Aprile 2018: Ramones – RAMONES (1976)

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Data di pubblicazione: 23 aprile 1976
Registrato a: Plaza Sound, Radio City Music Hall (New York)
Produttore: Craig Leon
Formazione: Joey Ramone (voce), Johnny Ramone (chitarra), Dee Dee Ramone (basso, cori), Tommy Ramone (batteria)

 

Lato A

 

                        Blitzkrieg bop
                        Beat on the brat
                        Judy is a punk
                        I wanna be your boyfriend
                        Chain saw
                        Now I wanna sniff some glue
                        I don’t wanna go down to the basement

 

Lato B

 

                        Loudmouth
                        Havana affair
                        Listen to my heart
                        53rd & 3rd
                        Let’s dance
                        I don’t wanna walk around with you
                        Today your love, tomorrow the world
                       

 

Gabba, Gabba, Hey!”

In una lontana intervista Joey Ramone sosteneva che la sua formazione principale non arrivava tanto dai banchi di scuola, quanto dalle leggi della strada, poiché questa era la dimensione della vita reale. È stato il rock’n’roll quindi a insegnargli a vivere, e non le forme stantie della formazione convenzionale.
E sarà proprio questa la dimensione reale appunto che formerà l’arte dei Ramones, uno dei gruppi più innovativi e influenti della storia del rock americano, imponendosi come una delle band fondatrici del cosiddetto “movimento punk newyorkese”, all’epoca vibrante di tantissime scosse artistiche che stavano invadendo la scena, tra le quali vanno citate quelle provocate da Patti Smith e dai Television, e in forma diversa dai Talking Heads.
Quattro ragazzi scontrosi e irruenti precorrono quindi quella tempesta sonora che da lì a poco investirà il Regno Unito, che sarà devastato dalla violenza selvaggia e iconoclasta dei Sex Pistols e dalla rabbia proletaria dei Clash. Quei quattro ragazzi si chiamavano Jeffrey Ross Hyman, in arte Joey Ramone, che aveva già dei trascorsi in un gruppo dal nome di Sniper; John Cummings, in arte Johnny Ramone, già bassista dei Tangerine Puppets; Tamas Erdélyi, in arte Tommy Ramone, e infine Douglas Glenn Colvin, in arte Dee Dee Ramone, anche lui con esperienze in altre band. La loro immagine prototipica era delineata da un look riconoscibile e inconfonbile a base di chiodo di pelle nera, t-shirt, jeans strappati e scarpe da tennis, propendendo per una dimensione al tempo fumettistica e minacciosa. Il suono invece che emanavano era qualcosa mai sentito prima: un muro di suono dall’impatto violento e devastante, e delle canzoni secche e nello stesso tempo melodiche che univano istinto e demenza, sberleffo e ribellione, echeggiando tanto il garage rock anni ’60 quanto il surf rock primordiale, testi filo adolescenziali e melodie irresistibili.
Non vi è idealismo nel rock dei Ramones, ma istinto puro, come se volessero cantare, e con irresistibile energia, il cazzo che gli passava per la testa, senza voler a tutti i costi apparire impegnati o seriosi. Le canzoni, brevi e secche, erano un concentrato di energia violenta e di cazzeggio coinvolgente come non se ne sentiva da tempo. Anche nelle esibizioni live il loro atteggiamento era scanzonato e strafottente: gambe divaricate, chitarre e basso che venivano suonati ben sotto la vita, ed energia a pacchi. Non si esagera quindi nel definire i Ramones uno dei gruppi più importanti e seminali di tutta la storia del rock, al pari dei Beatles e dei Rolling Stones, dei Doors e dei Led Zeppelin… e ci sono orde di gruppi e artisti che ancora oggi riconoscono grandissimi tributi alla band americana a distanza di decenni, dai Dead Kennedys a Richard Hell, dai Damned a Siouxsie, non ultimi gli U2 che nell’album Songs of innocence gli hanno tributato un grandissimo ricordo nell’orecchiabile The miracle (of Joey Ramone).
E come in tutte le storie di band leggendarie che si rispettino, il primo passo è sempre quello fondamentale e decisivo non solo per la propria di carriera, ma anche in senso storico, proprio perché introduce un nuovo linguaggio nella storia del rock: un linguaggio che non ha la presunzione idealistica dei gruppi progressive, e che recupera l’urgenza istintiva del rock’n’roll dei primi anni ’60. Ed è così che Ramones, l’omonimo primo album di questi quattro ragazzacci, diventa il manifesto sonoro di un genere che in quel periodo stava venendo fuori. Un manifesto che contiene tutti i linguaggi peculiari del punk rock, a cominciare proprio dalla copertina spartana ed epica ad opera di Roberta Bayley.
Apre il disco l’inno Blitzkrieg bop, pietra miliare del punk rock americano, fatto di orecchiabilità immediata e violenza sonora. Sulla stessa lunghezza d’onda, fatta di immediatezza e impatto, vanno altri inni quali Beat on the brat, ispirata a quanto sostenne Dee Dee, da un episodio vero e strambo, ossia quello di una madre che rincorreva suo figlio impugnando una mazza da baseball, Judy is a punk, che racconta la storia di una fan scalmanata del gruppo, e profeticamente ne annuncia la morte, avvenuta poi in un incidente aereo (nell’album End of the century il tema verrà ripreso in The return of Jackie and Judy), la serrata I wanna be your boyfriend, in qualche modo aggiornando il tema di I wanna hold your hand dei Beatles in chiave punk, Chain saw ispirata al film horror Non aprite quella porta di Tobe Hooper. Now I wanna sniff some glue affronta la tematica delle sostanze supefacenti assunte dagli adolescenti per ammazzare la noia, in particolare ci si riferisce ai ragazzi dei quartiere di New Yok Forest Hill, che facevano uso di colla. Chiude il primo lato la carica di i don’t wanna go down to the basement.
Il lato B si apre con Loudmouth e il suo suono sporco, e si procede con la stessa urgenza in Havana affair. Il tempo di un serrato one-two-three-four e arriva il romanticismo bislacco di Listen to my heart. 53rd and 3rd è un altro inno con una base di chitarra roboante e stupefacente. Vi è spazio per una rilettura particolare di Let’s dance di Chris Montez, e si va verso la chiusura passando dal minuto e mezzo sporco di I don’t wanna walk around with you, e approdando a Today your love, tomorrow the world, con tanto di riferimenti ironici verso la Germania nazista, che però in qualche modo le porteranno qualche grana da parte di qualcuno che invece, sprovvisto di ironia, accuserà la band di simpatie di estrema destra.
Ramones è il disco dell’anno zero del rock, che da qui riparte, tra brillante essenzialità e semplicità. Il loro rock è scarnificato, ridotto all’essenziale, metropolitano, caotico, sporco e così ingenuo nello stesso tempo. Una vera e propria pietra miliare!
Dopo questo disco i Ramones pubblicheranno un album di transizione quale Leave home, e offriranno un altra pietra miliare nel capolavoro Rocket to Russia e nel leggendario It’s alive, inciso dal vivo al Rainbow di Londra, che chiudeva quel periodo di innovazione e dettatura di nuove regole del rock. Dopo questo i Ramones proseguiranno una discreta carriera tra alti e bassi, cambiamenti in corso della formazione, fino allo scioglimento giunto nel 1996, e anticipato dal programmatico album Adios amigos! dell’anno precedente. Gli anni che seguirono invece hanno rappresentato un lungo e drammatico saluto da parte di tutti i componenti della band, che di sicuro staranno mettendo a soqquadro il Regno di Dio col loro rock’n’roll sfrenato e irriverente, a cominciare da Joey Ramone che ci ha lasciati il 15 aprile 2001, dopo una lunga malattia, e che nel contempo ci aveva lasciato un album da solista, Don’t worry about me, uscito l’anno dopo la sua morte, seguito dal postumo Ya know? Del 2012. Seguirà Dee Dee Ramone il 5 giugno 2002, ucciso da un’overdose. Gli andrà dietro Johnny Ramone il 15 settembre 2004, e chiuderà definitivamente la storia leggendaria Tommy Ramone, che ci ha lasciati l’11 luglio 2014. Troppo duri per morire, si diceva… Loro ci hanno lasciato, ma la loro eredità non morirà mai. Segno che il rock’n’roll non morirà mai, e che questi quattro ragazzi ne sono ancora i profeti indiscussi. Gabba gabba hey!

 

Amo da morire questo disco, anche se so che questi ragazzi amano flirtare con immagini brutali, naziste in particolare, più o meno come una sorta di Midnight rambler stuprata. Questo mi mette a disagio, ma penso anche che il buon rock’n’roll dovrebbe dannatamente metterti a disagio
(Robert Christgau)

Aprile 2018: Ramones – RAMONES (1976)ultima modifica: 2018-04-16T12:15:37+02:00da pierrovox

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