Tag : oscar-wilde

post image

Presa in giro

Vivo nel mio paesino, oramai, da otto anni. Per carattere non sono abituato a dare confidenza.

In questi anni, non ho instaurato rapporti d’amicizia con nessuno, neanche con i vicini. Solo il consueto buon giorno e buona sera. Nell’ultimo anno, uscendo con Frida mi è capitato di scambiare qualche parola con gli altri proprietari di cani. Nulla di complesso o articolato, qualche parola giusto sui nostri amici a quattro zampe.

Quando passeggio, se qualcuno si avvicina, è per Frida.

 

1715001692561 copia

 

In queste settimane si sono avvinati un paio di tizi, vicini, abitano nella mia stessa via.

Negli otto anni trascorsi, non si erano mai avvicinati, né scambiato una sola parola. Ora! Tutto d’un tratto si mostrano affabili, simpatici e amichevoli.

C’è, però, un motivo?

Chiedermi se voto per qualcuno. Questi tizi si sono candidati al consiglio comunale.

Ci sta che si facciano pubblicità, vale per tutti, ma quant’è ipocrita.

Sarò io strano, ma avverto anche una sensazione di viscido, in questi comportamenti.

 

Opportunismo sfacciato.

E come sono bravi ad auto elogiarsi, a vendere un buonismo atto a migliorare il mio vivere nella nostra cittadina.

 

Sapete quale altra sensazione mi lasciano ogni volta che mi capita di parlarci? Perché poi si reiterano, vogliono sapere, ci tengono a sapere, se li voto. Di presa in giro.

 

In questi anni, tra una poesia e uno spruzzo di colore, ho scritto, di disagio, di solitudine e malinconia. Descritto più o meno velatamente, la mia anima.

Aggiungo all’elenco, anche, questa.

 

La presa in giro.

 

Lo so che quel che scrivo, a volte, non è il massimo dell’allegria, ma la vita è questa, un susseguirsi di lacrime e risate.

 

Fra tutti, è proprio la vita a prenderci più in giro, a volte subdolamente, con quelle coincidenze, che lasciano perplessi e disorientati.

Come quel treno che aspetti, aspetti e aspetti. Quando poi sei stanco di aspettare e ti alzi per andare altrove, nella speranza di un altro treno, lui arriva e te lo vedi passare davanti agli occhi. Non ti resta poi che dirti, speranzoso, ci sarà un’altra occasione. E continui ad aspettare, creando ponti e torri con i sassi che hai attorno.

 

“Ciò che non abbiamo osato, abbiamo certamente perduto,” diceva Oscar Wilde. A volte leggo le vite di questi scrittori e mi accorgo di come, hanno bruciato la loro vita, velocemente, saziandosi di piaceri e tormenti.

Wilde morto a 46 anni dopo una vita in esilio, è stato, forse, il più fortunato, Byron morto a 36 anni, Keats morto a Roma a 25 anni di tubercolosi e Shelley morto annegato nel mare di Viareggio a soli 30 anni.

 

Le loro premature morti sono state ripagate con l’immortalità delle loro opere. Può essere un giusto scambio, questa dantesca fatalità?

Quante volte ci diciamo la vita è preziosa e va rispettata e vissuta con dignità.

Ci arrabattiamo tutta la vita per, raggiungere un obiettivo, dare un senso alla nostra vita, per poi renderci conto che quel che ci resta alla fine è solo la presa in giro.

 

Perché c’è da fare i conti anche con il tempo che passa. Io la sensazione di stare perdendo tempo dietro a qualcosa di inutile, a volte, ce l’ho, e se non è una presa in giro questa.

 

Sarà vero il proverbio:

 

Meglio murí sazzio ca campà diúno

(Meglio morire sazioche vivere digiuno)

La sento dire, la leggo spesso e io stesso la scrivo e dico spesso.

La speranza è l’ultima a morire.

Spero non diventi una presa in giro anche questa.

post image

Essere o non essere

Le bugie hanno le gambe corte.

Proverbio che tutti una volta nella vita, credo, abbiamo utilizzato, detto o semplicemente pensato. In un modo o nell’altro, infatti, la verità vien sempre fuori, è solo questione di tempo.

Mi chiedevo cosa significa essere sinceri?
A mio modesto parere, la risposta più logica a questa domanda, è: dire la verità.

Esser sinceri significa dire la verità.

Il pensiero che voglio raccontare oggi è connesso al mio stato d’amino attuale, legato a tutta una seria di vicissitudine che mi hanno come scritto nel precedente pensiero permeato di una rarefatta stanchezza.

Anche le bugie hanno tante forme, tanti volti.

Ci sono le bugie che diciamo a chi ci ascolta e poi ci sono le bugie che diciamo a noi stessi.
Mi sorge spontaneo chiedermi? Tenere per sé emozioni e sensazioni, significa non esser sinceri?
Se ti senti al centro di un buco nero, ma a chi ti sta accanto dici con parole, gesti ed emozioni che sei tranquillo, persino sereno e fiducioso, significa non esser sinceri?

Per indole e carattere non ho mai reso esplicite le mie emozioni, se non giusto alla mia compagna.
Tant’è che un giorno il fotografo del mio (vecchio) quartiere, raccontò a mia madre che mi aveva apostrofato con l’epiteto: il ragazzo che non sorride mai.

Non ho, quindi, mai reso esplicite le mie emozioni e aggiungo che ho sempre cercato di mostrarmi tranquillo e indifferente, di fatto nascondendo le mie reali emozioni, dissimulandole molto spesso.

Non credo, però, sia un comportamento inusuale e così strano. Il detto: i panni sporchi si lavano in famiglia, è un modo per affermare che in pubblico meglio nascondere rancori e litigi, in un certo senso un mentire sulle verità personali.

Certo tra omettere e mentire c’è una netta differenza.
Nascondere non significa mentire, come essere riservati non significa essere bugiardi.

Devo ammettere a malincuore che non ho avuto dei buoni esempi, mio padre mentiva e ho sentito con le mie stesse orecchie mia madre raccontare bugie. Che chiamerei bugie di convenienza, esempio, chiamare il datore di lavoro e informarlo che stava male. In realtà, non era malata, gli serviva solo un giorno. Una bugia di convenienza, probabilmente innocua, ma sempre bugie è.
Ho detto pure io questa bugia, non mi andava di andare a lavoro e per non prendermi un giorno di feria, mi sono messo in malattia.
Questa bugia mi qualifica come bugiardo? Se devo essere obbiettivo, sì! Sono stato un bugiardo quella volta e se si è bugiardo una volta lo si è per sempre. Perché ritengo la sincerità una forma d’integrità morale, etica, forse anche spirituale, una volta spezzata, una volta infranta, diventi qualificato nel raccontarle (le bugie), anche se la vita non te ne darà, magari, mai l’occasione, ma sai come si fa, una posizione forse troppo estrema, nella vita si sa, nulla è mai solo bianco o solo nero.
La bugia, è bugia però! Possiamo raccontarci che esistono bugie innocue, persino a fin di bene, ma la verità in ogni caso è ingannata e tradita.

Sento, poi, affermare spesso, da uomini e donne, frasi come: La sincerità è importante, indispensabile in una relazione (qualunque tipo di relazione). Senza un rapporto non è vero, senza persino l’amore è una chimera.
Oscar Wilde disse: “Un uomo non è del tutto se stesso quando parla in prima persona, ma dategli una maschera e sarà sincero.”
Ritengo, per esperienza personale, vera questa affermazione, l’uomo così come la donna, non sono mai se stessi, mai totalmente sinceri. Definire se stessi è ben lontano dall’essere se stessi.

E qui torno al disagio e al malessere (descritto come stanchezza) che attualmente percepisco. Definirmi è una cosa, essere è tutt’altro cosa.

Mi posso definire in mille modi, descrivermi richiamando eroi e nemesi da ogni mondo creato e immaginato, non avrei, comunque, mai la verità da queste descrizioni e definizioni. L’unica verità è nell’essere se stessi, un’esperienza che va oltre le parole e i racconti, esperienza che porta con sé, però, una catena. Eh sì!!! Una catena forgiata dalla società, una catena che ci lega tutti e che ha un limite, non è in grado di accettare l’essere se stessi.

Essere se stessi è l’unica sola verità e l’unica vera condanna che subiamo.

Affermo che non siamo sinceri, che non sono sincero, per il semplice fatto, che per tutta la vita ci sforziamo, io per lo meno mi sono sforzato a smussare, rettificare e correggere, la mia natura, il mio carattere, con il solo scopo di poter vivere nella società e instaurare in modo sano rapporti sociali – beh non ci sono riuscito poi tanto – sapete perché sono convito di non esserci riuscito? Perché continuano a consigliarmi di cambiare o meglio, migliorare.
Qualcuno leggendo, quanto scritto, potrebbe avere la convinzione che non siamo tutti ad esser sottoposti a questa forzata modifica, questa correzione della nostra natura, quel qualcuno a mio parere si illude e sopravvaluta la propria indipendenza e sincerità.
Tutto inizia presto, dal momento che apriamo gli occhi la prima volta e continua anno, dopo anno. Finché non ci ritroviamo ad accettare noi stessi e non gli altri o accettare gli altri e non noi stessi.

Comunque sempre stretti da quella morsa che ci obbliga a seguire delle regole non scritte che ci permettono di far parte della società in modo corretto. Se fuggiamo o ci opponiamo a queste regole, cosa che accade sempre più spesso oggi, nelle famiglie, nelle scuole, nelle comunità, la logica del caos prende il sopravvento e le emozioni esplodono causando dolore, feriti e purtroppo morti.

Sarebbe facile adesso concludere cucendo stelle e filamenti di luce, posare sulle vostre labbra, poesia, bellezza e speranza.
E raccontarvi e raccontarmi, che la speranza è l’ultima a morire, che l’amore che viviamo è, la luce che ci aspetta all’angolo sempre pronta a riaccendere la fiducia in noi e negli altri, che una mano tesa ci sarà concessa sempre nel momento più buio.

Si è scritto di bugie e verità.
Chi sono io per dire che la speranza è una bugia e che le poche righe scritte a conclusione non sono, che la semplice, verità? Nessuno.

Non sono nessuno.
Qui!!! Non sono proprio nessuno, qui indosso quella maschera che mi rende, forse, sincero.

La più banale delle conclusioni può essere, dunque, la risposta più diplomatica e logica.

 

Siamo contemporaneamente essere sinceri e bugiardi.

 

Le menti sagge amano la moderazione e amano l’equilibrio, meno problemi e meno pensieri da elaborare.

Questa la mia risposta a voi che leggete. In fin dei conti ciò che leggere mi definisce. Così, in questo modo, con questo pensiero, mi avete definito e continuerete a definirmi.

Le risposte per me stesso sono ancora da trovare e da esplorare.
Mille elaborazioni ho da processare, pensieri che vanno oltre il limite della moderazione e dell’equilibrio, quell’equilibrio necessario alla massa, che la massa cerca e a bisogno per sentisti al sicuro, per sentirsi dalla parte giusta.

Per riprendere un commento dato in risposta ad un cara amica di questo mondo fatto di pensieri.
Vivo nelle pieghe della sconfitta, perché nella sconfitta guardo in faccia il vero coraggio, la vera resistenza.
Così vivo anche nella menzogna, perché nella menzogna (quel definirsi) posso guadare in faccia la verità, quella che si nasconde e si protegge, quella che porta veleggiando il definire se stessi, all’essere se stessi.

 

Il sorriso e la verità non si devono negare, neanche a se stessi.

 

post image

Seghe mentali

Stamattina mi sono svegliato presto, l’orologio rintoccava le 04:40, come capita quando ciò accade non ho più ripreso sonno, sono rimasto a far compagnia a Frida che, colpa mia, si era destata dal suo riposo, per un lungo tempo sono rimasto in silenzio, nel buio, con Frida accucciata accanto a me. Al rintocco delle 06:00 sono sceso, ovviamente, con Frida. Siamo arrivati in piazza e ci siamo seduti su una delle tante panchine che la decoravano. Attorno non c’era nessuno.
Il mare era, particolarmente, tranquillo e i gabbiani volavano alti ai margini del costone che delimitava la piazza. Sul cemento, solo qualche colomba girovagava in cerca di cibo. Accanto, alla mia destra, spiccava il rosso della panchina dedicata alle donne vittime di violenza.
Avrei potuto pensare a tutto in quel momento, l’unico pensiero che mi è balenato in testa è stato, però, inusuale, direi strano.
Pensiero nato fissando il mare, mi sono detto quanta acqua? Quanta immensità? Eppure la compriamo l’acqua e spesso non ce n’è nelle nostre case, interi quartieri senza acqua.
Eppure!!! Il 70% della superficie terrestre è coperta dell’acqua.

Che strano pensiero.

La mia compagna è allergica ai pensieri astratti, non ama i discorsi filosofici e considera tempo perso tutto quello dedicato al di fuori della nostra vita e dei nostri problemi. È una donna concreta che vive il presente, di questo a volte se ne fa una colpa perché non riesce a progettare nulla o poco. A differenza mia che spesso, invece, volo alto coi pensieri, cosi in alto che perdo di vista il problema e la soluzione del problema. La sua logica volendo è impeccabile. Se il rubinetto di casa perde, nel 100% dei casi, la trovi la soluzioni, ma se porti il pensiero a contemplare la siccità che affligge il mondo, non la trovi la soluzione o meglio un uomo solo non la trova (beh!!! anche in tanti è un’impresa), quindi perché perdere tempo a contemplare un pensiero senza utilità?

Ecco, cosa poi ho pensato! A come la mia compagna mi avrebbe prese in giro nel sentirmi rimuginare su quanta acqua abbiamo a disposizione e non usiamo. Perché poi c’è il rischio che mi domandi: “Che puoi fare per cambiare le cose?” Ovviamente io sono costretto a rispondere poco o nulla, quindi lei ribatte: “Allora che ci pensi a fare se non puoi fare nulla per cambiare quello che non ti piace?”

Rimuginare!!!

“Pensare troppo è davvero il massimo della sconvenienza. E fa venire il naso grosso alle ragazze.”
Oscar Wilde

Non garantisco sul naso, ma forse pensare troppo è davvero sconveniente. Ai miei tempi si chiamavano seghe mentali, non so se le generazioni nuove hanno un’altra definizione.
Si sa che certe seghe mentali sono, però, pericolose, come:

Rimuginare su ciò che non possiamo controllare.

e

Tormentarsi per ciò che non si ha.

 

Rimuginio-3

post image

Caffè

Ma noi opprimiamo la nostra natura, affamati,
Nutrendoci di pentimenti vuoti
Dio o destino nostri nemici.
Siamo nati troppo tardi, non possiamo
Trovare sollievo in un seme secco di papavero,
Noi, che in un solo battito di tempo
Costringiamo la gioia dell’amore infinito
e il dolce dolore feroce dell’infinito peccato.
Siamo stanchi di questo senso di colpa,
Stanchi della disperazione cruda del piacere,
Stanchi dei templi che abbiamo costruito
e delle preghiere giuste inascoltate.
L’uomo è debole, Dio dorme.
Il cielo è in alto. Una scintilla.
Grande Amore. Morte.
Oscar Wilde

La poesia che avete appena letto non è una poesia sull’amore di due innamorati, né sull’amicizia tra gli uomini, è una poesia sulla vita e sull’ipocrisia.

Ho la fortuna – per lo meno per me è una fortuna – di esser astemio, a parte l’acqua l’unico altro liquido che bevo è il the, non bevo vino, birra, latte, succhi e… ecc. ecc. Non bevo neanche l’apprezzassimo caffè, mi da fastidio sentire anche solo l’aroma, tutti attorno a me, però, lo gustano con immensa goduria. Questa mia debolezza, perché così è vista da chi mi sta vicino, annoia, persino rattrista, la mia compagna negli anni parecchie volte ha esclamato: “che tristezza.”

Non posso darle torno, lei di cuore amerebbe sedersi il sabato sera in un locale e sorseggiare un aperitivo, ma si priva, perché vedermi non prendere nulla o non condividere con lei il drink, la rattrista.
Parecchie liti in questi anni sono nate per questo mio peccato.
Questa mia mancanza mi ha anche portato a non frequentare i bar, o meglio li visito velocemente, entro compro ed esco, non mi soffermo al bancone o al tavolino con in mano la bevanda fumante, quel caffè che tante volte è occasione per chiacchierare, per far diventare tutti, ipocritamente, opinionisti di vita. Tanto si sa il caffè è bello ovunque.

Ah, che bell’ ‘o cafè
Pure in carcere ‘o sanno fa
Co’ a ricetta ch’a Ciccirinella
Compagno di cella, c’ha dato mammà

In verità non è totalmente vero, negli anni è capitato di sederci. io e la mia compagna. al tavolino di un bar magari con vista in una bella piazza di un popoloso centro storico, io ordinavo in quei casi il the, è un fatto, però, che di norma non prendo nulla e la mia compagna si ritrova da sola a gustarsi il caffè dopo magari aver pranzato. È triste? Sono triste? Probabilmente sì.
Triste come la poesia di Wilde che mette alla luce l’ipocrisia degli uomini, quell’ipocrisia che vive nei discorsi da bar.

Devo ammettere che quando ho iniziato a scrivere questo pensiero, le intenzioni erano diverse, il contenuto che volevo condividere era un altro. La poesia doveva rispecchiare la solita cupa angoscia nel vivere in un mondo che ogni giorno ci mette a conoscenza di storie che sono degne dei più tetri film horror.
Vi è mai capitato, sono certo di sì, di esclamare: “basta non leggo più quotidiani, non guardo più tg.”
L’iniziale input è nato dal racconto di cronaca sui fatti che hanno come protagonisti dei poliziotti che in quel di Verona si sono resi rei di tortura. Devo smettere di leggere e informarmi.
Mica sarà cosi difficile?
Se riesco a non bere caffè, birra e vino, posso riuscire a non leggere più notizie, se riesco a non partecipare all’ipocrisia dei discorsi da bar, posso di certo isolarmi da questa mondo decadente.

Magari leggo solo le notizia d’arte.

Pittura e arte ambientale in una casa di cura a Reggio Emilia.

Ogni luogo è buono per una mostra.

Il presente è angosciante, per me per lo meno, nonostante i momenti spensierati che ci sono, purtroppo sono momenti di solitudine, solo quando sono solo (scusate la ripetizione), lontano da tutti e tutto la mente si quieta, per stare bene dovrei, quindi, esser da solo. 🙂

Paradossalmente quando racconto il passato il cuore sorride, anche se non sempre.

In questo momento mi vengono in mente, quei giorni passati, in cui tornato da scuola accendevo la tv e guadavo i telefilm, oggi di quei momenti rimangono solo le melodia, le sigle, un triste al tempo stesso felice sottofondo di un tempo che non c’è più.

Rileggendomi devo dire che è un pò patetico.

E la patetica vi dono mi è sempre piaciuta.

post image

Primavera

30 Aprile.
Ieri nel mio paese si è festeggiata e si continuerà a festeggiare fino all’1 – tempo permettendo – la Primavera. Nella piazza principale i turisti hanno potuto ammirare e visitare tante bancarelle con gli immancabili prodotti degli artigiani locali, la sera si è, poi, goduto delle melodie di un concerto, un violinista che ha deliziato i presenti con una serie di melodie famose.

Da venerdì Frida è libera di uscire e interagire, la mattina l’abbiamo portata in un parco della città, provvisto di area recintata per far correre il proprio amico a 4 zampe. Tutto bene.

La sera, io, la mia compagna e Frida siamo poi andati in piazza. I cuccioli attirano, sempre, l’attenzione, è stata protagonista di moltissime attestazioni d’affetto, soprattutto da parte dei più piccoli, che sono privi a quell’età di ogni pregiudizio.

Mi ha colpito una ragazzina valdostana (in vacanza in Sicilia), poteva avere 10 anni, che si è, letteralmente, innamorata di Frida.
C’era, in verità, già un amore latente verso questa razza. La ragazzina sapeva tutto, la mamma le aveva imposto la condizione di informarsi su tutte le razze prima di prenderle un cane e lei l’ha presa in parola, sapeva tutto di ogni cane che passava. La sua scelta era, però, rivolta alla razza a cui appartiene Frida, anzi, voleva lo stesso colore di manto e lo stesso sesso, che dire è stato tenero vedere quella piccola bambina, perché tale era ancora, guardare e coccolare Frida.

L’innocenza dei bambini si accompagna ad una spontaneità che troppo presto viene persa a favore di una malizia che è inopportuna nella maggior parte dei casi.

“La spontaneità è una posa difficilissima da mantenere.”
Oscar Wilde

Wilde aveva ragione! Esser spontanei, oggi giorno, è difficile, lo è per me, sempre stato difficile.
È nella mia natura pensare prima di parlare o fare qualunque gesto, il bello è che non ottengo mai quel che la mente progetta e costruisce.

Da queste incongruenze, forse, nascono gli impacciati e gli imbranati, quelle anime particolari, che sembrano pesci fuor d’acqua anche in mezzo all’oceano.

2 Maggio.
Il pensiero che avete appena letto doveva esser pubblicato il 30 Aprile, ma non mi è stato possibile ultimare la condivisione, quindi ho deciso di unire quel che avevo scritto il trenta con il pensiero di oggi, inserendo però la distinzione temporale.

Oggi parlerò della giornata di ieri – 1 Maggio.

Siamo stati in pineta, io, la mia compagna e Frida.

In qualche pensiero passato ho espresso la mia preferenza per la montagna rispetto al mare, al contrario della mia compagna che adora il mare.

Non so spiegarvi la sensazione, ma è palese per me, chiaro come un riflesso, quando sono in un bosco sento la mente aprirsi, come se mi trovassi in un mondo alternativo.
La mente inizia a raccontarmi storie, ogni filo d’erba, ogni albero, dal più gracile al più alto, diventa protagonista di una visione che è fantasia, arte e poesia.

So che non esistono, ma ogni tanto immagino che nascosto dietro un muschio o un fungo appeso alla bruna corteccia di un albero, mi osservi un folletto.

Vi regalo quello che ho visto:

IMG_8354
“l grazioso popolo dei boschi
mi riceve cordialmente,
i ruscelli ridono più forte quando arrivo.”
Emily Dickinson

IMG_8353
E naturalmente Frida:
IMG_8350
Che ha corso, come se ha corso, e rosicchiato, rosicchiato tutto, avrà fatto a pezzi una decina di pigne, e mangiato cose che non doveva mangiare, per fortuna è abbastanza selettiva ma se vede del pane, con pezzi di salsiccia buttati senza riguardo, che può fare la piccola cucciola? È un banchetto irresistibile, sono riuscito a togliere quasi tutti i pezzi prima che lei si fiondasse come un fulmine, un pezzo non sono riuscito, però, a strapparglielo dalla bocca.
La furbetta afferra è corre. 🙂 purtroppo non c’è gara per me. 🙂
Il prossimo comando da insegnarle sarà non toccare cibo in strada, spero di riuscire a farglielo entrare nella sua testolina prima che diventi troppo grande.

“Non cercare la voce nei pesci né la virtù nelle persone male educate.”
Plutarco

Carte, bicchieri, bottiglie, come al solito l’essere umano, mostra la sua maleducazione lasciando spazzatura in un luogo verde, la rabbia sale perché, poi, i cestini ci sono, basterebbe avere un pò di cura e attenzione. Non riuscirò mai a comprendere certi atteggiamenti.

Mi sono accorto anche di una cosa non molto piacevole 🙂
Non ho più l’età per certe cose.
La maggior parte delle famiglie si era radunata all’ingresso della pineta, dove erano allestite le strutture per il barbecue, i bagni e le tavole con panche, io, la mia compagna e Frida ci siamo spostati cercavo una zona più riparata dove liberare Frida. Abbiamo cercato di salire il monte, a metà abbiamo mollato 🙂 troppo ripido e privo di sistema di scorrimento, vent’anni fa avrei continuato 🙂

Per oggi è così.

Buona giornata a tutti.

post image

Capire o non essere

Oggi, sinceramente, era nelle mie intenzioni esser breve.
Augurare un felice giorno dell’immacolata e rileggerci domani.

Ma quando lesto arriva il desiderio di scrivere: Si scrive.
In questo caso il termine corretto è, rispondere. Rispondere ad una domanda che mi è stata generosamente posta, da un’amica commentatrice, che con il sorriso, da Donna (una parola pesante che porta con sé un passato importante) risponde alla mia riflessione scrivendo:

“Capire una donna?? Sicuramente ci sono uomini che hanno una sensibilità più spiccata
e quindi riescono a intuirne l’umore ,capiscono il valore della collaborazione ,dell’essere genitore
ma da qui a capire quello che passa nella testa a una donna ce ne passa*___*o no?”

Ora, c’è il rischio che venga fuori un post un pò lungo, ma non m’importa, ho sempre invitato chi mi visita a evitare di leggermi, se non è disposto a perdere un pò di tempo.

Nella domanda posta dell’amica commentatrice c’è un errore di fondo, causato da me.
Non ho espresso bene il concetto.

La causa di questo errore è in parte da imputare ad un comportamento che ho messo sotto l’occhio giudicatore, già più di una volta:

La generalizzazione.

Ho generalizzato, un errore comune oggi. L’italiano è una lingua stupenda, tra i più ricchi idiomi del mondo, ma ahimè è tra i più poveri in termini d’uso. Il 50% della popolazione conosce solo metà delle parole che questa lingua ha nel suo vocabolario. La triste conseguenza a questa povertà è, che si tende a utilizzare sempre gli stessi termini. Da timido, da ragazzo che parlava poco è, un mio peccato. Seppur ho cercato di ampliare il mio vocabolario, l’indole, quel sentire che blocca, mi tronca le parole.

Capire!!! Dietro questa parola c’è un universo di significati. Una moltitudine di schemi e comportamenti che uniscono e separato.

Non mi capisci! Non mi hai mai capito! Capisci solo quello che vuoi! Fai finta di non capire! ecc. ecc. ecc.

Se cercate il vocabolo nel dizionario, esce fuori un lungo dettato sul suo significato (molto interessante) e non mancano i sinonimi: Comprendere, intendere, cogliere, concepire, afferrare, intuire, sentire, percepire, accorgersi, avvedersi, rendersi conto, ecc. ecc.

Capire una donna!!!

Quando ho scritto che la riservatezza mi ha permesso di capire me stesso e le ragazze, e nel tempo le donne, ho commesso l’errore di non specificare la natura di quel: Capire.

Contraddizioni!

In un precedente post ho scritto:

Che per quanto tempo passerò e passeremo, per quante confidenze, confiderò e mi verranno confidate, io non capirò mai fino in fondo la mia compagna e lei non capirà mai fino in fondo me.

Quel capire non era sinonimo di: Essere.

Un individuo nel suo intimo è indecifrabile, a volte persino per se stesso. È presuntuoso pensare di riuscire a comprendere l’universo che vive ed esplode nel suo più profondo essere, dentro quell’anima che è invisibile e irragiungibile.
Se è vero che nell’anima vi è il tempio in cui Dio dimora e parla a noi. Non esiste abbastanza saggezza e intelletto per riuscire anche solo a vedere la porta di quello spazio.

Per rispondere all’amica:
No!!! Non si può capire quel che passa, faccio una correzione, non nella testa, non si può capire quel che passa nell’anima di una donna.
Attenti, però, al pregiudizio.
Ho nella mia esperienza da uomo, constatato come la donna, per giusta causa dovrei dire (secoli di sopraffazioni lasciano profonde ferite e profonde diffidenze), abbia creato un pregiudizio sulla natura dell’uomo.
L’uomo non capirà mai la donna, la giusta presunzione della Donna. La donna comprende, crede di comprendere invece, sempre, l’uomo. Comprende le sue intenzioni, comprende le sue interazione, comprende le sue passioni e perversioni.

Orgoglio e pregiudizio titolava Austen. 🙂 Orgoglio di Donna, che vuole rivalersi su un uomo rimasto al palo dell’ignoranza e della violenza.
Ma è un fatto anche questo. Non capirete mai fino in fondo l’anima di un uomo.
È questa la differenza che intendevo, quella differenza che non è limite, ma illimitato orizzonte.

Veniamo ora a quel capire le ragazze e poi le donne.
Quel capire era sinonimo di: Interazione, comunicazione.

Io comunico, parlo, scrivo, disegno, ma non sempre vengo compreso. In cosa? Nel messaggio che voglio dare.
Questo era il senso che volevo esprimere in quel tratto di pensiero.
Capire la relazione che s’instaura tra uomo e donna, quel dare e ricevere.
Dare è facile, molto, facile, ricevere è ben diverso. Ed è lì, che l’incomprensione, l’incapacità di capirsi, crea la distanza e porta a volta l’uomo, figlio d’una linea di sangue fatta di conquiste e dominio, a pretendere e il frutto della pretesa non è mai un dono.

Non è un discorso semplice. Non esser capito è stato fin da piccolo un profondo dolore, ed è stato più facile per gli adulti dire: è timido tranquilli, lui sta zitto e buono, si mette nell’angolino e non da’ fastidio, piuttosto che chiedersi, domandarsi il perché del mio silenzio, il perché del mio stare immobile.
Con la mia compagna ho dovuto correggere il mio modo di parlare.
Prima di conoscerla ho sempre usato l’espressione:
Non mi hai capito.
Oggi dico: Non mi sono spiegato.
Perché? Perché per la mia compagna è giusto che le responsabilità siano nostre e non di chi ascolta. Se non vengo capito non è colpa di chi ascolta, ma mia che non riesco ad esprimermi. È relativamente scorretto quindi dire: Non mi comprendi o comprendete.
E tutto sommato è più logico (nel mio caso è anche vero), è un tendere la mano.

Comprendersi è la nemesi della società umana, il peccato della modernità.

Indifferenza, guerra, violenza, sono figlie dell’incomprensione.

Esiste tutto un pensiero, un’ideologia, una letteratura che tendenzialmente antepone al capire, virtù e vizi.
“Le donne sono fatte per essere amate, non per essere comprese.”  il buon vecchio Oscar Wilde.
Caro Oscar non puoi amare una donna se non prima la comprendi, non l’ascolti.
Einstein ha saputo esser più sensato, ma era un genio:
“La gioia nell’osservare e nel comprendere è il dono più bello della natura.”

Spero d’aver espresso in modo più chiaro il mio concetto, probabilmente non era necessario.
Ma come ho più volte scritto, scrivo per mio gusto, per esprimere quel che sento, vivo in molti casi e percepisco del mondo, per capire 🙂 me stesso.

Ora posso auguravi un felice giorno dell’immacolata.

 

ec2f3626dcb0f6657d884f3813b6a2a3
Buona giornata a tutti.