Jorie Graham (tra illusorietà e impermanenza)

   “Abbiamo perso le guerre. Per definizione. Con desideri minimi e paura innata. Dando i nostri figli, saldando tutto, dall’inizio del tempo, tempo standard e spazio standard, con e senza sospensione del dubbio, affamati di quotidiano, svegli e pronti, per creare un ordine di cose col moto del corpo, non per gradi, senza esitare, sacrificando fratello padre sorella madre. Persa ogni guerra. Le perderemo tutte. Per definizione. Quella donna. Quell’oceano. Attenzione a scherzare col fuoco. La forma esiste, conosce la differenza. Vai da sola. Retrocedi. Trasfigura. Prometti. Vai da sola. Trasfigura. Sii fedele. Tutto questo il vento lo sa”.

Jorie Graham, Noi

Diavolo di un Google

   “Cercare qualcosa su Google non è molto diverso dal confessare i propri desideri a una forza misteriosa”.

Siva Vaidhyanathan

Il problema è l’abbuffata di cookies che ingeriamo con troppa leggerezza e la trasparenza con cui ci consegniamo a un Grande Fratello molto più pericoloso di quello di orwelliana memoria. E nessuno che sappia o voglia indicare il primo gancio che regge tutto.

Carla Bley

   “La musica non esiste al di fuori di un contesto sociale. Le persone definiscono e comunicano la loro identità politica in vari modi: attraverso l’abbigliamento, il taglio dei capelli, i libri che leggono, la musica che ascoltano. Un concerto è un evento sociale importante e può anche essere apertamente politico. Quando gli Staple Singers suonarono ai raduni di Martin Luther King diedero al pubblico la sensazione di stare insieme: questa stessa sensazione si verifica in un concerto jazz”.