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Futuro

La situazione che viviamo oggi non è una delle migliori, per lo meno dal mio punto di vista.
I ceti sociali, le classi, le caste sono sempre esistite, esistono da decine di secoli. Conseguenza? Alcuni diranno che le cose vanno bene, altri male, altri ancora che le cose potrebbero andare meglio o peggio.

Ora!!! Finché le cose vanno bene tutto è perdonabile, comprensibile, condivisibile, le cose cambiano prospettiva se, invece, vanno male.
La resilienza diventa un gioco al logoramento.
Mesi fa scrissi in un post quel che vivo professionalmente al momento, una fase d’incertezza e transizione. Sono stato dipendente e piccolo imprenditore, oggi cerco di ricollocarmi, cosa non facile per tanti motivi, l’età, l’ambiente, ecc. ecc.

Nei post passati, parlando della mia compagna, ho scritto spesso come sia pungente e sarcastica.
A volte mi dice che devo smettere di perseguire i miei progetti, che il lavoro è lavoro qualunque sia e che contribuire alla famiglia porta a fare sacrifici. Sacrifici che obbligano a rinunciare ai propri sogni.
Un fondo di verità c’è nelle sue parole, non si può persistere in un’idea che non porta a nulla, che non da i risultati sperati.
Il problema di fondo è che l’artista è, un mestiere povero, un mestiere che dona tanto, ma riceve poco. Tutti amano guardare l’arte, ammirarla. Tutti apprezzano un bel oggetto, ma poi? Tutti si circondano di oggetti che sono imitazioni, costruzioni industriali senza valore e anima.
Non è una condanna a nessuno. Non è uno sbaglio comprare oggetti industriali, quasi.
Osservo semplicemente la realtà e quella che vivo porta a riflessioni dolorose.

La cosa che mi rattrista è che, le volta che racconto alla mia compagna quello che ho in mente e quello che sto mettendo in pratica per realizzarlo, lei sfiduciata mostra, seppur non con le parole non sempre per lo meno, una disillusione che mi ferisce.
È ovvio che si deve fare i conti con la realtà che si vive e con essa fare i conti con tutti coloro che ne fanno, vuoi o non vuoi, parte. Non posso dare torto alla mia compagna, da dipendente guadagnavo ogni mese, oggi! Guadagno un mese sì, tre no e non va bene. A fine anno dovrei (devo) riaprire la partita iva e rientrare in un sistema che di fatto non funziona.

Mi chiedo quanto devo persistere prima di mollare tutto e andare a raccogliere arancia? O partire per qualche località sperduta a fare l’operaio in un cantiere edile?
Anche qui, però, la mia campagna sarcasticamente mi prende in giro, le volte che preso dallo sconforto le dico: “ora chiamo il mio amico e vedo se c’è posto nel cantiere in cui lavora, per un manovale.
Lei risponde: “Ma che chiami a fare, dureresti due giorni, hai sempre lavorato in un ufficio.” Ecco che vengo etichettato e nella sua mente nasce un’idea di quel che sono.

A volte si crea un’immagina, un’idea (appunto) di chi abbiamo accanto e nel bene e nel male si è per sempre quell’idea.

Sorpresa, poi, quando ti accorgi che lui o lei non è come l’avevi immaginato.

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“L’unico modo per evitare di essere depressi è non avere abbastanza tempo libero per domandarsi se se si è felici o no.”
George Bernard Shaw
   

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Libbertà

Intermezzo

L’intermezzo è un intervallo nel corso di uno spettacolo. Una pausa.

Finora non ho scritto nulla che non fosse legato a me, alle mie emozioni e alle mie esperienze. Agli inizi, giusto qualche appunto sugli eventi più significativi, pensieri tra un episodio e l’altro.

Oggi, sento il bisogno di parlare di qualcos’altro, qualcosa di diverso dalla poesia e dall’amore (ci provo).

La situazione per molti italiani non è affatto bellissima e con il nuovo governo (personalmente totalmente lontano dai miei ideali) le cose sembrano prendere una piega non affatto positiva. Quello che questo governo ha messo sul tavolo fa prospettare un biennio pesante per molte, beh alcune fasce.

Stranamente, sempre, le fasce più deboli. Ma che vuoi!!! Un povero non ha risorse per comprare un partito o un singolo individuo, un ricco, invece, può corrompere. Ma attenzione!!! Mai chiamarla corruzione, oggi si usa definirla: finanziamento personale. 😀

Hai tempi, forse, sarebbe stato meglio non lasciare ingegneria, avrei avuto, forse, più fortuna.
Ma che volete non avevo l’anima da matematico, ho scelto e preferito studi umanistici, il cuore mi portava lì, mi ha sempre portato lì. Agli inizii, ho usato la logica e pensato al lavoro che potevo ottenere terminati gli studi, che al mio bisogno interiore. Con il senno di poi, forse, era meglio continuare ingegneria.
Non me ne pento, mai pentito della scelta, è più una delusione per quel che ho trovato o non trovato negli anni, una smorfia di stizza credo, oggi, sia legittima.

In questo periodo sono dal punto di vista professionale in un intermezzo.
Non avrei tutto questo tempo per scrivere, se no. 🙂

La crisi del 2003 ha messo a dura prova tante azienda e alla fine anche quella in cui lavoravo, ha chiuso. Ha resistito finche ha potuto e comunque non avrebbe superato la pandemia.

Lo scorso anno ho concluso l’ultimo concorso. I posti in palio erano 2, su centinaia di candidati, era in probabile, non era, poi, proprio, il mio campo e l’esperienza conta.

Alla mia età non è facile trovare lavoro, poi al sud (non ne parliamo), ma neanche al nord è facile oggigiorno. Una situazione comune a tanti laureati e non. Chi poi non ha studi e competenze si ritrova in un limbo, con puntate contro, tante, canne da fuoco, fatte d’offerte al limite della denuncia e sommersi che affogherebbero anche l’anima più vogliosa di lavorare.

Personalmente, oggi non ho tante strade da seguire, praticamente, forse, solo una, mettermi in proprio (libero professionista) ed è quello che sto cercando di fare.
Nel corso degli anni, mi è capitati di fare piccoli lavoretti creativi e non, per via traverse più che altro, tramite conoscenze ed amici. Oggi, credo sia l’unica strada, per chi come me ha tanta competenza e tanti anni sulle spalle. Nella società moderna il lavoro si sa’ privilegia contributivamente i giovani.

Nelle mie mani, ho un talento che molti reputano unico, io direi non unico, solo capace di dare forma all’emozione, come tante altre anime creative.
La mia speranza è che il mio talento mi salvi ancora una volta, così come ha fatto quand’ero bambino e poi ragazzo. 🙂

“Si è detto sovente che un artista deve lavorare per se stesso, per l’amore dell’arte e fregarsene del successo; è falso. Un artista ha bisogno del successo. E non soltanto per vivere, ma, soprattutto per realizzare la sua opera.”
Pablo Picasso

Per un’artista, la vita e l’opera sono legate da un filo invisibile. L’opera esiste per far vivere l’artista e l’artista esiste per dare forma e luce all’opera.

Nell’era in cui il pane ha lo stesso valore di un proiettile, l’arte è incatenata, isolata dalla pandemica ossessione che pancia e corpo sono le uniche fonti da nutrire.
Ma ahimè quando l’arte, la poesia e la filosofia sono in catene, la mano si arma e il corpo diventa cibo per i vermi. Allora vivere perde il suo significato e diventa sopravvivere.

Il mio pensiero va alle ragazze iraniane, non è la prima volte e non sarà l’unica, perché loro sono l’esempio della decadenza dell’era moderna.
Impedite ad un essere umano di leggere, di scrivere, di creare e contemplare la bellezza e non piegherete solo il corpo, piegherete la sua volontà di vivere, piegherete la sua capacità di sognare e avere fede.

 

11

Trilussa

Ammetto che negli anni sono dovuto scendere a molti compromessi per riempire la pancia, fare scelte che hanno messo a dura prova la mia anima. Un’anima ferita, lacerate è contemplabile, accettabile, un corpo affamato no.

Ne siete certi?
Non ne sarei così sicuro.

Intermezzo