Luglio 2017: Suicide – SUICIDE (1977)

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Data di pubblicazione: Dicembre 1977
Registrato a: Ultima Sound (New York)
Produttore: Craig Leon & Marty Thau
Formazione: Alan Vega (voce), Martin Rev (drum machine, tastiere)
Lato A
                        Ghost rider
                        Rocket USA
                        Cheree
                        Johnny
                        Girl

Lato B

                        Frankie teardrop
                        Che

 

Il nostro stile non fu chiamato punk rock,
ma garage rock. E l’uso di questo termine l’abbiamo
coniato noi
(Alan Vega)

 

La New York di fine anni ’70 ribolliva di strani umori, e il rock fu una delle spugne che li assorbiva e li ritrasmetteva. New York fu la culla del punk rock, attraverso le scorribande dei Ramones, di Richard Hell & The Voidoids, dei Television, degli Heartbreakers, e da questo scenario iniziò quel fenomeno destinato appunto ad abbattere qualsiasi barriera. Ma non fu solo il punk rock ad elettrizzare le strade newyorkesi, ma anche qualcosa che prendeva linfa dalla new wave e dalla musica elettronica, e si produceva in un nuovo linguaggio sonoro, inespressivo, gelido e ripetitivo, schizofrenico. Qualcosa che voleva recidere definitivamente i legami col passato e trasmettere delle nuove consonanze nel rock di fine anni ’70. E come dice giustamente Alan Vega, quel qualcosa era effettivamente difficile da classificare, e alcuni lo chiamano “rock elettronico”, ma fu veramente destinato a rovesciare la situazione, forse con effetti anche più longevi di quelli provocati dal punk. Va via il concetto stesso di band, poiché qui bastano anche due sole persone a formare l’entità di qualcosa di veramente nuovo, e quel qualcosa furono i Suicide. Esattamente come i Silver Apples, i Suicide sono un duo per voce e sintetizzatori, che ha saputo coniare uno stile decisamente elettrizzante ed esaltante, prendendo spunto dal blues e bagnandolo nelle gelide acque sintetiche della musica elettronica. In un certo sono sono i cosiddetti precursori dell’industrial, facendo confluire nel loro stile musicale era lo sfondo sonoro ideale per delle litanie angosciose e autodistruttive e alienazioni metropolitane. Ma non solo: il loro stile fu talmente influente e seminale da produrre idee per il nascente synth pop, e più avanti per la techno.
Il gruppo si forma nel 1971, con Alan Vega, artista d’avanguardia, e Martin Rev, musicista free jazz. Prendono il nome da un fumetto della serie Ghost rider, intitolato Satan suicide, che era uno dei preferiti di Vega. Nel tempo seppero comunque dominare la nascente scena punk newyorkese attraverso un atteggiamento e un look piuttosto aggressivo, semplici riff di tastiere accompagnati da suono grezzo e pesante della batteria, che facevano da cornice alla voce roca e distorta di Vega.
Il loro primo album, omonimo, pubblicato verso la fine del 1977, è considerato uno dei capolavori assoluti del rock, oltre che classico maledetto. Il punto di svolta fu l’interesse dell’ex manager dei New York Dolls, Martin Thau, che li ingaggiò per la sua etichetta, interessato dalle trame nervose del duo. L’album si apre con la catatonia sonora di Ghost rider, densa di suoni meccanici e tensione stratificata. Le scariche elettroniche e la voce filtrata ne conferiscono un’aura fantasmagorica e stralunata. Segue la danza tribale di Rocket USA, ipnotica, quasi snervante nel suo tentativo di fluttuazione cosmica. A questa fa seguito la maestosa e tenera litania funerea di Cheree, intrecciante frasi ossessive e tintinnii elettronici. Una sorta di apoteosi vorticosa della follia, che in qualche modo si dipana su uno scenario di possibile redenzione. Johnny invece rilegge in chiave elettronica il rockabilly degli anni ’70, in qualche modo anticipando quel movimento sonoro cui daranno spazio negli anni ’80 e ’80 tanto i Gun Club, quanto i Primal Scream. Chiude il primo lato la sinuosa Girl, dondolante stralunata su un tappeto sonoro fatto di ricami organistici e pulsazioni ovattate. Il pezzo verrà poi ripreso e rivisitato da Barry Adamson per il suo As above so below del 1998.
Il secondo lato si apre con la lunga ossessione di Frankie teardrop. Minimale e vorticosa, Frankie teardrop è una sorta di analisi del dolore e della follia, attraverso dieci minuti di ritmi ossessivi, tappeti elettronici raggelanti, voce recitante angosciosa, urla, cacofonie, che descrivono la vita di un giovane operaio ridotto sul lastrico, che verrà indotto ad un gesto estremo. Uno dei brani più paurosi di tutta la storia del rock, ideale colonna sonora degna di alcuni film psycho-horror di Polanski, tipo Repulsion o Rosemary’s baby. L’album si chiude con gli echi tremolanti di Che, che svanisce in una sorta di vuoto cosmico.
Il suono di questo disco d’esordio dei Suicide è quello di un’umanità sacrificata, fatto di apoteosi meccaniche, frenesie acide, riverberi accecanti e feedback immondi. Schegge sonore impazzite per un rituale di autodistruzione. Un capolavoro unico nel suo genere, ineguagliabile da parte di chiunque.
Dopo questo folgorante esordio, i Suicide pubblicano l’ep di 23 minutes over Brussels, frutto di una registrazione di un concerto finito in rissa. Seguirà un Suicide II, ma si vira verso un pop cibernetico, ben lontano dagli incubi metropolitani del disco d’esordio. Gli altri episodi del duo saranno opere interlocutorie come A way of life del 1988, Why be blue del 1992 e American supreme del 2002, oltre tutta una serie di opere da solista. Il gruppo non ottenne un grandissimo successo verso il grande pubblico, seppur verrà spesso onorato dall’attenzione di illustri colleghi, come Spacemen 3, Fleshtones e Bruce Springsteen, che in diverse occasioni proporrà dal vivo una personale versione di Dream baby dream. In qualche modo un omaggio alla loro straordinaria grandezza!

I Suicide sono stati influenti come i Clash. Basta ascoltare il loro disco d’esordio per rendersene conto: il souno del synth pop, della techno, dell’industrial dance degli anni ’80 e ’90, e della new wave dai suoni metallici. Chiunque fa riferimento a quell’album fondamentale
(Wilson Neate)

Luglio 2017: Suicide – SUICIDE (1977)ultima modifica: 2017-07-17T09:55:34+02:00da pierrovox

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