Maggio 2019: Verdena – IL SUICIDIO DEI SAMURAI (2004)

Il suicidio dei samurai

 

Data di pubblicazione: 30 gennaio 2004
Registrato a: Henhouse Studio (Bergamo)
Produttore: Verdena
Formazione: Alberto Ferrari (voce, chitarre), Luca Ferrari (batteria, percussioni), Roberta Sammarelli (basso, cori), Fidel Fogaroli (tastiere)

 

Tracklist

 

                        Logorrea (esperti all’opera)
                        Luna
                        Mina
                        Balanite
                        Phantastica
                        Elefante
                        Glamodrama
                        Far fisa
                        17 tir nel cortile
                        40 secondi di niente
                        Il suicidio dei samurai

 

 

Ora puoi, il fisico ce l’hai
per fare la rivoluzione che aspetto
(da “Miglioramento”)

 

I Verdena hanno rappresentato una nuova generazione e una nuova rigenerazione per il rock in Italia. Al termine degli anni ’90, quando Afterhours e Marlene Kuntz avevano già fatto la loro irruzione e stravolto la scena indipendente italiana, e la C.S.I. si avviava ad una nuova metamorfosi, la band bergamasca veniva fuori ribadendo ancora una volta la decisa importanza del rock’n’roll italiano. Il loro stile, derivativo e surreale, ha potuto connotarsi sin da subito di una precisa personalità che attingeva dai Nirvana e dai Motorpsycho, e poi via via verso i Pink Floyd più psichedelici. I Verdena quindi rappresentano quandi la vitalità del rock, la sua espressività e la bellezza di perdersi dentro l’anima dei suoni. I Verdena in Italia sono il rock, l’essenza stessa del rock.
Il gruppo si forma nel 1995 ad opera di due fratelli bergamaschi: Alberto, abile chitarrista con una forte propensione per la scrittura, e Luca, bravo percussionista. I due si mettono da subito alla ricerca di un bassista, e dopo averne presi alcuni, alla fine decidono di ingaggiare Roberta Sammarelli, già chitarrista di un gruppo punk della zona: le Porno Nuns. Prendono in un primo tempo il nome di Verbena dall’omonima pianta, poi presto cambiato in Verdena, per evitare casi di omonimia con un gruppo americano. I loro primi passi saranno segnati dai vari demotape che cercheranno di spingere presso diverse case discografiche, oltre a tutta una serie di concerti tenuti in Lombardia. Nel 1998 la Black Out, che ha sotto contratto la C.S.I. li contatta per metterli sotto contratto, e l’anno successivo esordiscono con un omonimo album, registrato con l’aiuto di Giorgio Canali. L’album rivela, nei suoni e nelle attitudini, una chiara devozione al grunge, soprattutto quello più acerbo e iperenergetico, tanto da fargli meritare l’etichetta di “Nirvana italiani”. Due anni dopo mostrano evidenti segnali di crescita nell’interessantissimo Solo un grande sasso, inciso con la supervisione di Manuel Agnelli. Questo disco li proietterà in una dimensione musicale e sonora di ampio respiro, con interessanti aperture psichedeliche, e un approccio più “universale” al concetto stesso della composizione, tanto da interessare niente meno che gli U2 che li vogliono come gruppo spalla per la loro data italiana dell’Elevation Tour a Torino. In solo poco tempo i Verdena hanno saputo dimostrare di non essere un passabile fenomeno indie rock italiano, buono per una sola stagione, ma un gruppo di carattere e spiccata personalità. Insomma il gruppo che ha tutte le carte in regola per far vivere una nuova stagione primaverile al rock italiano! Loro peculiarità è uno studio attento di diversi stili musicali, attraversati con disinvoltura e curiosità, e una idea del tutto stramba all’approccio testuale. Lo stesso Alberto Ferrari ha diverse volte espresso come i testi per loro sono un fatto del tutto relativo, dotati di un’importanza più sonora che letterale, tanto che adottano la tecnica del cut-up, tanto cara ai primi Afterhours. Dice lui stesso: “I miei testi non hanno senso, o allo stesso tempo possono averne più di uno”.
Dopo la prova di grande crescita espressa in Solo un grande sasso, si attende quindi la prova della maturità, che puntualmente giunge col terzo disco. Il suicidio dei samurai, completamente autoprodotto e registrato in proprio, è un album che si arricchisce di asperità punk-rock, ma vanta aperture alt pop di altissimo profilo, soprattutto vantando una ricchezza sonora stupefacente e superlativa. Non si fa fatica a definire Il suicidio dei samurai come il capolavoro dei Verdena, album che in un certo senso chiude la loro fase di crescita, esprimendo una maturità incredibile, e proietta la band in una ricerca sonora ancora più coraggiosa e intrigante per le prove successive.
L’album si apre con Logorrea (esperti all’opera), forte di un ritmo martellante e ossessivo, riff granitici, distorsioni e testo completamente sfasato. Segue Luna, che rispecchia una personalità musicale molto vicina ai primi Smashing Pumpkins, soprattutto nella personalità della chitarra, ora distorta, ora melodica, ad indicare una nuova forma di canzone rock italiana. Mina invece è un vero e proprio capolavoro di scrittura ed estetica rock. Si erge su una base melodica piuttosto canonica, ma che vanta una personalità tenebrosa concessa dal muro di chitarre, che si ergono maestose e bellissime a coniugare strofa e ritornello, oltre ad un fine strumentale che fa pensare al progressive. Balanite si dimena con un potente giro di basso, reiterato per tutta la durata del brano, una batteria marziale ed effetti granitici. Phantastica invece è l’ulteriore capolavoro di scrittura e interpretazione, per un’espressione dichiaratamente classic rock. Elefante fa pensare ai Motorpsycho per il suono tenebroso del basso e l’oscura attitudine hard. Segue Glamodrama che cerca in qualche modo d fare sintesi tra il post rock di stampo Slint o Mogwai e gli Smashing Pumpkins di Mellon Collie. L’echeggiata Far fisa si veste di aura psichedelica, mentre 17 tir nel cortile alterna rilassatezza ad escursioni più rumorose. 40 secondi di niente in qualche modo fa pensare agli U2 di October, soprattutto nell’effetto delle chitarre, vicine a Stranger in a strange land. Mentre si chiude con una maestosa title-track, scintillante nel suono delle chitarre, distorte e melodiose, un canto straziante e sgangherato.
Il suicidio dei samurai, come detto in precedenza, mostrava una band in forte crescita, e soprattutto dotata di un’ottima propensione sia alla scrittura che all’esecuzione dei pezzi, e da una personalità eclettica e fortissima. Il resto che verrà dopo quest’album non potrà che essere sempre all’altezza delle aspettative, dal floydiano Requiem, che si avvaleva della collaborazione di Mauro Pagani, al doppio Wow, il loro “Mellon Collie”, e non ultimo al progetto Endkadenz vol. 1 e vol. 2. dimostrando di essere uno dei fenomeni rock italiani più interessanti di sempre.

 

I Verdena sono la più grande rock band italiana contemporanea, nonché l’ultima grande rock band impostasi all’interno dei nostri confini
(Elena Raugei)

Maggio 2019: Verdena – IL SUICIDIO DEI SAMURAI (2004)ultima modifica: 2019-05-16T16:48:55+02:00da pierrovox

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