L’inferno dei viventi

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Dante fu grandioso nell’immaginarne la casa e gli sventurati che vi dimorano, ma per eccellente che sia il resoconto del sommo poeta, la triste realtà è che il diavolo vive su questa terra e non ha nessuna intenzione di andarsene. Quest’anno ricorre il centenario della nascita di Italo Calvino e leggerne non dico l’opera omnia ma almeno qualche pagina potrebbe essere consolatorio. Ovviamente Calvino non ha scritto con l’animo di un frate, ma pensando al diavolo, a quel qualcosa che si mette di traverso anche solo per seminare discordia, mi è tornata in mente una pagina che apre alla speranza. Quella di escludere il ricorso alle intelligenze artificiali per trovare compagnia.

«L’inferno dei viventi non è qualcosa che sarà; se ce n’è uno, è quello che è già qui, l’inferno che abitiamo tutti i giorni, che formiamo stando insieme. Due modi ci sono per non soffrirne. Il primo riesce facile a molti: accettare l’inferno e diventarne parte fino al punto di non vederlo più. Il secondo è rischioso ed esige attenzione e apprendimento continui: cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all’inferno, non è inferno, e farlo durare, e dargli spazio.» Italo Calvino, Le città invisibili

Illustrazione di Gustave Doré