Agosto 2018: Plan 9 – DEALING WITH THE DEAD (1983)
Data di pubblicazione: 1983
Registrato a: Rhode Island (New York)
Formazione: Eric Stumpo (voce, chitarre), Deborah DeMarco (tastiere), John DeVault (chitarra), Mike Meehan (batteria, voce), John Florence (basso), Tom Champlin (chitarre), Eric Vandelin (chitarra), Evan Williams (chitarra)
Lato A
I like girls
B-3-11
White women
Dealing with the dead
Lato B
Step out of time
Gone
Beg for love
Can’t have you
Keep on pushin’
“È musica che ha spirito, senza esclusione di colpi,
sensazione del rock anni ’60, pur riuscendo a non sembrare datata”
(recensione sul Calgary Herald)
La storia dei newyorkesi Plan 9 dimostra ancora una volta che non occorre scalare le classifiche e diventare famosissimi per essere importanti nella storia del rock. Il loro contributo è stato quello di rivitalizzare un genere che agli inizi degli anni ’80 stava ritrovando nuova linfa, soprattutto grazie agli assalti del post punk e dello spumeggiare della new wave: il rock psichedelico.
Mente del progetto il chitarrista e cantante Eric Stumpo, appassionato di b-movie e fumetti a tal punto da ispirarsi ad un vecchio film del 1959 per battezzare la sua band: Plan 9 from outer space. E in effetti la loro musica è fluttuante e nello stesso tempo di forte impatto. Sa farti volare tra le scie chimiche e spaziali, e nello stesso tempo offrire una forte corporeità. In un certo senso sa unire sapientemente il punk di scuola Ramones e i viaggi psichedelici dei 13th Floor Elevator.
Esordiscono nel 1982 con Frustration, album composto per la grandissima parte da cover semisconosciute da parte del grande pubblico. In un certo senso questo è il modo di farsi le ossa e prepararsi al vero e proprio battesimo sonoro, che puntualmente arriva l’anno dopo: Dealing with the dead.
Diversamente dal disco precedente, Dealing with the dead è composto per intero da canzoni autografe, opera di Eric Stumpo e altri membri della band. E il risultato è sorprendente! L’album sa fluttuare nello spazio e impattare con una fisicità fuori dal comune. Ha un suono fresco e frizzante, datato eppure così dannatamente contemporaneo, esattamente come certi capolavori del rock psichedelico degli anni ’60. E cosa più unica che rara, il suono è ricavato da tutta una serie di intrecci che compongono una sorta di wall of sound ottenuta dai ricami di organo della DeMarco e l’apporto di ben cinque chitarre, improvvisando un garage rock scintillante, tale da far perdere la cognizione del tempo e dello spazio.
Il disco attacca con veemente frenesia nel mood hard di I like girls, indiavolata e fantasiosa come un pezzo degli Stooges, unisce un jingle-jangle perverso e un assolo fuzz nel bel mezzo del brano. Gli archi d’organo che aprono B-3-11 ci proiettano invece in una dimensione spaziale, attraversando intense atmosfere lisergiche. Le chitarre echeggiate e l’effetto dell’organo creano una particolare atmosfera tossica e sensuale attorno alla bellissima White women, mentre la tenebrosa title-track chiude il primo lato, trasportandoci in una dimensione simile a quella dell’Alba dei morti viventi.
Si riparte nel secondo lato con il country rock psichedelico di Step out of time, con tanto di riff scintillanti e assoli graffianti. Gone dal canto suo invece strizza l’occhio al beat pop psichedelico degli anni ’60, con un organo festante e fantasioso e un assalto sonoro gioioso. Beg for love invece pare rubata agli Stones della metà degli anni ’60. Andando sul finale ci si imbatte in una festa rockabilly imbastita dalla ritmica folle di Can’t have you, e si chiude con il raw power di Keep on pushin’.
Di successo, dicevamo, i Plan 9 non ne ottennero molto, anzi non sono mai usciti veramente da quella cerchia che si suol chiamare underground, ma di una cosa siamo sicuri in questa sede: Dealing with the dead è uno dei migliori album della neo psichedelia anni ’80, e che solo il tempo e la passione di chi ama la musica ha saputo rendere la giusta attenzione.