Studenti a scuola con la gonna, il prof rifiuta di fare lezione

Il prof non fa lezione agli studenti in gonna per la giornata contro la violenza sulle donne: le classi boicottano le lezioni - la Repubblica

La settimana scorsa tre studenti del terzo anno del Liceo Bottoni di Milano, in occasione della giornata internazionale contro la violenza di genere, hanno voluto dimostrare di essere sensibili al tema indossando una gonna, gli altri un indumento rosso. Il docente di storia Martino Mora, al cospetto della scena che gli sarà apparsa clownesca, ha chiesto che uscissero dall’aula e si è rifiutato di fare lezione. Il giorno dopo sono stati gli studenti a rifiutare il professore. Ma non è finita lì. A dispetto di tutte le polemiche scaturite dal suo atteggiamento intransigente, Mora ha continuato a sfogarsi sui social e a mantenere le sue posizioni. Su Facebook ha scritto: “Solo nel nostro sciagurato Paese può accadere che una dirigenza scolastica arrivi a sostenere esplicitamente lo sciopero degli studenti contro un docente (il sottoscritto) della stessa scuola, che essa, al di là di ogni dissenso, avrebbe il dovere di tutelare e difendere“. In effetti il prof ne ha avute per tutti, giacché non ha risparmiato donne, gay, chiesa, stampa, governo, vaccini e green pass. E nelle ultime ore è tornato ad esternare così: “Per la dirigenza è meglio che gli studenti boicottino le lezioni di filosofia e storia, per una pura contesa ideologica, piuttosto che frequentarle. Essa fa così l’involontario ma esplicito elogio dell’ignoranza. Siamo all’invito del liceo Bottoni a sostenere “la lotta degli studenti”, cioè a boicottare lezioni che si tengono nello stesso Bottoni, e per pure motivazioni ideologiche che nulla c’entrano coi contenuti didattici“.

Perpetuando l’esempio di tutti quelli accecati dalla propria supponenza, adesso Mora si dice pronto al martirio: “Se il sottoscritto deve essere la pietra della scandalo perché qualche nodo della situazione ormai insostenibile del sistema scolastico venga finalmente al pettine, ebbene ben venga. Se il sottoscritto deve pagare un prezzo per tutto questo – il prezzo dell’isolamento e dell’ingiustizia – ebbene è disposto a pagarlo“.

Bravo prof, paga il tuo prezzo e cambia mestiere.

da il Giornale.it

Perchè non ha aperto il dialogo immediatamente invece di cacciare i ragazzi?

«Perchè non era il momento: un insegnante è anche un educatore e un educatore deve sapere dire dei no. Quello era il momento di passare il messaggio che a scuola ci sono dei limiti. La scuola è un luogo speciale e un bene comune e merita rispetto. Ma su questo sono stato sconfessato dalla dirigenza e dal liceo stesso».

In che senso?

«Mi è stato posto un aut aut: fare lezione ai ragazzi vestiti così o andarmene. Io voglio difendere la scuola di De Santis, Croce, Gentile e Gramsci. Io, che sono di idee diverse, sono costretto a difendere l’impianto della scuola gramsciana rispetto a questa deriva verso la scuola di Lady Gaga, verso questo grande Carnevale in cui ci si traveste, si fa quello che si vuole. Io sono contro perché ritengo che la scuola sia, come la Chiesa e la famiglia, una delle poche istituzioni di senso rimaste. Se perdiamo anche quella, rimane solo il Nichilismo».