Dicembre 2017: Little Richard – HERE’S LITTLE RICHARD (1957)

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Data di pubblicazione: Marzo 1957
Registrato a: New Orleans
Produttore: Bumps Blackwell
Formazione: Little Richard (voce, piano), Lee Allen (sassofono tenore), Alvin “Red” Tyler (sassofono baritono), Frank Fields (basso), Earl Palmer (batteria), Edgar Blanchard (chitarra)

 

Lato A

 

                        Tutti frutti
                        True, fine mama
                        Can’t believe you wanna leave
                        Ready Teddy
                        Baby
                        Slippin’ and slidin’

 

Lato B

 

                        Long tall Sally
                        Miss Ann
                        Oh why?
                        Rip it up
                        Jenny Jenny
                        She’s got it

 

In fondo al cuore sento di essere il vero inventore del
rock’n’roll. Se c’è qualcun altro, non lo conosco e non l’ho mai sentito
(Little Richard)

 

“Awopbopaloobopalopbamboom!”: una parola senza alcun senso apparente, ma che è stata molto più eloquente di qualunque altra nel mondo moderno, perché è con questa accozzaglia di fonemi che è partita la vera e propria rivoluzione del rock’n’roll. Chiunque, in un modo o nell’altro, si è imbattuto in questa irresistibile parola, che apriva ad un ritmo frenetico, formidabile, e che era destinata a cambiare le sorti della cultura popolare della seconda parte del Novecento.
Siamo nella seconda metà degli anni ’50, e la seconda guerra mondiale ormai è solo un brutto ricordo, ma ancora si sentono gli umori guerrafondai in terra coreana, e la guerra fredda sta per raggiungere il suo apice di tensione tra i due blocchi che dividono e governano il mondo. Negli Stati Uniti vige ancora una ferrea divisione tra la società bianca e la società nera, e la differenza razziale sembra ancora universalmente accettata dalla società borghese “benpensante”, e il benessere e il consumismo sono ormai entrati nelle abitudini comuni. Non si pensa, ci si adegua. Non c’è patriottismo, ma solo sopraffazione. Come fare per poter vincere questa arretratezza culturale e civile? Semplicemente non prendere sul serio la stupidità di questi atteggiamenti, ma volgere lo sguardo sulla vera natura umana, e dunque la vera e propria rivoluzione arriva dalla musica! Se non trovi un senso nelle abitudini borghesi, ecco che la musica scuote e rovescia qualunque situazione che si irrigidisce.
In tutto questo trova uno spazio del tutto rilevante un giovane musicista nero, originario della Georgia: Richard Wayne Penniman, più noto come Little Richard. Terzo di dodici figli, Richard crebbe in una famiglia molto religiosa, e qui poté sperimentare la sua passione per la musica: infatti la sua famiglia si esibiva nelle diverse chiese dello Stato col nome di The Penniman Singers. Spiritualità e musica che si fusero nell’animo di Richard, che in un primo tempo pensò addirittura di diventare prete, ma poi si convinse che la musica poteva essere l’unica vera arma per esprimere tutto ciò che viveva dentro di lui.
Ed è proprio all’inizio degli anni ’50 che Richard avvia la sua carriera, imitando uno stile derivativo dal gospel, ma combinandolo con altri stili più “profani” come il boogie-woogie e il rhythm and blues, preferendo i ritmi forti e veloci, il suono suadente del sassofono, unendoli con spasmi, gemiti, grida; in un certo senso trovando tutti gli elementi che costelleranno il genere del rock’n’roll.
Il suo primo album, Here’s Little Richard, rappresenta in tal senso una pietra miliare senza tempo per tutto ciò che chiamiamo rock. Spazia senza timore alcuno tra le varie tradizioni, dal blues dei campi di cotone, al gospel più spirituale, e unisce una forte carica sensuale, che all’epoca rappresentava una rivoluzione vera e propria: ve lo immaginate un artista di colore esprimere tutto il suo fascino erotico in una società fortemente puritana?
Ed è appunto questo che esprime il sorprendente Awopbopaloobopalopbamboom! che apre la celeberrima Tutti frutti. Il pezzo fu composto e registrato nel 1955, e nel tempo fu riproposta anche da Elvis Presley, ed era un vero e proprio inno di liberazione, scanzonato e spensierato: rock’n’roll allo stato puro, nell’essenza libertaria, e nella rivendicazione di un senso nel suo pur apparente non senso. Non c’è appassionato di rock’n’roll che non si sia cimentato anche solo una volta a riproporla.
Il viaggio libertario di Little Richard prosegue col blues spirituale di True fine mama, e la voce straziante di Can’t believe you wanna leave, che si sviscera in un blues di potente afflato. Ready Teddy è un altro pezzo piuttosto affine a Tutti frutti per urgenza e vivacità, con un sassofono baritono in primissima linea. Si prosegue col boogie vulcanico di Baby, e si chiude il primo lato sulla stessa lunghezza d’onda con Slippin’ and slidin’.
Il lato B si apre col sudore sensuale di Long tall Sally, e si prosegue col lento Miss Ann, così eroticamente evocativo, esattamente come col riflessivo Oh why? Il resto si staglia con un rock’n’roll divertente e forsennato, dettato dal movimento e dalla mancanza di inibizioni, attraverso Rip it up, Jenny, Jenny, She’s got it.
Questa musica abbatteva le barriere: durante gli spettacoli gente bianca e nera si univa nella danza, infischiandosene allegramente delle severe leggi razziali che ancora vigevano negli Stati Uniti d’America. Non sempre però le cose andavano per bene, e qualche grana veniva lanciata dalla stupidità razzista, come quella del North Alabama White Citizens Council, che protestarono vivacemente contro il rock’n’roll di Little Richard, attraverso uno spot televisivo nel quale affermavano che “il rock’n’roll è parte di un complotto comunista per danneggiare i valori morali della gioventù americana. Ѐ pieno di riferimenti sessuali, immorali e avvicina le persone di diverse razze le une con le altre”. Grazie a Dio l’imbecillità condanna sé stessa, e la musica invece è una delle armi più potenti per poter unire i popoli! Grazie a Dio!

 

Se in America hanno qualcuno che si chiama Little Richard, io allora posso chiamarmi Little Tony
(Little Tony)

Dicembre 2017: Little Richard – HERE’S LITTLE RICHARD (1957)ultima modifica: 2017-12-18T08:16:10+01:00da pierrovox

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