Febbraio 2019: Metronomy – LOVE LETTERS (2014)

Metronomy - Love letters

 

Data di pubblicazione: 10 marzo 2014
Registrato a: Toe Rag Studios (Londra)
Produttore: Joseph Mount
Formazione: Joseph Mount (voce, chitarra, batteria, basso), Olugbenga Adelekan (basso), Anna Prior (batteria), Michael Lovett (tastiere), Oscar Cash (piano, tastiere), Airelle Besson, Daniel Zimmerman, Thomas Depourquery (corno), HowAboutBeth, Jaelee Small, Kenzie May Bryant (cori)

 

Tracklist

 

                        The upsetter
                        I’m aquarius
                        Monstrous
                        Love letters
                        Month of sundays
                        Boy racers
                        Call me
                        The most immaculate haircut
                        Reservoir
                        Never wanted

 

Love letters non è un diario, piuttosto una raccolta
di storie su un passato non troppo lontano
(Nicolo Ghemison Arpinati)

 

Nell’epoca dei social network, degli smartphone, di internet che è entrato nel nostro privato per poterlo praticamente dominare, ha senso scrivere ancora lettere d’amore? Secondo i Metronomy si! L’umanità non la si dimentica. E se i Kraftwerk erano la voce del “soul elettronico” degli anni ’70, questa band inglese, nata da un progetto di Joseph Mount agli inizi degli anni 2000, vorrebbe rappresentare esattamente quello spirito nell’epoca del dominio del virtuale. Infatti la loro musica è elettronica minimale, fatta per le canzoni d’altri tempi, ma con un approccio naif, lontano dalla retorica del pop mainstream.
Il loro quarto album, Love letters, è incorniciato da una copertina che richiama l’estetica pop degli anni ’60, quella dell’esplosione della pop culture. Ed è da lì appunto che si vuole ripartire per una manciata di canzoni orecchiabili e facilmente fruibili.
Si parte dagli umori elettro-funk di The upsetter, gioiellino pop che lancia un ponte verso il passato, e lo proietta in questi tempi. Non è poi così difficile intravedervi affinità con Sly Stone o il trip hop degli anni ’90. I’m aquarius invece prosegue con un tono elettronico minimale, fatto di controcanti femminili e beat sintetici. Monstrous invece cerca di riflettere lo spirito di questi tempi, richiamando i suoni dei cellulari con organetti svisati, e voci filtrate, un po’ come quelle cose che facevano i Kraftwerk in tempi non sospetti. Giunge poi una title-track figlia della Motown, con i corni che evocano tempi andati e riflettono uno spirito sempre vivo e pieno di grande gioia, esattamente come lo era la black music degli anni ’70. Month of sundays invece richiama da vicino il jingle-jangle dei Byrds, con chitarrine psichedeliche e cori.
Boy racers torna invece su quei territori sonori cari al pop sintetico di gente come Depeche Mode o Erasure, mentre i toni dismessi di Call me si proiettano in atmosfere fumose e sintetiche. The most immaculate haircut è sorretta da chitarre jingle che ricordano nuovamente i Byrds, ma le melodie fanno pensare ai Wilco. Reservoir è anch’essa figlia del soft pop degli anni ’60, con l’organetto in primissima fila. Si chiude il lotto con la ballata elettro-acustica di Never wanted.
Questo disco è appunto una lettera d’amore d’altri tempi a questi tempi, dove tutto sembra andare veloce, dove tutto si contorna di eccesso e ridondanza. Qui si va al sodo, e quindi ad una musica che deve distendere, sospendere nel tempo ed eternarlo. Perché le cose belle sono fatte sempre per durare!

 

Febbraio 2019: Metronomy – LOVE LETTERS (2014)ultima modifica: 2019-02-04T16:22:35+01:00da pierrovox

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