Il grande inganno

Victoria's Secret, que anuncia o retorno de seu desfile, vê vendas caírem 6,5% em 2022

Non esiste un canone di bellezza che possa dirsi universale, eppure a crederlo sono in molte. La pubblicità, che da qualche tempo prova a mostrarsi inclusiva, non riesce a invertire la rotta: del resto, a parte il discorso sulla bellezza tout court, alle varie carrellate merceologiche mancano i riferimenti alla disabilità, alle persone Lgbtq+ ecc. I social, dal canto loro, aggravano il percepito contrapponendo grassofobia e magrezza. E mi fermo qui riconoscendomi inconcludente, perché mille sono i risvolti da sviscerare per inquadrare bene il tema.

In parole povere, sentirsi esteticamente inadeguate è diventata una condizione ossessionante, ed è frustrante, per chi è fuori da questi meccanismi, apprendere che le bambine comprano prodotti di make-up e skincare. Si obietterà: il realismo è passato di moda. Sarà. Ma la ricerca del placet altrui, che spinge a trasformare il proprio corpo in una copia di quello di Bella Baxter, non porterà mai a essere in pace con se stesse. E la metto in questi termini non per moralismo ma per malinconia. La stessa di cui si colorano, con i dovuti distinguo, le parole Jep Gambardella:

Finisce sempre così. Con la morte. Prima, però, c’è stata la vita, nascosta sotto il bla, bla, bla. È tutto sedimentato sotto il chiacchiericcio e il rumore: il silenzio e il sentimento, l’emozione e la paura; gli sparuti incostanti sprazzi di bellezza. E poi lo squallore disgraziato e l’uomo miserabile. Tutto sepolto dalla coperta dell’imbarazzo dello stare al mondo, bla, bla, bla. Altrove, c’è l’altrove. Io non mi occupo dell’altrove. Dunque, che questo romanzo abbia inizio. In fondo, è solo un trucco. Sì, solo un trucco.”