al di fuori di me –
io stesso luogo-non-luogo –
mi espando
di cerchi concentrici è il lago
del mio spirito: sasso gettato
dal capriccio della musa
fremito d’acque e stelle
al di fuori di me –
io stesso luogo-non-luogo –
mi espando
di cerchi concentrici è il lago
del mio spirito: sasso gettato
dal capriccio della musa
fremito d’acque e stelle
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ledi armonia se nel
voltarti
chiedi vaticini agli
iperurani
.
mentori della volta
celeste dal volto
rasserenante
nulla si perde
tutto si trasforma – mi dici
quasi divinassi – riflessa
nella vetrofania del cielo
metà del viso in ombra – mi guardi
in tralice – alle spalle una luce quasi
ultraterrena
22.3.25
asessuato angelo
dall’immarcescibile aureola
so chi sei ti riconosco
venendomi in sogno
angelo mio specchio
io di te riflesso
nient’altro anelo
che riunificarmi
a te nella pienezza
[scritta a Capodanno 2013, a 26 mesi
dalla morte di Alda Merini]
nel sangue della parola il canto
tuo del tuo amore
per la vita
segregata incompresa crocifissa
nel sangue della parola
l’azzurro
canto della “follia” che sale
dalle sbarre di carne dei manicomi
nel sangue della parola il grido
dell’innocenza violata e dei
diseredati che tu amavi
tanto
capricci di note
facce ondivaghe in acque del sogno
la nausea lungo
i corridoi di latrine
il gemito del sax le gonfie gote
tempo
rallentato avvitato
nel marasma di umori
poi il mattino li raccoglie
spugne
e l’anima della musica che attraversa
muri di separazione
di pomeriggio o mattina
camminate sempre più brevi
finisce che
lo guardi dalla finestra il mondo
lo spettro della luce
ti richiama lacerti d’infanzia
porti occhiali scuri
il sole un distrofico lo acceca
12.3.25