Qualcosa non è andato dall’unità d’Italia e dal secondo dopoguerra se la costruzione di una società via via più civile è andata disattesa, larghe fasce di popolazione sono state lasciate in una sacca di ignoranza prive di difesa “statale” e qui intesa come culla di sviluppo delle genti, alla mercé di apparati sostitutivi con codici d’onore piuttosto che leggi. Con strategie del terrore piuttosto che dei diritti e doveri. Mafia, sempre assolta per mancanza di prove. La 416 bis è legge in parlamento solo nell’82 e dopo l’uccisione del generale Dalla Chiesa e di Pio La Torre dirigente del Partito comunista in Sicilia. Con le informazioni del primo pentito di mafia (Buscetta) i giudici Falcone e Borsellino hanno la conferma delle loro intuizioni e gli strumenti per riconoscere, dunque narrare e dunque giudicare l’associazione di tipo mafioso. La 416 bis non è stata indolore, i Giudici salteranno in aria. Lo Stato decide la linea dura contro la mafia e l’inasprimento delle leggi con il regime 41-bis, il cosiddetto “carcere duro” che impediva le comunicazioni dei detenuti capo clan e mafiosi all’esterno e la possibilità di impartire ordini anche durante la detenzione, dispone circa novecento 41 bis per altrettanti mafiosi. Questo costerà allo Stato le stragi del 1992-1993 via Palestro a Milano, di via dei Georgofili a Firenze, di san Giovanni e San Giorgio al Velabro a Roma, e la riduzione di circa il 10 per cento il numero di soggetti sottoposti al regime speciale aggravato, non rinnovare alla scadenza i provvedimenti ex 41 bis emessi e di prorogare il predetto regime speciale di soli sei mesi, secondo il caso trattativa Stato mafia ancora oggi non del tutto dipanato. La mafia da quegli anni è cresciuta poi tra i colletti bianchi: Paura e omertà, mafie e potere, business e silenzio .
Ma perchè “La spiaggetta” del Porto Turistico di Ostia? la Miami Beach del X municipio di Roma. Nella tiepida domenica del 24 marzo lì, alla sala conferenze, si è tenuta la convention di giornalisti e #noi con la Lectio Magistralis di Sandro Ruotolo e Federica Angeli – Fan page, Repubblica (con loro altri 17 giornalisti sotto scorta). Quel porto Turistico, complesso confiscato alla mafia, “il mare di Roma ridotto a un covo di business della malavita del Clan Spada” riportato alla società civile.
E dunque la penna e la presenza sul territorio di cronisti – (Federica Angeli) un po’ ladri di segreti di d’indagine e d’intercettazioni, soprattutto osservatori di cosa non va, a fare la differenza. (Un giornalista che sa e non da notizia non è un giornalista – La deligittimazione del giornalismo operata dalla politica e dal precariato, negli ultimi decenni non è accettabile. Sandro Ruotolo).
“Il porto turistico è cambiato” – dice Angeli, autrice di “A Mano disarmata” presto anche film con il regista Claudio Bonivento, tuttavia proprio alle spalle della spiaggetta in cui centinaia di cittadini godono del sole in riva al mare, una Ferrari nera percorre la striscia pedonale. Il passaggio resta quello dell’errore di conducenti domenicali nel dubbio della segnaletica, ma l’appariscente transito delle 13 sembra più una passerella mafiosa. Un Ferrari non fa mafia, ma in quel luogo pur sottratto alla sua mano longa, tra gente distratta, ignava e non informata, l’esibizione di un potere forse non del tutto estirpato, pare scontata.
Dizzly
Lectio Magistralis di Sandro Ruotolo e Federica Angeli – Fan page, Repubblica – Ostia Porto Turistico, il complesso confiscato alla mafia,”il mare di Roma ridotto a un covo di business della malavita del Clan Spada” riportato alla società civile. Paura e omertà, mafie e potere, business e silenzio
: 19 giornalisti sotto scorta, finchè qualcuno domanderà la verità esisterà il giornalismo d’inchiesta
arienpassant
Ottimo pezzo.
“19 giornalisti sotto scorta, finchè qualcuno domanderà la verità esisterà il giornalismo d’inchiesta”
ovvero
se c’è qualcuno sotto scorta, c’è qualcuno che non vuole che venga fuori un’altra verità. Quindi, finché ci saranno tante verità – cosa normale che avvenga perché ciascuno racconta la propria – il giornalismo d’inchiesta teoricamente avrà lunga vita. Dico teoricamente perché si dovrebbe presupporre che il giornalismo fosse indipendente. Un giornalismo che non fa la notizia, non tocca a lui farla, ma raccontarla e, soprattutto, verificarla. Il problema è che quando il giornalismo non è indipendente, bisogna inserire anche quella giornalistica fra le verità da verificare. Un bel potpourrie di deontologia, di prezzo dell’onestà, di editoria asservita, di sabbie mobili, di (dis)informazione. Da dove si comincia? 🙂
Dizzly
Se un giornalista non piace con le verità di comodo non si segue (pluralismo delle idee)…Da dove si comincia? Semplice, intanto il giornalismo non si fa seduti a tavolino, Ruotolo e come lui altri/e sono sul pezzo inteso come territorio, la notizia si deve “scovare”, poi narrare. Questo è l’ordine più esatto per il lavoro d’inchiesta che a volte segue indagini giudiziarie, ma spesso le anticipa.
咖啡
Kāfēi?
arienpassant
Vale anche per il ps, non intendevo discutere Ruotolo. Ci mancherebbe che mi metta a discutere anche quelli che apprezzo. Il mio discorso prende a riferimento proprio quelli che fanno giornalismo di trincea, se non di prima linea, come Ruotolo perché il giornalismo lo vedo così. Poco conta l’argomento, l’importante come fai e dici, è farlo sempre da dentro nel modo più indipendente possibile.
一滴
谢谢
Yīdī
xièxiè
Dizzly
ps:grazie
2 teoricamente ha lunga vita, sotto scorta e in solitudine, perchè altri non fanno quello per cui si espongono i giornalisti di questa costituzione, se vuoi anche indipendente. Tra le notizie da verificare ci sono le fake news e il tedio dei copia e incolla che distruggono i residui di verità delle fonti e un bel po’ di analfabetismo funzionale (in entrata e in uscita nelle comunicazioni): ma queste sono altre storie.