Settembre 2017: Premiata Forneria Marconi – STORIA DI UN MINUTO (1972)
Data di pubblicazione: 1 febbraio 1972
Registrato a: Fonorama (Milano)
Produttore: Claudio Fabi
Formazione: Franz Di Cioccio (voce, batteria, percussioni, moog, aggeggi, cori), Franco Mussida (voce, chitarra elettrica, chitarra acustica e 12 corde, mandoloncello, cori), Mauro Pagani (flauto, ottavino, violino, cori), Giorgio Piazza (basso, cori), Flavio Premoli (voce, organo, pianoforte, clavicembalo, mellotron, moog)
Lato A
Introduzione
Impressioni di settembre
È festa
Dove… quando… (parte 1)
Lato B
Dove… quando… (parte 2)
La carrozza di Hans
Grazie davvero
“La PFM mi diede una formidabile spinta verso il futuro”
(Fabrizio De André)
A parlare è uno dei più grandi cantautori italiani, se non il più grande. Verso la fine degli anni ’70, Fabrizio De André accettò l’insana idea di andare in tour accompagnato da uno dei più celebri e importanti gruppi rock allora in circolazione: la Premiata Forneria Marconi (conosciuta con l’acronimo PFM). L’idea era quella di rivisitare in chiave rock vecchie e nuove ballate del cantautore genovese, donandole nuova linfa vitale, e rendendole in qualche modo più “accessibili” presso un pubblico più vasto. De André sulle prime era titubante, ma poi vinse le reticenze, e quello che fu quella tournée è storia del rock italiano. E in un certo qual modo quel tour non solo aprì nuove strade alla popolarità di De André, ma ha fatto in modo che la PFM restasse in eterno impressa nella memoria collettiva come uno dei gruppi più importanti del rock italiano. Ma in cose come questa esiste sempre un certo rovescio della medaglia, perché se è vero che quella tournée (immortalata peraltro in due bellissimi dischi, usciti rispettivamente nel 1979 e nel 1980, con alcune esibizioni semplicemente straordinarie, tra le quali va citata le resa bellissima di Amico fragile) è diventata storia, è anche altrettanto vero che da lì in poi la PFM ha vissuto un po’ all’ombra di questo magnifico evento, tant’è vero che non vi è concerto in cui non si sentano “obbligati” ad omaggiare il grande cantautore genovese con esibizioni de Il pescatore o La canzone di Marinella, o nel 2010 si sentirono in dovere di reincidere una loro personale versione de La buona novella, prima vera collaborazione del gruppo con l’indimenticato poeta e cantautore, promettendo che quella sarebbe stata l’ultimo capitolo. Non si sa fino a quando promesse come questa possano essere mantenute, ma ci fidiamo. Quello che però spesso sfugge ai più, è che la Premiata Forneria Marconi non è stata solo importante per la sua straordinaria collaborazione con Fabrizio De André, ma ha dato un contributo del tutto rilevante per la formazione del rock in Italia, portando linfa e sonorità nuove in un periodo in cui si era ancora legati alle vecchia cara melodia della canzone italiana, o i più “ribelli” prendevano spunto dal “beat” per introdurre sonorità nuove. La PFM invece contribuisce fattivamente alla formazione di un genere che in Italia produrrà cose eccellenti, nuove e originali: il progressive. Prendendo spunto dal rock progressivo anglosassone e dalle sonorità di Canterbury, questo filone seppe trovare nel Belpaese una fisionomia del tutto personale, originale e imponente, tanto da ottenere riscontri di un certo spessore anche fuori dai confini nazionali.
Avviata la carriera in un gruppo di ambizioni beat col nome di I Quelli, i vari Di Cioccio, Mussida, Premoli e Piazza, erano dei turnisti dotati di un’eccellente tecnica, spesso chiamati in sala d’incisione dai vari De André, Battisti, Mina, per offrire il loro importante contributo. Verso il 1970 pensarono di abbandonare decisamente la convenzione e canonica forma canzone per potersi cimentare nella composizione di qualcosa di più elaborato. Fu qui che cambiarono il loro nome in Krel, ispirandosi ad un racconto di Arthur J. Cochran. Ma l’incontro col polistrumentista Mauro Pagani, durante le registrazioni de La buona novella di De André, li portarono ad un ennesimo cambiamento, preferendo la sigla sociale di Premiata Forneria Marconi, e l’improvvisazione e il virtuosismo come fonte di ispirazione nella composizione, adottando tecniche già ampiamente sperimentante dai King Crimson e Jethro Tull. Questo li portò all’incisione del loro primo lp, Storia di un minuto, concept album nel senso più canonico del rock progressivo, che descrive la giornata di un uomo comune, e autentica pietra miliare del rock italiano di tutti i tempi.
Il disco si apre con una breve introduzione sonora, e subito si lega alla bellissima Impressioni di settembre (il testo dagli scenari bucolici è opera di Mogol), dotata di un ritornello strumentale espresso con il virtuosismo del moog, caso del tutto unico nel mondo del pop rock. Il pezzo può essere tranquillamente considerato come uno dei pezzi più belli mai scritti in Italia, tanto da diventare fonte di ispirazione per tanto pop rock a venire, e omaggiato da moltissimi artisti, tra i quali è doveroso citare perlomeno Franco Battiato e i Marlene Kuntz (questi ultimi poi ne proporranno una particolare versione in collaborazione con Patti Smith al Festival di Sanremo del 2012). Segue la gioiosa È festa, con i suoi tentacoli sonori, la sua carica emotiva, i ritmi incalzanti, i rallentamenti e le riprese, espressione più autentica della vitalità del gruppo, e di un genere troppo spesso bollato ingiustamente come onanista e solo virtuosista. Chiude il primo lato la fascinosa atmosfera medievale della prima parte di Dove… quando… dotata di un testo misterioso e meditabondo.
Il secondo lato riprende da dove aveva interrotto, e cioè dal tema di Dove… quando… ripreso con l’organo, ma che poi si apre in una lunga improvvisazione sonora jazz e progressiva. Si torna ad un tentativo di coniugare prog e canzone d’autore con La carrozza di Hans, dotata di improvvisi cambi d’umore e di atmosfere sonore. Si chiude con la sperimentale Grazie davvero, dove si intrecciano non solo cambiamenti umorali, ma spaziature stilistiche degne di un certo rilievo.
Storia di un minuto quindi è un album bellissimo e ancora oggi dotato di una freschezza unica. Pietra miliare autentica di un genere che in Italia seppe creare delle cose bellissime. Purtroppo il resto della discografia della PFM non seppe eguagliare in pieno la straordinaria creatività di questo bellissimo esordio, pur presentando momenti di grande caratura. Ma se si vuole avere un’idea ben precisa di cosa sia stato il progressive in Italia, allora è sempre un bene partire da questo grandissimo disco, che in un “minuto” condensa la storia!