Perché in competizione tra di loro?

Al laghetto grande di villa Ada (Roma, autunno 2020)
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La foto in evidenza l’ho fatta in una tranquilla fine di pomeriggio al laghetto più grande di villa Ada, ovvero in un noto spazio verde di Roma, nell’autunno del 2020. E’ un esempio in piccolo di competizione tra animali della stessa specie in natura, in questo caso dei gabbiani, i quali si stavano litigando una preda, che mi pare fosse una tartarughina acquatica. Sullo sfondo dei palazzi riflessi sulla superficie dell’acqua, alla luce del tramonto, mentre la scattavo, mi ha suggerito l’interpetazione metaforica delle cosiddette “guerre tra poveri”, delle quali un esempio classico sono i fenomeni di razzismo, ma che possono purtroppo andare anche oltre.

Una bella giovane donna, dall'espressione seria e dignitosa, di una tribù dei nomadi del Sahel (foto di Jean Marc Dureau).
Una bella giovane donna, dall’espressione seria e dignitosa, di una tribù dei nomadi del Sahel (foto di Jean Marc Dureau).

La foto di sopra è di una giovanissima donna di una tribù di nomadi del Sahel, dei quali so qualcosa da mio padre. Appunto che vivono ancora come nomadi, spostandosi con i loro accampamenti e con il loro bestiame, in particolare delle caratteristiche mucche. Questo succedeva ovunque nella preistoria, in un determinato periodo, mentre solo più tardi, diverse popolazioni del mondo in periodi diversi, si è iniziato anche a coltivare il terreno, quindi ad essere più stanziali. In ogni caso, ancora in tempi molto recenti, la cosiddetta transumanza era comune, in Italia, e permetteva appunto di portare le mucche a mangiare in pascoli in luoghi diversi, a seconda delle stagioni.

I nomadi del Sahel, che è un deserto nel nord del Continente Africano, più piccolo e distinto dal Sahara, hanno poi un fascino tutto loro, essendo appunto abituati ad un clima particolarmente secco, intanto per la loro propria cultura, i propri usi e costumi che sono di conseguenza originali, secondo me anche in quanto persone di alta statura e magre, tra le quali delle donne particolarmente belle, come nella foto che ho scelto.

Era poi all’epoca veramente bella, e ha colpito la mia immaginazione da quando vidi la foto per la prima volta da giovane, come forse quella di tanta altra gente nel mondo, la giovanissima donna con gli abbaglianti occhi verdi nella foto seguente.

Il volto di una bella giovane donna Afghana, dagli occhi verdi (foto di Steve McCurry),
Il volto di una bella giovane donna Afghana, dagli occhi verdi (foto di Steve McCurry).

Le espressioni di queste bellissime giovani donne, poco più che delle bambine, sono dignitose e serie, in entrambi i casi. In effetti, sanno di rappresentare una minoranza etnica destinata probabilmente a scomparire, nel primo caso, ed una popolazione nella quale in particolare le donne non riescono ad ottenere il minimo di diritti e di rispetto che gli spetterebbe, nel secondo.

Sono persone che sicuramente speravano in un futuro migliore, sulla base che a migliorare le loro vite, rispetto a quelle della media delle altre persone sul pianeta, bastava un niente. In effetti questo niente era però basato su un processo di integrazione, che doveva essere se non voluto almeno accettato dagli altri. Hanno avuto dalla vita invece, temo, solo dell’emarginazione in più, quindi è meglio ricordarle in queste foto della loro prima giovinezza, nelle quali erano ancora orgogliose e non stanche, nelle quali è evidente che non volevano impietosire.

Non so se ci rendiamo conto, in Occidente, del livello a cui abbiamo umiliato, e di come, dopo averlo fatto, adesso distruggiamo proprio, senza guardare in faccia nessuno, talmente presi dal nostro lungo momento di crisi personale e di riadattamento da non voler renderci conto che c’erano tante persone che non avevano a disposizione niente della nostra tecnologia, delle nostra medicine, della nostra cultura. Per le quali  ci sarebbe semmai ancora spazio abbondante, ma alle quali stiamo rendendo impossibile la sopravvivenza. Non ci vogliamo accorgere che essendo stati noi a non fermare a tempo la pandemia, a causare il cambiamento climatico, troppo rapido e che rischia di essere definitivo, saremmo noi a doverci prendere la responsabilità di aiutarle, mentre le lasciamo schizzare via dalla superficie del pianeta.

Queste due giovani donne non si sono sicuramente mai conosciute, impossibile che abbiano avuto la possibilità di incontrarsi, tra il Sahel e l’Afghanistan. Eppure siamo riusciti, dall’Occidente, a metterle in competizione per la vita tra di loro.

Perché in competizione tra di loro?ultima modifica: 2022-02-25T06:53:30+01:00da babmafalda