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Trovare il modo

Qualche giorno fa, passeggiando con Frida, mi sono ritrovato a scorgere alcuni rondoni che svolazzavano lungo un costone roccioso, uno de tanti che sovrasta la costa mediterranea.
Era mattina, l’alba, era da poco sorta.
Se non ricordo male era domenica, non c’era nessuno per le strade, nessuna auto, nessun rumore. Solo qualche runner, ogni tanto mi superava.
Sono rimano un paio di minuti ad osservare le acrobazia di quei piccoli volatili.

“- Bene, gatto. Ci siamo riusciti – disse sospirando – Sì, sull’orlo del baratro ha capito la cosa più importante – miagolò Zorba – Ah sì? E cosa ha capito? – chiese l’umano – Che vola solo chi osa farlo – miagolò Zorba.”
Luis Sepulveda

Chi non ha mai sognare di volare?

Freud lo incluse nei cosiddetti sogni ‘tipici’.

Molteplici le interpretazioni: Fuga, ambizione, libertà, desiderio.

“… non temere nulla: abbi soltanto cura di restare presso di me come un uccellino appena uscito dal nido.”
Dedalo

La cosa più difficile è spiccare il volo, abbandonare la protezione della stanza natale e cercare il sentiero giusto nella vastità dell’orizzonte.

Osservando gli uccellini che saettano l’uno accanto a l’altro, si giunge alla conclusione che saper volare non vuol dire solo saper eseguire magistrali manovre aeree, significa saper prendere le decisioni giuste al momento giusto. Vale anche per noi.

L’anno sta finendo, un giorno ancora e un nuovo calendario svetterà dalle nostre pareti.
Quante decisione sbagliate si porterà dietro questo anno?
Per alcuni un intera vita.

“Una volta deciso che la cosa può e deve essere fatta, bisogna solo trovare il modo.”
Abraham Lincoln

Trovate il modo

Buon 2024

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Condanne

Sono trascorsi un pò di giorni dall’ultimo post, sta accadendo sempre più spesso, un pò di noia certo, ma soprattutto caldo, tanto caldo a frenare il desiderio di scrivere.

Non posso, certo, dimenticare e non ricordare che calpesto la terra più assolata del mediterraneo.
Terra di fuoco che nasconde nelle sue viscere le fucine degli dei.
Detta questa filosofica scemenza 🙂 non posso che condividere il senso vero della gioia e della semplicità, quella semplicità che vive nelle più piccole cose.

https://www.youtube.com/shorts/HVISDhCBcEk

La piccola Frida non si risparmia nel godersi la vita.

Ieri siamo stati in Montagna, l’unica montagna di questo versante, abbiamo approfittato di alcuni giorni di ferie della mia compagna. Silenzio, fresco e pace.
Frida, finalmente, ha corso liberamente senza fresi e guinzaglio. Bella giornata.

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Alcuni potrebbero definirla noiosa e troppo isolata, senza altre persone attorno, la voglia, qualunque voglia, scema. Non per me.
Mi rendo conto, sempre più, che mi sento alieno alla comunicazione umana.

Sforzo la mia natura per amore della mia compagna.
Amare è compromesso, di questo ho preso atto da tempo.

Siamo cavalli domati nell’anima e nello spirito.
Questa è la nostra condanna.

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Seni e coseni

La riflessione che intendo condividere, oggi, potrebbe sembrare strana, ma considerando che tutto è ispirazione e tutto può esser fonte per costruire un racconto, anche questo argomento potrebbe offrire qualcosa o donare qualcosa.

Lo spinta non è, stavolta, legata al mio passato, ma agli utenti di Libero, ad una categoria in particolare. Non me ne vogliano le donne, ma ad un particolare gruppo di utenti femminili.
Che per varie ragioni, molte, a me purtroppo chiare, altre, invece, più ambigue, si mostrano alla comunità mettendo in risalto una particolare parte del corpo.

Il seno! Grande o piccolo, in posa o intravisto, coperto o scoperto, semplicemente, seni. Ne ho colto alcuni fra i tanti e fra tutti i meno spudorati, i più timidi.

2🙂 Eh no!!! Ovviamente, non li mostro per rispetto, non spetta a me esibirli.

Non farò una critica alle sopracitate utenti, nonostante non condivida l’improprio utilizzato di questa, bellissima, parte anatomica come identificato o carta d’identità.
Mostrerò, invece, come l’arte ha saputo descrivere il seno, trasformandone il significato da mero oggetto di seduzione a simbolo di vita e riscatto verso una libertà che lontana è, ancora, dall’essere raggiunta ed emancipata.

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Giovanni Lanfranco, Sant’Agata visitata da San Pietro in carcere – 1613 – Parma Galleria nazionale

L’arte e in generale la storia, ha sempre rappresentano il seno nelle sue virtù più riconoscibili, virtù celebrate dall’uomo e poco, forse, dalla donna. Queste virtù, tanto sospirate, elogiavano a volte l’erotismo del seno, altre la sua materna simbologia.

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Guido Cagnacci – Morte Di Cleopatra – 1660/1663

Erotismo e maternità, ecco, cosa è stato il seno, ecco, come è stato rappresentato per secoli. In entrambi i casi, sottoposto a censura oppure esibito senza riguardi e pudore, secondo le necessità e le più puerili esigenze.

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Andrea Solario – La Madonna dal cuscino verde” – 1507 – Museo del Louvre

Al di là delle concezioni personali o sociali, la cosa più bella che una donna può arrivare a sentire, a percepire, è che il seno sia qualcosa che appartiene a lei prima che agli altri, più e oltre il suo stesso simbolismo.

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Artemisia Gentileschi – Lucrezia – 1593-1654 – Getty Museum (Los Angeles)

Per l’artista l’anatomia umana, è energia, è, appunto, simbolismo, ed in ogni opera, il corpo è, un mezzo per definire un’idea, costruire un pensiero che è, sempre, al servizio di un atto d’amore, verso la libertà, verso la comprensione e verso l’emancipazione, sia essa mentale o sociale.

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Marina Abramovic – performance “Rhytm 0” – Napoli nel 1974

Questa ultima immagine è emblematica e significativa per comprendere come, oggi, viene concepito il corpo e come l’arte contemporanea lo rappresenti. Credo valga la pena spendere due parole in più su questa ultima immagine. La foto ritrae una performance svolta in una stanza della Galleria Studio Morra di Napoli. 72 oggetti vennero disposti su un tavolo insieme ad delle istruzioni per i partecipanti della performance, queste le indicazioni:
1) Ci sono 72 oggetti sul tavolo che possono essere usati su di me nel modo in cui desiderate
2) Io sono l’oggetto
3) Mi assumo completamente la responsabilità di quello che faccio
4) Durata: 6 ore (dalle 20:00 alle 2:00)
All’inizio non successe nulla, poi, gli oggetti iniziarono piano, piano ad esser impugnati, prima una piuma, poi una rosa coperta di spine, poi una catena, una lama, ed infine una pistola carica. Nonostante la tensione e la paura, l’artista rimase immobile per tutta la durata dell’evento, il cui scopo era mettere a nudo la relazione tra abbandono e controllo. L’arte viene messa alla prova, per descrivere un confine e mostrare la natura del nostro rispetto per il corpo umano. Fin dove può arrivare un essere umano a cui è concesso il potere di agire indiscriminatamente?

Durante gli anni di Accademia, ho ritratto, per mero esercizio il corpo umano (nudo), sia maschile che femminili. In quegli anni, hanno posato, per me e i miei collegi, ragazze e donne, che senza volgarità, hanno mostrato la bellezza del loro corpo per quella che è, non un oggetto da cui attingere bramosia, lussuria o violenza, ma un riflesso di quello che è la nostra intimità e libertà.

So che le buone intenzione hanno, sempre, un contraltare nella realtà, che molte e molti leggeranno retorica in questo pensiero. E lo è, retorico, come è retorica l’arte e la poesia. E come allo stesso modo è retorico il male e la violenza.
La comunicazione ha sempre avuto insito nel suo retaggio, l’arte della persuasione.
L’intero mondo si fonda su questo concetto, su questo subdolo comportamento. Regni, imperi e, poi, democrazie, hanno costruito il loro potere e il loro seguito sulla capacità, più o meno forzata, di persuadere un individuo o un popolo a seguirlo o sottomettersi. Questo è il confine tra bellezza e mostruosità, lo stesso confine che separa il seno dall’essere un simbolo di erotismo e maternità o un simbolo di appartenenza e libertà per ogni donna e uomo.

Cosa si rispetta?
Cosa vediamo quando davanti ai nostri occhi si materializza un seno?
So cosa potrebbe aver pensare Freud, quale pulsione lui assocerebbe prima al bambino e poi all’adulto. Uno spettro di percezioni che radicalizzano l’ossessione, trasformando la sessualità in un lotta per la sopravvivenza di un’interiorità in bilico tra desiderio e rassegnazione.

Lo stesso sangue, lo stesso respiro, lo stesso corpo, cioè appartenenza, l’appartenenza definita dalla diversità che ogni singolo pensiero, ogni singolo cuore, ogni singola anima ha nel suo essere unica e libera, nel loro essere unici e liberi.

Cosa si deve rispettare quando si ha davanti un seno?
Non la donna, né l’uomo, ma entrambi, solo quando un uomo vedrà nel corpo di una donna sé stesso e una donna vedrà nel corpo di un uomo sé stessa, si avrà rispetto e libertà.

Posso comprendere le vostre perplessità, la mia logica non è mai stata allineata e forse mai, totalmente, comprensibile o sensata.
L’uomo e la donna, raggiornano per luoghi comuni, per convenzione e precetti, lasciandosi da questi plasmare e indottrinare, la libertà di pensiero è una conquista ardua e prescinde ogni subornazione.

La mia compagna mi accusa (mi affido all’idea che sia amichevole questa accusa) di esser, sempre, sopra le righe, di elevare (senza mai riuscirci) troppo i miei discorsi e perdermi al loro interno, e con loro perdere la concretezza del loro impatto, senza, non si ha un fine, non si ha scopo.
Ho passato metà della mia vita in silenzio e l’altra metà cercando, disperatamente, di farmi capire, ed ho così trasformato la mia comunicazione che essa è diventata una linea infinita che non riesce a trovare sbocco.
Scrivo i miei pensieri e scrivendoli a volte sembra di naufragare in un oceano di parole.
Ma anche questo è parte di me, questo sono, un uomo che cerca di distillare i pensieri, un uomo che parte della bellezza del seno per esaltare la libertà dell’essere umano.
Perché questo dev’essere il compito dell’arte, della poesia e della filosofia, indicare la strada, anche se poi il mondo non la segue o non la vuole seguire.

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Libbertà

Intermezzo

L’intermezzo è un intervallo nel corso di uno spettacolo. Una pausa.

Finora non ho scritto nulla che non fosse legato a me, alle mie emozioni e alle mie esperienze. Agli inizi, giusto qualche appunto sugli eventi più significativi, pensieri tra un episodio e l’altro.

Oggi, sento il bisogno di parlare di qualcos’altro, qualcosa di diverso dalla poesia e dall’amore (ci provo).

La situazione per molti italiani non è affatto bellissima e con il nuovo governo (personalmente totalmente lontano dai miei ideali) le cose sembrano prendere una piega non affatto positiva. Quello che questo governo ha messo sul tavolo fa prospettare un biennio pesante per molte, beh alcune fasce.

Stranamente, sempre, le fasce più deboli. Ma che vuoi!!! Un povero non ha risorse per comprare un partito o un singolo individuo, un ricco, invece, può corrompere. Ma attenzione!!! Mai chiamarla corruzione, oggi si usa definirla: finanziamento personale. 😀

Hai tempi, forse, sarebbe stato meglio non lasciare ingegneria, avrei avuto, forse, più fortuna.
Ma che volete non avevo l’anima da matematico, ho scelto e preferito studi umanistici, il cuore mi portava lì, mi ha sempre portato lì. Agli inizii, ho usato la logica e pensato al lavoro che potevo ottenere terminati gli studi, che al mio bisogno interiore. Con il senno di poi, forse, era meglio continuare ingegneria.
Non me ne pento, mai pentito della scelta, è più una delusione per quel che ho trovato o non trovato negli anni, una smorfia di stizza credo, oggi, sia legittima.

In questo periodo sono dal punto di vista professionale in un intermezzo.
Non avrei tutto questo tempo per scrivere, se no. 🙂

La crisi del 2003 ha messo a dura prova tante azienda e alla fine anche quella in cui lavoravo, ha chiuso. Ha resistito finche ha potuto e comunque non avrebbe superato la pandemia.

Lo scorso anno ho concluso l’ultimo concorso. I posti in palio erano 2, su centinaia di candidati, era in probabile, non era, poi, proprio, il mio campo e l’esperienza conta.

Alla mia età non è facile trovare lavoro, poi al sud (non ne parliamo), ma neanche al nord è facile oggigiorno. Una situazione comune a tanti laureati e non. Chi poi non ha studi e competenze si ritrova in un limbo, con puntate contro, tante, canne da fuoco, fatte d’offerte al limite della denuncia e sommersi che affogherebbero anche l’anima più vogliosa di lavorare.

Personalmente, oggi non ho tante strade da seguire, praticamente, forse, solo una, mettermi in proprio (libero professionista) ed è quello che sto cercando di fare.
Nel corso degli anni, mi è capitati di fare piccoli lavoretti creativi e non, per via traverse più che altro, tramite conoscenze ed amici. Oggi, credo sia l’unica strada, per chi come me ha tanta competenza e tanti anni sulle spalle. Nella società moderna il lavoro si sa’ privilegia contributivamente i giovani.

Nelle mie mani, ho un talento che molti reputano unico, io direi non unico, solo capace di dare forma all’emozione, come tante altre anime creative.
La mia speranza è che il mio talento mi salvi ancora una volta, così come ha fatto quand’ero bambino e poi ragazzo. 🙂

“Si è detto sovente che un artista deve lavorare per se stesso, per l’amore dell’arte e fregarsene del successo; è falso. Un artista ha bisogno del successo. E non soltanto per vivere, ma, soprattutto per realizzare la sua opera.”
Pablo Picasso

Per un’artista, la vita e l’opera sono legate da un filo invisibile. L’opera esiste per far vivere l’artista e l’artista esiste per dare forma e luce all’opera.

Nell’era in cui il pane ha lo stesso valore di un proiettile, l’arte è incatenata, isolata dalla pandemica ossessione che pancia e corpo sono le uniche fonti da nutrire.
Ma ahimè quando l’arte, la poesia e la filosofia sono in catene, la mano si arma e il corpo diventa cibo per i vermi. Allora vivere perde il suo significato e diventa sopravvivere.

Il mio pensiero va alle ragazze iraniane, non è la prima volte e non sarà l’unica, perché loro sono l’esempio della decadenza dell’era moderna.
Impedite ad un essere umano di leggere, di scrivere, di creare e contemplare la bellezza e non piegherete solo il corpo, piegherete la sua volontà di vivere, piegherete la sua capacità di sognare e avere fede.

 

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Trilussa

Ammetto che negli anni sono dovuto scendere a molti compromessi per riempire la pancia, fare scelte che hanno messo a dura prova la mia anima. Un’anima ferita, lacerate è contemplabile, accettabile, un corpo affamato no.

Ne siete certi?
Non ne sarei così sicuro.

Intermezzo