Perché le provocazioni di Achille Lauro sono usa e getta

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La vera dissacrazione non attiene ai quadri di scena di Achille Lauro. Se solo chi ha mostrato riprovazione per le performance pacchiane del cantautore romano, avesse letto Querelle de Brest (1947) o Diario del ladro (1949) di Jean Genet, avrebbe ben chiaro cosa sia la narrazione di fatti realmente in grado di inorridire; nei libri succitati i temi trattati attengono alla pederastia, alla prostituzione maschile e femminile, all’omosessualità, e a una neppure tanto velata fascinazione per il nazismo.

Ovviamente chi ha un briciolo di cultura sa che Genet è in buona compagnia, e volendo spostare il discorso in ambito cinematografico, oltre a pellicole notoriamente forti come Ultimo tango a Parigi (versione uncensored) o Arancia meccanica, è utile ricordare il regista spagnolo Luis Buñuel, dichiaratamente ateo, che per gran parte della vita lottò per respingere pensieri inconfessabili, se non addirittura incestuosi, come quello di andare a letto con la madre.

In breve. Quella di Achille Lauro è dissacrazione usa e getta perché, nel tentativo di stupire le folle, di fatto sorprende e indigna vecchi bigotti animati da pregiudizi d’ordine morale e religioso.

Perché le provocazioni di Achille Lauro sono usa e gettaultima modifica: 2021-03-09T15:51:43+01:00da VIOLA_DIMARZO

8 pensieri riguardo “Perché le provocazioni di Achille Lauro sono usa e getta”

  1. Condivido il tuo pensiero Viola…soprattutto nota la mancanza di originalità…credo che Achille debba…per i costumi …i diritti a renato Zero…che all’epoca faceva davvero scalpore…
    P.s. Adoro Querelle de Brest ed inoltre ho la sceneggiatura originale ed autentica di Ultimo tango, la famosa scena del burro, nella versione originale, prevedeva la sodomizzazione da parte di lei a lui, fu poi espunta declinando verso una forma più mitigata o meglio più accettabile di rapporto contro natura.

  2. Ah Bisou, finalmente qualcuno che mi capisce e sa di cosa parlo; è raro trovare qualcuno che conosca Querelle de Brest e che addirittura abbia la sceneggiatura originale di Ultimo tango…comunque poi la versione integrale uscì nei cinema, ricordo che con alcuni amici corremmo a vederla perché ne avevamo tanto sentito parlare, e in effetti è un film che non si dimentica, indipendentemente dal fatto che lo si sia apprezzato o meno. Quanto alla scena del burro: Marlon Brando, in combutta con Bertolucci, andrò oltre quanto previsto dal copione, sorprendendo non poco Maria Schneider, credo che tu lo sappia, vero?
    E infine sì, Achille Lauro, deve molto (tutto?) a Renato Zero e David Bowie, quindi di che parliamo? 🙂

  3. Io Ultimo Tango lo vidi in quel di Bari…in un cinema di Via Re David, con la mia coinquilina, avevo già visto Nove settimane e mezzo ( perdonami!!!) e non c’era storia…il film americano era una scopiazzatura del film di Bertolucci…una brutta scopiazzatura. Bertolucci era un Maestro geniale, l’uso della luce e delle inquadrature è da brivido.
    P.s. Scommetto che ti piace anche Antonioni e di Zurlini, ti segnalo per il paragone che si può fare con l’Ultimo Tango, La prima notte di quiete con uno strepitoso Delon.

  4. Certo che mi piace Antonioni e ovviamente La prima notte di quiete (di Delon mi innamorai da bambina, pensa un po’)…però voglio essere onesta, anche se adesso ne sorrido vergognandomene un po’: io persi la testa per Nove settimane e mezzo…ero così a digiuno di sesso e di storie sopra le righe (tale mi appariva la relazione tra Elizabeth e John) che rividi il film almeno dieci volte di seguito (e poi ancora negli anni). In fondo ero una sentimentale, di bocca buona se vuoi, ma tant’è 🙂

  5. E uno schifo:::::::questo e’ diventato il festival?Esibizionismo sconcio che paghiamo con i nostri soldi:::::::…………possibile che nessuno si accorge di cosa viene presentato? poi ci si meraviglia di quante porcherie succedono in giro……….Che messaggio arriva ai giovani? mi meraviglio molto di Fiorello pensavo fosse piu’ intelligente ……………..

  6. …aggiungerei Sevdaliza musicista iraniana – olandese che il sangue lo fa colare dalla narici, Notre Dame des Fleurs per Jenet, L’angelo sterminatore per Luis Buñuel con i fedeli improvvisamente rinchiusi in una chiesa – Lauro ottiene quasi lo stesso risultato 60 anni dopo – così usa e getta non lo definirei; quanto alla compianta Maria Schneider non ha avuto molta fortuna nella carriera in seguito al “capolavoro” di Bertolucci, l’ho conosciuta a Roma in un locale per sole donne e sul suo volto era stampati tanti tristi perché …non firmo tanto immaginate, ciao

  7. Sul “caso Schneider” non posso che concordare sui “perché” dell’attrice; so che non si riebbe mai da quella esperienza, e se è vero quello che si racconta, bisognerà convenire che Bertolucci e Brando agirono da veri bastardi. Quanto all’assenza della tua “firma”, non immagino, ma va bene così.

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