Cinquant’anni fa usciva a Torino il primo numero della rivista FUORI!, figlia dell’omonima associazione Fronte Unitario Omosessuale Rivoluzionario Italiano, fondata dal libraio Angelo Pezzana. Fu la diretta conseguenza di un moto di sdegno della comunità gay di Torino che manifestò contro un articolo pubblicato sul quotidiano La Stampa, in cui lo psicologo Andrea Romeo affermava convintamente che l’omosessuale, condannato all’infelicità per natura, poteva essere curato dalla psicanalisi. In linea generale FUORI! rivendicava il diritto di ogni omosessuale di essere tale, e incoraggiava chi si riconosceva in quella condizione a uscire allo scoperto, in nome di un risveglio delle coscienze che nel suo primo editoriale Pezzana si figurava così: “L’omosessuale per la prima volta entra in scena da protagonista. Gestisce in prima persona la sua storia. Il grande risveglio è cominciato. È toccato ad altri, prima di noi, ebrei, neri, (ricordate?), ora tocca a noi. E il risveglio sarà immediato, coraggioso, bellissimo”. Il successo non si fece attendere: nacquero spontaneamente in tutta Italia circoli di militanti, ma la scissione che diede vita al Fronte autonomo di Milano portò infine allo scioglimento del movimento nel 1982. Ora arriva il libreria un maxi volume antologico curato da Carlo Antonelli e Francesco Urbano Ragazzi dal titolo FUORI!!! 1971-1974, (questa volta con tre punti esclamativi e in partnership con Levi’s) perché, come spiega Antonelli, ci sono ancora dei diritti negati (in primis l’adozione) e “una voglia di trasformazione radicale della vita collettiva che sappia rispettare tutte le zone che vogliono vivere fuori: fuori dal perimetro dell’ossessiva misurazione dei comportamenti della tracciabilità digitale, per dirne una; oppure oltre quello che sta diventando un soporifero utilizzo dell’omosessuale (per dirla con quel medico torinese del 1971) nei deliri televisivi di prima serata in atto da molto tempo, una finta inclusione che è invece circo/zoo/quota obbligatoria/queernorm.
Poteva essere una semplice operazione nostalgica e invece, cinquant’anni dopo, ha ancora un suo perché.