In segno di protesta contro Al Bashir, Alaa Salah, studentessa 23enne di architettura e ingegneria, è salita sul tetto delle auto nelle piazze di Karthoum, urlando e leggendo poesie. Racconta:
“Lo faccio da sola oppure insieme ad altre donne, recitando o cantando. Sono stati per primi i miei genitori a insegnarmi il valore e la forza delle parole per rompere i silenzi millenari nei confronti dei soprusi dei politici. Mio padre ha un’impresa di costruzioni, mentre mia madre è una stilista di abiti tradizionali e anch’io li indosso durante le manifestazioni, insieme agli orecchini dorati che di solito si mettono ai matrimoni. L’automobile serve per fuggire velocemente agli arresti. Ma non è stato solo merito mio, bensì dei milioni di persone che hanno avuto il coraggio di scendere in strada rischiando la vita. Penso in particolare a quelle donne che, pur di difendere il diritto a un governo democratico sono state arrestate e maltrattate. E poi, come se non bastasse, escluse dal processo di formazione del nuovo governo. Per questo, come ho detto di fronte al Consiglio dell’Onu, la battaglia per l’eguaglianza di genere continua. La mia visibilità e la mia vita adesso servono a questo scopo. Non staremo mai più zitte”.
Ora Omar al Bashir non c’è più; il suo posto l’ha preso, in veste di traghettatore del Paese fino alle prossime elezioni, Abdalla Hamdock. Staremo a vedere. Le premesse per un nuovo Sudan ci sono tutte.