Gennaio 2020: Black Mountain – IN THE FUTURE (2008)
Data di pubblicazione: 21 gennaio 2008
Registrato a: The Factory Studios, The Hive Creative Labs (Vancouver), Sunset Sound (Los Angeles)
Produttore: Black Mountain
Formazione: Stephen McBean (voce, chitarra), Amber Webber (voce), Matt Camirand (basso), Jeremy Schmidt (mellotron, organo), Joshua Wells (batteria)
Tracklist
Stormy high
Angels
Tyrants
Wucan
Stay free
Queens will play
Evil ways
Wild wind
Bright lights
Night walks
“Alla fine di una giornata quello che conta
è che tutto lo senti nel tuo cuore.
E questo è cool”
(Stephen McBean)
Pare che la retromania possa essere la cifra stilistica del rock del nuovo millennio, che a detta di molti pare abbia esaurito le sue cartucce, e che possa andare avanti con una sterile riproposizione di antichi stilemi. E in effetti uno si ritrova ad ascoltare band come i canadesi Black Mountain, e trova conferme a questa sterile polemica.
Vero che il rock è stato esplorato in lungo e in largo, ma non è altrettanto vero che ciò che è stato detto sia del tutto definitivo. I Black Mountain in questo hanno saputo offrire spunti di notevole interesse, lambendo tanto l’hard rock di scuola anni ’70, quanto la psichedelia degli anni ’60, e tanto lasciandosi trasportare nel tempo dalla passione per canzone d’autore. E soprattutto Stephen McBean, con i suoi innumerevoli progetti, e una visione dell’arte decisamente colta e poliedrica, è una figura chiave del rock alternativo del nuovo millennio.
In the future, secondo disco della compagine canadese, fu salutato nel 2008 come uno dei dischi migliori di quell’anno, e questo perché manifestava tra i suoi solchi una capacità compositiva ed interpretativa decisamente fuori dal comune. Partendo dalla “psicoanalitica” immagine di copertina, il disco proietta “nel futuro” ciò che il rock è stato capace di esprimere nel tempo. Questo perché il bagaglio conta per fare nuovi viaggi, nuove avventure nuove esperienze… Non si tratta quindi di sterile riproposizione, ma senso della tradizione e dell’espressione di un’arte che non si consuma mai!
Ed in effetti, partendo dalla fierezza hard rock in chiara evidenza anni ’70 di Stormy high (chiara la matrice dei Black Sabbath e dei Deep Purple), si giunge all’enfasi psichedelica ed enfatica di Angels, che procede lenta e solenne. Tyrants erge muri di chitarre sature e tastiere austere, dietro le quali si mostrano evidenti richiami ai Jefferson Airplane più psichedelici. Wucan procede con un ipnotico hard progressive di chiara matrice anni ’70. L’acustica Stay free invece ci porta sulle sponde dei Pink Floyd barrettiani o della colonna sonora di More, ed è senza dubbio uno degli episodi meglio riusciti di tutto il disco.
Queel will play è un crossover bagnato di psichedelia, che esplode in una coda progressiva ammaliante. Evil ways prosegue con una frizzante miscela di hard rock e rock progressivo, e nuovamente i Deep Purple tornano a fare capolino. La scheggia acid-folk-rock Wild wind ci introduce direttamente alla lunga suite Brights lights, con i suoi sedici di minuti che fanno da compendio a tutti i generi affrontati nel disco. Chiude la nenia sospesa di Night walk.
In the future è rock fiero, potente e prepotente, elegiaco e trascinante. Ed è quanto i Black Mountain hanno cercato di fare con i successivi Wilderness heart e IV, mantenendo un livello della composizione dell’interpretazione su ottimi livelli.