Luglio 2017: Elvis Presley – ELVIS PRESLEY (1956)

Elvis album

Data di pubblicazione: 23 marzo 1956
Registrato a: RCA Studio (Nashville), Sun Studios (Memphis)
Produttore: Sam Philipps & Steve Sholes
Formazione: Elvis Presley (voce, chitarra acustica, piano), Scootty Moore (chitarra elettrica), Chet Atkins (chitarra acustica), Floyd Cramer (piano), Shorty Long (piano), Bill Black (basso), D. J. Fontana (batteria), Johnny Bernero (batteria), Gordon Stoker (cori), Ben Speer (cori), Brock Speer (cori)

 

Lato A

                        Blue suede shoes
                        I’m counting for you
                        I got a woman
                        One-sides love affair
                        I love you because
                        Just because

 

Lato B

                        Tutti frutti
                        Tryin’ to get to you
                        I’m gonna sit right down and cry (over you)
                        I’ll never let you go (little darlin’)
                        Blue moon
                        Money honey
 

 

Prima di Elvis non c’era niente!
(John Lennon)

 

9 settembre 1956, l’America è letteralmente sotto shock: un programma musicale condotto dal celebre giornalista, sceneggiatore e attore Ed Sullivan, ospita un giovane musicista proveniente dallo Stato del Mississippi di nome Elvis Presley. La sua esibizione sarà un vero e proprio portento, qualcosa di mai visto prima e che entrò prepotentemente in tutte le case americane, ancora imbevute di cultura borghese e di maccartismo. Sulle note della sinuosa Hound dog, Elvis, chitarra imbracciata, danzava con un insolito andamento spastico, ancheggiando smodatamente al suono della musica. Quel colpo d’anca rompeva determinati schemi, introduceva la musica bianca nella cultura nera, di cui si imbevevano anche le canzoni di Elvis, e ammiccava ad un recondito significato sessuale. Quello che si può sicuramente definire un momento cruciale. Ma quel momento in un certo qual modo faceva sintesi di tutto ciò che era avvenuto prima nella neonata cultura della musica leggera, che prendendo gli spunti dal blues, dal soul, dal gospel, ora introduceva la semente per qualcosa che si stava formando e ben presto molti definiranno “rock’n’roll”, ossia qualcosa di duro, ma nello stesso tempo di trascinante, sconvolgente.

Elvis giungeva con tutto questo carico di novità, di cui poi prenderà eredita tutta la cultura rock a seguire. Come i Beatles, Elvis è una figura iconica della cultura pop, una sorta di mito già vivente, e che dopo la sua morte è assunto allo stato di celebrità eterna, tanto che la sua etichetta più consona fu fin da subito quella di “The king”, il re.

Il suo primo omonimo album non è che l’inizio di una leggenda che si svilupperà nel tempo, e che racchiuderà singoli di caratura eccellente, interpretazioni geniali, una presenza scenica da vero mattatore e incantatore di folle adoranti, e una voce talmente bella da sembrare quella di un messaggero divino. Tanto iconico che i Clash anni più tardi ne reinterpreteranno la copertina per il loro London calling.

Elvis Presley ad ogni modo contiene canzoni frutto di sessioni di registrazione sia con la Sun Records sia con la Rca. Tra i suoi solchi ravvisiamo canzoni che hanno praticamente cambiato il corso della storia della musica leggera, con inni generazionali ed eterni come Blue suede shoes di Carl Perkins, Tutti frutti di Little Richards, I got a woman di Ray Charles, reinterpretandoli alla sua maniera e rendendoli tanto speciali da farli completamente suoi. Canzoni secche fatte di repentine accelerazioni ritmiche e modulazioni vocali che variavano dal rauco al sussurro, imponendosi ora come schegge selvagge, ora come dolcissime carezze (si pensi a Blue moon e I’ll never let you go), ora come forze trascinanti, con un cantante che riusciva ad imprimere in quelle interpretazioni ora tenerezza e sensualità, ora graffiante personalità, esaltandosi nella sua duttile abilità.

Elvis Presley vorrebbe in qualche modo rappresentarlo, ma nello stesso tempo non possiamo non ricordare la particolare urgenza e l’emozionante sensibilità che fuoriuscivano da capolavori assoluti come Heartbreak Hotel (contenuta in una delle ristampe), Love me tender, That’s all right, mama, ecc… Quindi la scelta pur ricadendo sul disco d’esordio, nello stesso tempo vorrebbe estendersi all’opera completa di un uomo straordinario, poi più tardi vittima del successo, del compromesso, e della sua sovraesposizione mediatica che faranno di lui più una macchietta, agghindata da collettoni e mantelli, che un eroe, fino al suo spegnersi nella sua Memphis il 16 agosto 1977. La sua influenza è stata comunque enorme, giungendo in tutti i lati del mondo, e ispirando moltissimi artisti, dai Beatles a Bruce Springsteen e gli U2, che in più di un’occasione gli tributeranno riconoscenza (da Elvis Presley and America su The unforgettable fire, al commovente capitolo del film Rattle and hum, con Larry Mullen che a stento trattiene la lacrime, fino ad Elvis Presly ate America nel progetto dei Passengers), per giungere al rockabilly italiano che ha avuto addirittura dei fan-cloni come Little Tony o Bobby Solo. Ad ogni modo la riconoscenza verso di lui è stata sempre grande! Alcuni pensano che lui abbia inscenato la morte pur di scomparire nel nulla, e allontanarsi da tutto quel frastuono, ma al di là del mito, quello che ci piace ricordare è quel ragazzo che ancheggia al suono della musica, per un ritmo che non può non devastare tutto ciò che è morte. E quel ragazzo di certo non morirà mai!

Luglio 2017: Elvis Presley – ELVIS PRESLEY (1956)ultima modifica: 2017-07-14T07:39:14+02:00da pierrovox

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