C’è mai stato un tempo rispettoso degli indigenti? A memoria d’uomo, no: ad eccezione del santo di Assisi e di un manipolo di emuli, passando per colui che si raccomandò di porgere l’altra guancia senza considerare il colpo gemello un ulteriore oltraggio, è sempre stata una corsa a chi li soverchiava di più. Tuttavia, con riferimento alle ferie – in linea di massima una mediocre partitura teatrale – svariate stagioni testimoniano di un governo più umano delle cose, tale da consentire agli indigenti di arrivare in spiaggia con vivande preparate preventivamente tra le mura domestiche. Qualora si fosse troppo giovani per averne memoria, è possibile appurarlo grazie a una vasta produzione fotografica, e in parte cinematografica, che racconta di estati italiane improntate a tavolini ben piantati nella sabbia, con un mare liscio come l’olio a fare da sfondo. Mi chiedo: com’è possibile che da qualche anno a questa parte i rais della balneazione si arroghino il diritto di impedire a teglie di pasta al forno e panini flottanti di dimorare al riparo degli ombrelloni presi in affitto? Ora, senza alcuna considerazione per i cori di dissenso che tuonano in difesa del bon ton, a voi, che siate del settore o solo schifiltosi di un’epica folkloristica agli sgoccioli, dico: esiste un’app che fa al caso vostro. E indovinate un po’, comincia per v e finisce per o.