Agosto 2019: Nomadi – PER QUANDO NOI NON CI SAREMO (1967)

Nomadi - Per quando noi non ci saremo

 

Data di pubblicazione: Aprile 1967
Registrato a: Bologna
Produttore: Dodo Veroli
Formazione: Augusto Daolio (voce), Beppe Carletti (tastiere), Franco Midilli (chitarre), Gianni Coron (basso), Bila Copellini (batteria)

 

Lato A

 

                        Per quando noi non ci saremo
                        Come potete giudicar
                        Spegni quella luce
                        Quattro lire e noi
                        Ti voglio
                        Noi non ci saremo

 

Lato B

 

                        Per fare un uomo
                        Ma piano (per non svegliarmi)
                        Il disgelo
                        Baradukà
                        Noi
                        Dio è morto

 

Sono stato fortunato: ho incontrato la musica,
ho incontrato la poesia, ho incontrato l’arte,
ho incontrato le parole. Voglio dire che non ho cercato niente
(Augusto Daolio)

 

Negli anni ’60 anche la piccola Italia stava conoscendo la sua radicale trasformazione culturale. Il cinema aveva valicato confini che si pensavano non oltrepassabili: si pensi, ad esempio, allo “scandaloso” dramma poetico proposto da Federico Fellini ne La dolce vita, dove ci si addentrava nella misteriose e scandalose abitudini della nobiltà romana, e si parlava di esoterismo, infedeltà, opportunismo. Si pensi alla politica, che stava vedendo un’avanzata decisamente notevole da parte delle sinistre, soprattutto nei giovani. Si pensi anche alla Chiesa, che stava cercando di aprire le porte ai “segni dei tempi” col Concilio Vaticano II. E si pensi soprattutto alla musica, che stava conoscendo nuove sonorità, nuove poetiche e nuovi ritmi. In tutto questo si posero senza dubbio alcuni gli emiliani Nomadi, una delle primissime formazioni beat del nostro Paese.
Fondamentalmente i Nomadi non facevano altro che trasmettere ciò che fremeva in altri paesi, ma pensiamo alla portata rivoluzionaria di quei messaggi e quei suoni. La loro proposta non fu altro che un terremoto culturale destinato a cambiare qualsiasi cosa incontrasse. A questo poi aggiungevano aspetti poetici legati alla denuncia sociale ma anche alla profondità dei rapporti umani e dei temi dell’esistenza.
Il gruppo viene fondato nel 1961 dal giovane tastierista Beppe Carletti, ma il fulcro del gruppo ruota attorno al carisma del cantante Augusto Daolio, dotato di un timbro vocale inconfondibile, malinconico e nello stesso tempo dotato di una vitalità gioiosa.
Il loro primo disco, Per quando noi non ci saremo, non faceva altro che riprendere alcuni dei loro primissimi singoli, tra i quali la trascinante Come potete giudicare (cover di The revolution kind di Sonny Bono), manifesto generazionale di una gioventù che stava cambiando gli stilemi del vivere comune: i capelli lunghi, il modo di vestire e le tematiche dei loro discorsi, spesso giudicati frettolosamente come manifestazioni di degenerazione. I Nomadi invece ribadiscono che tutto questo non è frutto del male, ma espressione di una gioventù che vuole rivendicare il proprio spazio, la propria indipendenza. Ma nel disco confluirono moltissime canzoni scritte da un altro giovane cantautore emiliano, Francesco Guccini, cui i Nomadi conferirono un ritmo rock rispetto alla struttura scarna del folk dell’autore. Tra queste ovviamente spiccano le straordinarie Noi non ci saremo, prospettiva di un mondo nuovo, di un’utopia che supera l’inciviltà e la distruzione moderna. Ritroviamo anche la poetica Per fare un uomo, riflessione esistenziale sulla vita delle persone. Ritroviamo anche Il disgelo, il blues-rock di Noi, inno di identità e libertà, e della bellissima Dio è morto, all’epoca censurata da Radio Rai, ma curiosamente trasmessa da Radio Vaticana, che comprese il reale messaggio della canzone, che non voleva cedere ad un mortifero nichilismo, ma si apriva alla speranza cristiana.
Ma nel disco ritroviamo anche altre cover di grandi artisti internazionali, da Ti voglio (traduzione di I want you di Bob Dylan) e Quattro lire e noi (traduzione di un pezzo di Steve Marriott e Ronnie Lane), portando in Italia la ventata rivoluzionaria di note e melodie trascinatrici. E a queste si aggiungono Spegni quella luce, scritta da Pontiack e lo strumentale Baradukà, orientaleggiante e metafisico.
La carriera dei Nomadi proseguirà sulla stessa falsariga di questo straordinario disco d’esordio, aggiungendovi canzoni divenute immortali nel panorama culturale italiano, tra le quali va certamente citata perlomeno Io vagabondo (che non sono altro). Poi il 7 ottobre del 1992 Augusto Daolio viene stroncato da un male incurabile, e la band, con il solo Beppe Carletti della formazione originaria, è costretta a cambiare line-up assoldando Danilo Sacco e Francesco Guarlerzi alla voce principale, facendo iniziare una fase nuova, fortunata dal punto di vista della popolarità, ma di certo meno interessante sotto il profilo artistico. Questo permetterà comunque ai Nomadi di restare una delle band più longeve di tutta la storia del pop italiano, assieme ai Pooh e i Ricchi e Poveri.

 

Agosto 2019: Nomadi – PER QUANDO NOI NON CI SAREMO (1967)ultima modifica: 2019-08-15T09:34:31+02:00da pierrovox

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