Marzo 2019: Antonello Venditti – LILLY (1975)

Antonello Venditti - Lilly

 

Data di pubblicazione: Settembre 1975
Registrato a: RCA Records Factory (Roma)
Produttore: Paolo Dossena
Formazione: Antonello Venditti (voce, pianoforte), Saro Liotta (chitarra), Olimpi Petrossi (basso chitarra), Enrico Ciacci (chitarra a 12 corde), Nicola Samale (flauto), Franco Di Stefano (batteria, percussioni), Alberto Visentin (tastiere), George Sims (chitarra), Roger Smith (chitarra)

 

Lato A

 

                        Lilly
                        L’amore non ha padroni
                        Santa Brigida
                        Attila e la stella

 

Lato B

 

                        Compagno di scuola
                        Lo stambecco ferito
                        Penna a sfera

 

Io mi ricordo quattro ragazzi con la chitarra
e un pianoforte sulla spalla
(da Notte prima degli esami)

 

La ballata pianistica che accompagna le notti insonni che precedono la prima prova della maturità di tanti ragazzi, inizia con un ricordo fermo, fisso, come quello di un fotogramma: quello di quattro ragazzi con la chitarra. Il riferimento è ovviamente a Francesco De Gregori, Giorgio Lo Cascio, Ernesto Bassignano, e ovviamente Antonello Venditti, figura di spicco della cosiddetta “scuola romana” degli anni ’70.
Una corrente cantautoriale destinata a marchiare a fuoco la canzone italiana, cercando di mettere in luce pensieri e sentimenti nascosti, espressione di una generazione giovanile che stava vivendo i turbamenti del cambiamento della società. In particolare Venditti ha saputo raccontare con estremo realismo e partecipazione emotiva l’evoluzione dei sentimenti nelle sue canzoni, ricche di allegorie e non disgiunte dalla militanza politica. Soprattutto negli anni ’70 il suo contributo è stato notevole e pieno di dischi straordinari!
Dopo aver esordito con il disco a quattro mani con Francesco De Gregori, Theorius campus (che ha consegnato alla storia Roma capoccia, indimenticabile inno d’amore alla propria città), Venditti inizia un percorso intenso fatto di canzoni impegnate e militanza politica, esprimendosi un po’ come Rino Gaetano, tra satira e realismo. Ma è con Lilly, il suo quarto album da solista, che ottiene uno straordinario successo commerciale. Diversamente dai dischi precedenti, Lilly ha una maggiore propensione per la melodia “pop”, ma nello stesso tempo non tralascia tematiche scottanti, come quella della tossicodipendenza che stronca la vita della protagonista della title-track. Forse nessuno prima di lui aveva messo a nudo una tematica scottante come quella, interpretata con trasporto drammatico e un’intensità fuori dal comune. Venditti esprime dolore e rabbia per le sorti di una giovane donna, e il brano diventa emblematico di una generazione che vedrà consumarsi nel buco di un ago il proprio destino. Nella Capitale il tema nuovamente verrà così drammaticamente espresso con il film Amore tossico di Claudio Caligari, che entra dentro gli inferni esistenziali delle periferie di Ostia. Segue L’amore non ha padroni, dedicata a Simona Izzo, che Venditti sposerà proprio in quell’anno. Santa Brigida invece è uno stornello in romanesco che riporta la musica ad altri tempi, quando il folklore popolare la faceva da padrone nelle strade e nelle piazze. Il primo lato si chiude con la ballata acustica di Attila e la stella, che narra l’avanzata degli Unni, arrestata dal Papa San Leone Magno.
Il secondo lato si apre con una delle sue canzoni più belle di sempre, ispirata direttamente dai suoi anni al Liceo Giulio Cesare: Compagno di scuola. La ballata, pianistica e struggente, è la fotografia degli idealismi di una generazione, con versi sorprendentemente simbolici (“Nietrzsche e Marx che si danno la mano”) ed espressivi di idee ed impegni. Ma nello stesso tempo apre la riflessione sul fallimento di quelle utopie, e che il destino di quella generazione è diretto all’individualismo borghese (“Ti sei salvato o sei entrato in banca pure tu?”). Lo stambecco ferito invece è una lunga cavalcata simbolica che tratta della violenza politica, e riflette gli umori dell’epoca, tra militanza e repressione. Il disco si chiude con l’ironica Penna a sfera, sorta di Avvelenata vendittiana, in cui si attacca Enzo Caffarelli di Ciao 2001, che lo aveva stroncato sulle pagine del suo giornale.
Lilly è un album sublime, uno degli apici della canzone d’autore italiana, e mostrava un uomo capace di far evolvere la propria arte con grande maestria. A questo disco seguiranno gli altrettanto convincenti e più confacenti alla melodia radiofonica Ullalla, Sotto il segno dei pesci, Buona domenica e Cuore. I dischi venuti dopo confermeranno e amplieranno il suo successo commerciale, ma appartengono a tutt’altra storia. Noi ci fermiamo qui!

 

“Era così bello girare per Roma in quel periodo! Forse perché ero più giovane o forse perché era una città che definirei più dolce. Comunque il Folkstudio, soprattutto nella sua prima sede di Via Garibaldi e grazie al suo gestore Giancarlo Cesaroni, era un locale super vivo, dove potevi ascoltare di tutto, dal jazz alla canzone d’autore con Giovanna Marini, Matteo Salvatore, Mimmo Locasciulli, Antonello Venditti, Rino Gaetano e Gianni Togni
(Francesco De Gregori)

Marzo 2019: Antonello Venditti – LILLY (1975)ultima modifica: 2019-03-14T14:02:04+01:00da pierrovox

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