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Egoista

Non mi sono mai dilungato troppo sulle notizie che il mondo ci regala, sì qualche interazione, opinione ogni tanto l’ho concessa giusto per delineare una posizione. Ma per il resto ho sempre condiviso mie esperienze. Ieri discutendo con un parente prossimo ho sottolineato che non ero d’accordo su una sua posizione e mi sono beccato un bel egoista.
Non crede di esser un egoista, all’apparenza probabilmente sembro scontroso e indifferente ma è un atteggiamento di difesa costruito negli anni.
Non vi sto a raccontare l’argomento non è importante, nulla di vitale, mi soffermo su come è facile essere utili quando fai quel che dicono gli altri e invece esser inutile e magari egoista se non assecondi i loro desideri. Non scrivo nulla di nuovo e forse ho già discusso probabilmente l’argomento, non ricordo.
Ma è irritante.
Un povero cristo (come esclamava mia nonna) può pensarla diversamente?
“Il nostro primo dovere è di non seguire, come fanno gli animali, il gregge di coloro che ci precedono.” Lucio Anneo Seneca.
Conformismo e anticonformismo, è alquanto esagerato lo so paragonare il mio episodio al conformismo e all’anticonformismo. Ma in generale penso che ogni pretesto è buono per affermare un’idea, possibilmente in modo pacifico e sensato.

Personalmente penso che in giro c’è tanto sfruttamento morale e non solo. Se hai abbastanza confidenza diventa per alcuni facile, dal dito prendersi il braccio e approfittare della situazione e poi reagire in modo meschino e violento ad un rifiuto. E per quanto cuore metti, la voglia di reagire con la stessa moneta c’è. Non sapete quante volte ho preso a pugni un muro o a calci una sedia per evitare di usare una faccia o un culo.

L’ho scritto qualche post addietro: “Il dono lasciato dal dolore è e può essere, se si riesce a leggere il male per quel che è, la sensibilità. E dove un occhio guarda con sensibilità, un fiore può sbocciare, una speranza può nascere e aggiungo un rifiuto con amore può esser accettato.

Immenso G.

Buon inizio di settimana a tutti.

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Lumi nel buio

Banalmente, oggi, scrivo del tempo.
Da pochi giorni è giunto il freddo, sembrava non dovesse arrivare mai l’inverno, invece è arrivato.
Portando con sé: Pioggia, vento e neve.

Mi giro verso la finestra e il cielo è grigio, le nuvole si rincorrono e nel loro moto diventano pittori. Grigio che sfuma su grigio, celeste che timidamente si posa su un verde, oramai, invecchiato. Il pavimento del balcone è lucido e le sagome dell’aloe e del geranio si specchiano come vanitose regine di bellezza. L’acqua ancora sosta, dopo la pioggia.

Tutto è, malinconico.
Ma non triste, potrebbe esserlo, ci sono i motivi per esserlo.
Il ciclo delle stagioni scandisce il cambiamento e finché esiste immutabile e inarrestabile questo cambiamento, c’è speranza.

Mi vengono in mente le parole di un’amica virtuale, che lamentandosi di scrivere sempre di sventure (la parola è esagerata ma suona bene 🙂 in un mondo cattivo è facile monopolizzare e incupire i contenuti di un spazio letterario) urla: Sti cazzi!!! Dove è scritto che devo scrivere per rallegrare gli altri? Hai ragione.
Quante volte ho condiviso malinconie e paure? 🙂 Cari amici!
Se non tormento voi!!! Chi devo tormentare? 😀

Ho scritto molto di me dei miei problemi e tormenti, ricevendo sempre gentilezza e comprensione, di questo ho sempre ringraziato e sempre ringrazierò.
Potrei pensare che il gruppo di utenti che mi scrive, a cui io poi scrivo, sia palesemente formato da individui con grandi problemi interiori. Vi prego non vi offendete 🙂
Sapete quale altro sinonimo usare per definire questi problemi?
Sensibilità.
Credo che, se non si sia toccato con mano il dolore e la sofferenza non si possa strappare all’oscurità la sensibilità e farne una torcia d’accompagnare alla speranza.
Il dono lasciato dal dolore è, può essere, se si riesce a leggere il male per quel che è: la sensibilità.
E dove un occhio guarda con sensibilità, un fiore può sbocciare, una speranza può nascere.

Volendo poteva accadere che un gruppo di persona sedute ad un ristorante si alzasse e unite accerchiassero una donna in difficoltà, quel muro di sensibilità poteva aver la forza di fermare il destino scritto da un uomo (un vile), che ha visto come unica strada la morte di quella donna. Peccato non sia accaduto.

Il ciclo delle cose, passa, è inevitabile, attraverso la morte.
Finche, però, alcuni sceglieranno la dipartita di altri individui, finché ci sarà un vigliacco, pronto a decidere quando un altro essere umano deve morire, la speranza pronunciata dalla bocca di qualunque uomo o donna ha il sapore del sangue.

 

candela

Ho iniziato con il tempo e ho finito con il sangue. Sarò strano?
Le belle parole ci stanno, son belle d’ascoltare, però i bei fatti sarebbero meglio.

Buona domenica a tutti.