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futurismo
Comincio mercoledì. “Era di mercoledì che nacque il futurismo”. Piccola indagine D’ARTE : DALLA LETTERA DI BOCCIONI Il tempo del Futurismo ai VENTICENTESIMI E oSHO.
 il lungo giorno del futurismo

Nel Progettare eventi di Arte e cultura col valore dell’immaterialità, vale lo stesso principio di un’industria, della produzione di un bene Materiale. Dell’investimento e di tutte le norme economiche che in perfetto equilibrio garantiranno il risultato di una spesa massiva di cui da subito saranno  chiare e univoche le  direttive e cosa si intende comunicare; il cui successo, ambito e giocato da un team di professonisti con ruoli esatti, sarà determinato da una efficiente comunicazione interna e dalla tempestività con cui gli imprevisti saranno gestiti. Per ciò, su carta, l’ideazione del progetto col suo concetto, budget e tempistiche è fondamentale. Un mantra da ripetersi, che scongiura la sincope d’arte. Lo sanno bene i movimenti d’arte che necessitano di fondi per espletare la loro mission culturale. Lo sa bene (?) un Ministero della cultura che intende realizzare un grande evento d’arte internazionale sul Futurismo  alla “Moderna di Roma” GNAM  dal 30 ottobre prossimo. Interessante l’articolo  Il Tempo del Futurismo, grande mostra o flop? che rispecchia l’introduzione ed entra nei dettagli dei prestiti d’opera e del collezionismo privato sfiorando la questione forse (sottovalutata) degli inediti.

Si sarebbe progettato di avere in mostra 650 opere con sezioni dedicate al “meccanicismo e l’idealismo cosmico fino all’aeropittura e persino dell’Arte sacra futuristaNel migliore dei casi senza alcuna riserva ideologica,  meglio: “Arte è arte” di interesse storico non politico e come  radicalmente rivistato dal saggista Maurizio Calvesi, tra gli altri critici d’arte che contestò la tesi che vede il movimento futurista legato al Fascismo, dunque nella liberazione del movimento alla pregiudiziale antifascista e conseguente Damnatio memoriae“. Un vero e proprio sdoganamento del futurismo.

Amicus Plato, sed magis amica veritas o la responsabilità dell’arte

Spiega Claudio Strinati  storico dell’arte  nel suo racconto di Calvesi : Pur essendoci care entrambe le cose [gli amici e la verità] è dovere morale preferire la verità;  come quel senso di responsabilità dell’intellettuale specialista verso la più generale dinamica della Società, della Politica, dell’amministrazione, dell’economia con l’attenzione equamente rivolta verso il passato e verso il presente”. [ Il giornale dell’Arte ]. Questo si aspettava Strinati da Calvesi. Ce lo aspettiamo da utenti e osservatori, amanti dell’arte, operatori culturali.

Si tratta certamente di una scuola di pensiero, di intellettuali che hanno contribuito a storicizzare l’arte e più di accendere dibattiti, di preservarla da brandizzazioni speculative. Un esempio, per un artista  le cui opere si concentrano in una vita brevissima a cavallo di trasformazioni epocali e pertanto di grande valore, si legga la  “Fondazione Boccioni” che annaspa nel crowdfounding, e chiude, anticipata dal ritiro dello storico d’Arte Alberto Dambruoso come vicepresidente.  Da progetto di museo dedicato al futurismo nella casa e città dove l’artista reggino risiedette ( da che suoi genitori erano di Morciano di Romagna) a museo temporaneo, scollato dalla missione.

Boccioni, inevitabilmente legato al futurismo,  espressione del sè artistico di un’epoca di profonda trasformazione e soggetta a guizzi d’avanguardia, resta l’artista dalla vita brevissima, nato a Reggio Calabria, coinquilino di Giacomo Balla a Roma, e padrino, malgrado Marinetti, del futurismo in senso artistico. Le note ufficiali decretano la nascita del Futurismo 115 anni fa, col manifesto di Marinetti del 1909. Il critico Dambruoso, dalla lettera di Umberto Boccioni a Nino Barbantini allora Direttore della Galleria Internazionale d’Arte Cà Pesaro:  Comincio mercoledì un quadro di 2m x 3 e altri due poco meno della metà” scriveva Boccioni tra la fine di luglio e la prima metà di agosto del 1910. Per Dambruoso, Boccioni fu il primo artista a realizzare un dipinto attraverso il nuovo lignaggio futurista maturato dopo un lungo periodo di teorizzazioni, 114 anni fa.

Si trattava della  sua nota opera “La città che sale” del 1910 (opera irrimediabilmente all’estero).

Quanto a controverse questioni, si presentano anche su “Forme uniche nella continuità dello Spazio”. L’incedere dell’uomo del futuro, quello sui 20centesimi del conio di stato per intenderci, grava una discussione. Della riproducibilità del calco di “Forme uniche” in diverse fusioni in bronzo (se ne stimano ben oltre la decina).  Anche i nomi delle cose e i cognomi riproducendosi come un beffardo gioco creano equivoci, tale Conte Marinotti  avrebbe riprodotto, dal calco che Marinetti  aveva messo al sicuro,  il bronzo ceduto dalle eredi  con la clausola che non se ne facesse riproduzione. Infranto il patto, anche il  magnate e collezionista Carlo Bilotti acquista una copia che tiene in America. Allo scadere dei diritti d’autore vengono prodotte ulteriori copie e fino all’esemplare notificato, donato al Museo Nazionale di Cosenza dal mecenate Roberto Bilotti Ruggi D’Aragona (nipote di Carlo Bilotti) nel 2017. Questo in prima istanza richiesto per la mostra,  non risulterebbe alla fine cronologicamente certo.

Un pasticciaccio delle “sculture di Boccioni” che rammenta l’analoga sorte della scultura di Dalì,  L’angelo, entrato nella spirale delle riproduzioni commerciali sebbene l’artista non avesse mai fuso un’opera. Opere, calchi, corrispondenze recuperate dalle leggende della distruzione. Aleggia la burla della false statue di Modigliani. Le débâcle delle eredità come per altri artisti  (Gli affari di Kafka: scrittore, collezionista e disegnatore).

unique vox. Cosa ha  determinato la dimissione di Claudia Salaris, altra massima esperta di Futurismo, presente nel comitato scientifico de Il tempo del Futurismo

La Storia dell’arte è un colossale enigma, le cui chiavi di lettura sono raggiungibili ma solo a mezzo di ardue e difficili ricognizioni. Che la politica attuale tenta di animare del fervore popolare. Di svegliare un dibattito. Credo che per le vie cosiddette democratiche non esista che la possibilità di vedere una cultura esposta diversamente, che non riesce tuttavia nonostante gli sforzi ad essere con la c maiuscola. Dimostrato che  Tolkien non “meritava” di essere demonizzato in letteratura, saranno apparsi i bambini in divisa.  Cosa sappiamo in realtà del progetto Il tempo del Futurismo? 

Il primo dicembre 2023 risulta che la curatela è assegnata Gabriele Simongini (docente presso l’Accademia di Belle Arti di Roma e critico del quotidiano Il Tempo), con la collaborazione di Alberto Dambruoso, uno dei massimi conoscitori di U. Boccioni e anche del “metodo Calvesi” essendo stato suo assistente, quasi un figlioccio, autore poi, insieme allo stesso, del Catalogo ragionato dell’artista.

Ad oggi, risulta che Federico Palmaroli, in arte Osho, star dei meme e dei social media, sia uno dei convenuti confermati alla reunion futuristica, che il taglio sulle spese voluto dalla direttrice Cristina Mazzantini sia in realtà un commissariamento (Il Foglio),  un’impasse di progetto che favorisce più la sua visione di Design allo Gnam sul modello Quirinale contemporaneo sulle sopravvenute criticità, come ad esempio la controversa questione dell’opera ri-calco rimandata al mittente. Svelamenti a ragion veduta d’interesse collettivo, quanto la panoramica dell’arte del futurismo che smuove un tempo culturale cristallizzato e congelato, disposto a lasciarsi discutere.  Palmaroli dal canto suo, ci mostra sotto la tunica  i tatuaggi sulle braccia ad effige di Marinetti, rassicura di avere una copia di un’opera di Balla in casa e pronta la tesi di Fiume, città ideale da raccontare in versione Haimat. Quanto costerà la speciale partecipazione sottesa a mostrare la  pietra d’angolo della produzione culturale.

Rassicura il curatore della mostra Simongini, un progetto multidisciplinare in grado di sollecitare un pubblico più vasto,  con  la metà delle opere preventivate ma con radio d’epoca, automobili e motociclette,  un aeroplano prestato da Pratica di mare. “Mostra in alto mare” come titolato da Gigliotti nel suo IL GIORNALE DELL’ARTE).  Con l’incertezza della vicecuratela di Dambruoso.

“Un manicomio”, per il Foglio. Sul disagio del progetto, si spargono versi e note ironiche. “La città che sale di UB non è il sottosopra di Stranger Things”. Ma dopo questo lungo giorno, inizia a sembrarlo.

In un commento poi un artista chiosa:  già è incerto il futuro ma ora anche il futurismo.

Photo: bozzetti preparatori di La città che sale. Fonti Testate giornalistiche e saggi, Fb.

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Il Tempo del Futurismo | incerto il futuroultima modifica: 2024-08-27T22:08:50+02:00da Dizzly