Dicembre 2022: Jon Hassell – VERNAL EQUINOX (1977)
Data di pubblicazione: 1977
Registrato a: York University Electronic Media Studios (Toronto)
Produttore: Jon Hassell
Formazione: Jon Hassell (piano, tromba), Nana Vasconcelos (bongo, shaker, batteria, percussioni), David Robenboom (sintetizzatore, mbira, rattles), Larry Polansky (effetti sonori), Miguel Frasconi (campane, chiavi), Bill Winant (rattles), Andy Jerison (sintetizzatore), Nicholas Kilbourn (batteria)
Lato A
Toucan ocean
Viva Shona
Hex
Blues niles
Lato B
Vernal equinox
Caracas night September 11, 1975
“Sii più consapevole del resto del mondo”
(Jon Hassell)
Jon Hassell era e resta uno dei geni più grandi di tutta la musica d’avanguardia degli anni ’70. Trombettista fine ed eclettico, è stato uno dei musicisti più originali e poliedrici della sua generazione. Molti lo hanno conosciuto per la sua partecipazione alla superba colonna sonora di The Million Dollar Hotel di Wim Wenders, a fianco degli U2 e di altri straordinari artisti, disegnando atmosfere soffuse e particolarmente intense. Questo ha portato molti a riscoprire la sua lunga e particolare discografia, a cominciare proprio dal suo disco d’esordio uscito nel pieno dell’epopea punk: Vernal equinox.
La sua musica si definisce entro i limiti di uno sperimentalismo ardito in cui la meta è costituita dall’individuazione di un suono nniversale, capace di comunicare emozioni e visioni che appartengono alle radici “sacre” della Terra. Ma nella scelta della tecnologia come fattore coagulante, egli dispone che nelle rifrazioni di quelle radici si percepiscano anche fluorescenze “futuriste”, in una collisione tra passato e futuro che manifesti, nello stato di grazia raggiunto, la presenza ineliminabile del disagio esistenziale, mediante la codificazione elettronica dell’horror vacui.
“Jon Hassell è più di un superbo musicista. Ѐ un inventore di nuove forme di musica – di nuove idee di ciò che la musica dovrebbe essere. La sua è una visione ottimistica, globale, che lascia presagire non solo ‘musiche possibili’ ma ‘futuri possibili”
(Brian Eno)