. Il 27%  ha anche affermato che la loro più grande sfida è mantenere la credibilità come fonte attendibile. Il 40% dei giornalisti afferma di affidarsi maggiormente ai dati quest’anno rispetto a quelli precedenti e di fare affidamento sulla propria collaborazione con professionisti delle pubbliche relazioni per fornire questi dati. Alla domanda su cosa potrebbero fare i professionisti della comunicazione per semplificare il proprio lavoro, il 66% dei giornalisti ha risposto fornendo dati e fonti esperte nei comunicati stampa che restano la fonte numero uno per i media nella generazione di contenuti (35%).

“Per aumentare il valore delle informazioni fornite ai giornalisti- spiega Cristina Cobildi di Encanto Public Relations – quando si scrive un comunicato stampa  è importante considerare la convalida  del contenuto con citazioni o testimonianze di esperti del settore. L’ufficio stampa, deve essere – oggi piu’ che mai –continua Cristina Cobildi-  strutturato come una redazione giornalistica multimediale –  per offrire ai media, informazioni nei formati adatti a  i canali in cui oggi viene fruita.

L’account di pubbliche relazioni non lavora piu’ solo con un team di colleghi con cui condivide e affina la strategia di definizione dei pubblici e dei risultati, ma il suo lavoro è condiviso –  in tempo reale – ora anche con una miniredazione, dotata di giornalisti, troupe video, esperti di infografica e  fotografi che declinano la notizia in un multiplo di contenuti.

L’ufficio media relations è la più efficace leva per promuovere la reputazione delle imprese e  promuovere il brand perché è solo attraverso l’intermediazione autorevole dei media, sapientemente gestita, che vengono costruiti i contenuti più credibili.

È da questo centro operativo e di controllo – spiega Roberto Gazzini di Encanto Public Relations –  che arrivano i contenuti, i racconti, le good stories  da condividere ancora prima che con la stampa con i propri pubblici interni e infine poi con i grandi motori di ricerca. Comunicazione esterna e interna, sono oggi più che mai facce di una medesima medaglia e si alimentano l’una con l’altra, per sostenere la reputazione dell’azienda a partire dai suoi dipendenti prima ancora che sui media e i social.

Se da una parte i media hanno un ruolo fondamentale nella formazione dell’opinione pubblica, nella creazione della percezione della realtà al web e alle piattaforme social va invece affidato l’incarico dell’amplificazione di questi contenuti cross-mediali, per contribuire ulteriormente ad accrescere la reputazione delle imprese.

Non c’è distinzione tra stampa tradizionale e testate on line: non solo tutti i quotidiani, ma anche le tv e le radio hanno uno o più canali web e social attraverso i quali diffondono i propri articoli e notizie, e molti giornalisti sono addirittura influencer di sé stessi e dispongono di propri canali social che ripropongono sia quanto già offerto ai lettori, sia contenuti ad hoc. E non dimentichiamo che sui motori di ricerca, Google in primis, i media godono di un ottimo posizionamento proprio perché l’algoritmo ne riconosce l’autorevolezza.

 

Salumi e frutta, la combo dell’estate 2023. Da Citterio tre piatti completi ed equilibrati all’insegna di gusto e leggerezza

Anche nel 2023 l’accoppiata salumi e frutta si conferma protagonista di snack e piatti freschi e gustosi da consumare durante la stagione più calda, una combinazione vincente contro il caldo estivo. Per questo, Citterio, storica realtà di salumi, con il supporto scientifico di Nutrition Foundation of Italy, associazione che promuove informazione ed educazione nutrizionale, propone tre piatti completi con frutta di stagione e salumi – prosciutto crudo, petto di tacchino al forno e prosciutto cotto Tagliofresco in Leggerezza – per un pasto equilibrato all’insegna di gusto e freschezza.

In un’alimentazione equilibrata la frutta, così come la verdura, ricopre da sempre un ruolo cruciale. Composti prevalentemente da acqua, gli alimenti appartenenti a questa categoria si caratterizzano per la bassa densità energetica e per l’elevato apporto di vitamine, minerali e antiossidanti. Anche le fibre, elemento fondamentale nel mantenimento di salute e benessere, sono presenti in concentrazioni complessivamente elevate.

Le Linee Guida italiane per una sana alimentazione raccomandano il consumo di 2-3 porzioni di frutta al giorno (ed altrettante di verdura), dove una porzione è rappresentata da circa 150g, equivalenti a 1 frutto medio o 2 piccoli. Livelli di consumo che vengono difficilmente raggiunti nella vita di tutti i giorni.  Per esempio, secondo i risultati dello studio EPIC (European Prospective Investigation Into Cancer and Nutrition), meno di una persona su cinque in Europa assume regolarmente la quantità ottimale di frutta e verdura.

Soprattutto in estate, quando il caldo aumenta il fabbisogno di acqua e micronutrienti, è particolarmente importante introdurre la giusta quantità di frutta nella propria dieta; per raggiungere l’obiettivo può essere utilizzata non solo per concludere un pasto o per la merenda, ma anche accompagnandola ad altri alimenti per creare piatti freschi e veloci da assaporare volendo anche in spiaggia o per una gita fuori porta.

Con i salumi, per esempio, il connubio ottimale dal punto di vista del gusto, può essere nutrizionalmente equilibrato con la linea Tagliofresco in Leggerezza Citterio. Il Prosciutto Crudo Taglio fresco in Leggerezza, che mantiene tutto il gusto con una quantità di grassi e sale inferiore rispetto al Prosciutto Crudo Nazionale (fonte: CREA), è ideale da abbinare con la frutta più dolce (melone, fragole o fichi). Così come il Petto di Tacchino al Forno Taglio fresco in Leggerezza, ottenuto da petto intero selezionato, senza glutammato e addensanti, che con il suo sapore avvolgente si abbina perfettamente a prugne e susine, grazie al contrasto tra la polpa dolce e il gusto acidulo della buccia, oppure per un gusto più esotico al mango.

Con il Prosciutto Cotto Taglio fresco in Leggerezza Citterio, dal gusto unico e delicato, con un apporto di grassi più che dimezzato rispetto al Prosciutto Cotto Nazionale (fonte: CREA) si può creare il giusto equilibrio di sapori abbinandolo al gusto dolce delle pesche o dell’anguria. Da provare anche l’avocado, un frutto dal gusto più morbido e cremoso.

PROPOSTE DI PIATTO COMPLETO

Bruschette di pane coperto da formaggio spalmabile, Prosciutto Crudo Tagliofresco in leggerezza e polpa di fico maturo

Un’idea per creare un piatto veloce e ricco dal punto di vista nutrizionale è quella di abbinare i fichi al prosciutto crudo. In particolare, il Prosciutto Crudo della Linea Taglio Fresco in Leggerezza Citterio è perfetto per essere accostato a frutti dolci, poiché la sua sapidità si sposa perfettamente con i gusti più delicati, creando un piatto dal sapore equilibrato.

Per una portata completa si può spalmare del formaggio fresco su delle fette di pane tostato e ricoprire con una fetta di prosciutto crudo insieme alla polpa di un fico maturo. Questo piatto è perfetto da accompagnare con un’insalata di cetrioli freschi, condita con olio extravergine d’oliva e aceto di mele.

I fichi freschi contengono soprattutto zuccheri, oltre che quantità nutrizionalmente rilevanti di fibre e alcuni minerali, principalmente potassio calcio e manganese.

Insalata a base di lattuga gentile con straccetti di Petto di Tacchino Tagliofresco in Leggerezza, mango a cubetti e anacardi

Per creare una combinazione esotica il Petto di Tacchino Taglio fresco in Leggerezza si può consumare in abbinamento con il mango. Un piatto bilanciato e perfetto per unire i due alimenti è l’insalata estiva a base di lattuga gentile, arricchita con straccetti di petto di tacchino, mango tagliato a cubetti e anacardi. In accompagnamento, si può proporre del pane fresco integrale.

Il mango è il frutto ideale da consumare in estate, in quanto costituito per l’80% da acqua e la sua polpa gialla è ricca di beta carotene e vitamina C.

Tramezzino di pane integrale con crema di avocado, Prosciutto Cotto Tagliofresco in Leggerezza e pomodori

Un’altra accoppiata vincente è rappresentata dal Prosciutto Cotto Taglio fresco in Leggerezza Citterio, unito all’avocado. In questo modo, il sapore sapido ma delicato del prosciutto cotto, unito alla dolcezza del frutto, crea un accostamento gradevole e armonioso. Come nel tramezzino ricco di gusto ed energia preparato spalmando della crema di avocado su del pane integrale, sul quale saranno poi adagiati ilprosciutto cotto e i pomodori.

Quanto alle proprietà nutritive, l’avocado si distingue per l’elevato tenore di grassi insaturi (“buoni”), fibre, potassio e vitamine.

L’importanza della sostenibilità: il contributo di Plenitude alla transizione energetica

In 12 mesi, la società controllata da Eni nata dal rebranding di Eni gas e luce ha raddoppiato sia la capacità installata di rinnovabili in Italia e in Europa sia il numero di colonnine di ricarica

L’intreccio di crisi che stiamo vivendo – crisi dell’energia, crisi in Ucraina, crisi sanitaria, crisi climatica – fa capire che oggi non è più possibile fare impresa senza integrare in modo profondo gli obiettivi di sostenibilità con il modello di business. Una lezione che acquisisce particolare rilevanza per le imprese che sono protagoniste della transizione energetica. D’altronde, nonostante le oggettive difficoltà vissute negli ultimi anni, il contesto globale forse non è mai stato così propizio per accelerare la decarbonizzazione dell’economia e mettere le basi per adottare modelli di consumo più responsabili.

È proprio grazie a un modello di business, quello della Società Benefit, che integra nel proprio oggetto sociale, accanto all’obiettivo di profitto, lo scopo di avere un impatto positivo sulla società, le comunità e le persone, nonché in particolare sull’ambiente, che Plenitude riesce a distinguersi come società in grado di bilanciare sempre meglio gli interessi dei propri azionisti, del pubblico e di tutti gli stakeholder.

Sul fronte delle rinnovabili, Plenitude nel 2022 ha raggiunto 2,2 GW di capacità installata. La produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili è aumentata del 166% rispetto al 2021. A questi risultati si affiancano quelli ottenuti sul fronte della mobilità elettrica. In un anno, nel 2022, il numero delle colonnine di ricarica installate sul territorio italiano ed europeo è raddoppiato rispetto all’anno precedente, portando il totale, nel 2022, a 13.093.

Sono invece 57mila le tCO2eq evitate grazie agli interventi di riqualificazione energetica. Solo grazie a CappottoMio, che unisce efficientamento energetico e consolidamento antisismico per il segmento residenziale, gli interventi effettuati hanno risparmiato 35mila tCO2eq.

La scelta di integrare la sostenibilità nel modello di business, per Plenitude, passa anche dalla scelta di diventare una Società Benefit, cioè una società che persegue dichiaratamente non solo il profitto ma anche delle finalità di beneficio comune. Creare valore condiviso, dunque, è un qualcosa di cui devono beneficiare oltre gli stakeholder, anche la collettività, il tessuto sociale e gli ecosistemi.

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Risen Energy, quando fotovoltaico fa rima con innovazione

I moduli fotovoltaici più grandi garantiscono una riduzione dei costi per investitori e sviluppatori ma sono altrettanto sicuri e affidabili? Una nuova ricerca condotta da Risen Energy dimostra di sì
L’industria fotovoltaica ha imboccato una strada precisa. Una strada fatta di componenti ad alta potenza e grandi dimensioni (ma spessori ridotti) assieme ad architetture cellulari in grado di ottenere il massimo dai semiconduttori impiegati. La tecnologia predominante è quella dei moduli di grandi dimensioni realizzati con celle solari da 210 e 182 mm, che da soli hanno ormai conquistato oltre l’80 per cento del mercato fotovoltaico. Quota che dovrebbe raggiungere il 93,2 per cento entro la fine di quest’anno (dati della China Photovoltaic Industry Association).
I formati più grandi garantiscono una riduzione dei costi per investitori e sviluppatori ma sono altrettanto sicuri e affidabili? Una nuova ricerca condotta da Risen Energy ha dimostrato di sì. La società, che oggi si occupa di ricerca e sviluppo ed è tra le più grandi aziende manifatturiere del comparto fotovoltaico, ha messo alla prova la resistenza ai carichi termomeccanici dei suoi moduli Titan da 2384×1303 mm composti da mezze celle da 210 mm (modulo 210-66 celle).
Per l’industria si tratta di un aspetto fondamentale: i pannelli, a seconda dell’orientamento, subiscono naturalmente diverse sollecitazioni durante la vita operativa. Elementi, ad esempio, come neve e vento rappresentano fattori di stress non indifferenti, che a lungo andare rischiano di danneggiare il telaio o provocare microfessure nelle celle in prodotti non accuratamente progettati.
Per smentire i timori legati ad una maggiore deformazione meccanica in corrispondenza di una maggior superficie, la Risen Energy ha confrontato le prestazioni dei moduli più grandi, basati su mezze celle da 210 mm (2384×1303 mm), con quelle dei moduli più piccoli composti da mezze celle da 182 mm (2278×1134 mm).
I test, condotti presso un laboratorio certificato China National Accreditation Service for Conformity Assessment, hanno mostrato risultati ben più che soddisfacenti. Non solo, infatti, non si è registrata alcuna differenza in termini di deformazione – nelle stesse condizioni di carico – tra i due prodotti quando dotati di un telaio in alluminio, ma addirittura quelli più ampi hanno mostrato una deformazione significativamente inferiore sostituendo l’alluminio con l’acciaio.
Queste ultime strutture di sostegno vantano eccellenti prestazioni anche sotto stress dinamico. I moduli con telaio in acciaio legato ad alta resistenza di Risen Energy sono in grado di resistere a condizioni meteo estreme. Testati nella galleria del vento dal Centro di certificazione CGC di Pechino, hanno sopportato raffiche di livello 18, pari ad una velocità di 61,7 m/s, senza perdere di affidabilità ed efficienza. Il risultato rappresenta un vantaggio concreto per l’adattabilità del fotovoltaico solare ai mutevoli modelli meteorologici di oggi. Ed è grado di far avanzare l’orizzonte tecnologico del solare garantendogli uno spazio in siti fino a ieri preclusi per condizioni ambientali più estreme. Non solo. L’adozione di telai in acciaio legato ad alta resistenza aiuta anche il settore a ridurre ulteriormente la propria impronta, dal momento che questa lega, a differenza dell’alluminio, è una risorsa abbondante e la sua lavorazione è meno energivora.

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Tonitto 1939, sorbetti e gelati diventano Kosher. L’azienda italiana ottiene la Star-D Kosher Certification e investe nel gelato biologico

sorbetti e i gelati di Tonitto 1939 diventano Kosher, ovvero realizzati secondo le regole alimentari della religione ebraica e con un severo e controllato metodo di lavorazione e utilizzo delle materie prime utilizzate. L’azienda italiana, leader in Italia per il sorbetto e per il gelato senza zuccheri aggiunti, ha infatti ottenuto la certificazione Star-D Kosher (gestita da STAR-K), valida sia per l’Italia che per l’estero, che indica la designazione di prodotto lattiero-caseario conforme ai dettami kosher che richiede per esempio di tenere il latte separato dalla carne.

Secondo alcune ricerche di mercato, l’attenzione nei confronti del cibo Kosher va ben oltre l’interesse di uno specifico gruppo etnico. I consumatori di prodotti Kosher comprendono infatti ebrei, musulmani e membri di altre confessioni religiose per un valore di mercato mondiale superiore ai 150 miliardi di dollari, con maggiore attenzione agli Stati Uniti a Israele e alla Francia, quest’ultima con un terzo di ristoranti Kosher.

Tonitto 1939 ha dunque avviato un processo particolare per la realizzazione dei prodotti Kosher che prevede anche l’utilizzo di materie prime certificate Kosher (zucchero, latte, estratti, frutta) una caratteristiche che è sufficiente per certificare i prodotti Kosher Dairy. Per i cosiddetti prodotti Parve (ovvero non contenenti latte e/o carne) si andrà ad effettuare una “kosherizzazione” della linea di produzione attraverso la presenza di un rabbino e ulteriori step tra cui il fermo linea per almeno 24 ore. Star-D è stata rilasciata per il sorbetto e per i gelati della linea “Gaia”, “Linea”, “Yo Yo”, “Coppa Famiglia” e “Gran Coppa Famiglia”.

“Con lo spirito di portare un momento di felicità a tutti coloro che seguono i dettami Kosher presenti sia in Europa sia in Israele, abbiamo deciso di optare per questo investimento anche a seguito della richiesta di un importante operatore specializzato nella distribuzione dei prodotti kosher in Europa e fuori dall’Europa – afferma Alberto Piscioneri Sales & marketing director Tonitto 1939 -. Stiamo già ottenendo ottimi riscontri e siamo contenti di poter portare il gusto dei nostri sorbetti e gelati anche a persone che seguono una dottrina religiosa diversa dalla nostra”.

Tonitto 1939, azienda di proprietà della famiglia Dovo da tre generazioni, oltre a puntare sul gelato kosher ha scelto di investire anche nel mondo del gelato Bio, un mercato ancora poco sviluppato in Italia ma che sta riscuotendo una grande richiesta all’estero ed è in costante crescita.

Da quest’anno è infatti cominciata la produzione di sorbetti e gelati biologici che in Italia rappresentano ancora una nicchia di mercato, ma che all’estero, specialmente nel Nord EuropaGermaniaSvizzeraAustria e Stati Uniti, sono particolarmente apprezzati e muovono un giro d’affari di oltre 1000 milioni di dollari. L’azienda ligure ha iniziato a realizzare in questi primi mesi del 2023 tre tipi di sorbetto biologico ai gusti Cioccolato, Mango, Limone e gelati bio pannacotta e tiramisù.

“Esiste una comunità di consumatori molto attenti che da tempo cerca questa caratteristica anche nei gelati – spiega Raffaele Di Somma, quality assurance manager di Tonitto 1939 -. Anche nel mondo dei gelati, negli ultimi anni e specialmente nella fase post Covid, i prodotti organici sono infatti stati in una fase espansiva e specialmente legati a Paesi con alta visione della sostenibilità e di una dieta sana frutto di consumi di prodotti con derivanti da una processo di trasformazione alimentato da un numero ridotto e “pulito” di materie prime. Per questo abbiamo aperto collaborazioni importanti in Nord Europa, in particolare in Norvegia, e in Germania dalle quali ci aspettiamo possano nascere ulteriori prospettive favorevoli soprattutto su prodotti come il sorbetto.”