Roma è una puttana. Ti seduce, ti abbraccia e poi ti abbandona. Ti senti vuoto. Truffato.
Mi permetto di citare Henry Miller per descrivere la capitale. Una città decadente dal punto di vista morale e civico. Per sopravvivere, sono necessarie due strategie di battaglia: adattarsi oppure soffrire. L’adattamento richiede l’abbandono del Vecchio per lasciar spazio alla romanizzazione ossia alla prepotenza, aggresività verbale o fisica, inganni di ogni genere, falsità nascosta dietro ai sorrisi. Gli anni che sono vissuta qui, ho testimoniato la contorta metamorfosi che la città ha subito. Ho, soprattutto, osservato con rammarico il cambiamento che io stessa ho subito al livello mentale. Confesso di trovare serenità nella mia dimora, però è comunque spiacevole l’idea di dover isolarsi per trovare l’equilibrio che fuori non c’è. Questa sensazione si può avere oramai un pò ovunque, non soltanto qui. Masse di gente che parla nello stesso modo, con lo stesso tono di voce e gesti. Tutti meccanizzati, privi di idee proprie. Una volta formulata un’idea, questa viene detta in maniera mediocre ripetendo all’infinito le stesse parole e suoni (che sostituiscono parole/frasi per risparmiare tempo o per povertà linguistica). Analfabetismo ovunque. Cancro. Se poi ti vedono “diverso”, ti guardano come se fossi venuto da un altro pianeta.
Una città orfana, lasciata in balia ai numerosi stranieri che concludono affari in modo illegale avvantaggiati dall’assenza della legge. L’unica volta che vidi la legge intensamente coinvolta fu durante la prima quarantena del 2020. I cani dello Stato, obbedienti, vestiti con le loro divise che sorvegliavano le strade della capitale soltanto in quel preciso periodo. Nonostante tutto, trovo affascinante Roma. Apprezzo l’architettura barocca dei suoi edifici e la cultura millenaria, una cultura sfortunatamente poco pubblicizzata e conosciuta dai suoi abitanti. Gli abitanti, è chiaro, non hanno alcun legame diretto con i loro antenati giustamente chiamati romani. Gli antichi erano filosofi, artisti, imperatori, guerrieri. Queli moderni sono figli di vari invasori arrivati dopo, con la caduta dell’Impero. Qui ci si ferma. Alla cultura. Altro non c’è.