Gli influencer di Cristo

   I predicatori e le predicatrici 2.0 si chiamano influencer di Cristo. Saranno mossi da sincero amore per Gesù? Difficile rispondere affermativamente a questa domanda se dietro sermoni e citazioni tratti dalle Sacre Scritture è tutto un proliferare di eventi e gadget venduti online dai diretti interessati. Eppure in America i telepredicatori sono molto popolari, in particolare su Facebook ma soprattutto su Instagram; tra loro spicca per notorietà Sadie Roberston Huff, 22 anni e 3,6 milioni di follower; il suo motto è Live original, ci crede così tanto che l’ha fatto stampare sulla sua collezione di gadget. La collega Sarah Jakes Roberts è invece più incline alla produzione di capi fashion, ma non dimentica di farsi ritrarre con le mani in atto di preghiera.

   Si chiama Bible journaling l’interesse per la Bibbia le cui pagine vengono fotografate giornalmente per essere postate su Instagram. L’hashtag #journalingbible ha circa 160.000 contenuti. Sull’onda di questo rinnovato interesse per i testi sacri alcuni editori hanno iniziato a produrre Bibbie quadrate come le foto di Instagram, con ampi spazi laterali per le note e la rilegatura ad anelli in maniera tale che le pagine restino piatte quando poggiate sul tavolo. Costo 99 dollari.

   Anche in Italia non mancano i siti dedicati; il più popolare è La luce di Maria su Facebook, mentre a livello di influencer Chiara Amirante è quella che può vantare il seguito maggiore; già fondatrice della comunità Nuovi orizzonti, da qualche tempo pubblica una frase del Vangelo ogni giorno perché il Vangelo le ha cambiato la vita e dunque era profonda l’urgenza della condivisione social.

   A mio parere questa è follia scomposta e tuttavia creativa, assimilare il business alla trascendenza. Neppure Cristo avrebbe saputo fare di meglio.

In foto Laura Dahm, una influencer di Cristo. Potrei tradurre la didascalia che appare nel link ma sarebbe inutile. Le altre foto a corollario non lasciano adito a dubbi.