Lucarelli: a Ballando sono considerata un utile errore nella matrice

Lorenzo Biagiarelli: «Io, Selvaggia Lucarelli e l'eccesso di diplomazia» | Vanity Fair Italia

Non dovrebbe farsi il sangue amaro la perfida Selvaggia Lucarelli, in fondo le hanno reso pan per focaccia: “Sembrava che tutti dovessero zittirmi, insultarmi, mortificarmi” (così sul Corriere di ieri), ma resta il fatto che il branco si coalizza sempre contro il singolo. A stonare, nelle polemiche sorte soprattutto verso il finale di Ballando con le stelle, è che all’improvviso giurati e staff si siano accorti che la viperetta è fin troppo sopra le righe, per cui ha ragione quando dice: “Ho capito che a Ballando sono considerata un utile errore nella matrice, ma non parte del cast da proteggere.“. Ed è altresì nel giusto quando, da vera femmina, a proposito di Carolyn Smith, sentenzia: “Prima che arrivassi a Ballando era una donna tra quattro uomini, regina incontrastata del programma. Arrivo io e mi prendo il mio spazio, non l’ha mai accettato“.

Ora, con buona pace dei benaltristi, Ballando, come del resto una qualsivoglia opera di finzione, è specchio di quello che siamo, ovvero, per restare sul pezzo, invidiosi, livorosi, prepotenti e pochissimo inclini ad apprezzare qualcuno che brilli anche solo per pseudo-cattiveria come nel caso di Lucarelli, in questi giorni in Nepal col compagno-ballerino che in gara ha saputo distinguersi solo per una irritante sicumera. Ma se tutto questo è storia, una volta di più mi domando come può una donna come Selvaggia accompagnarsi da sette anni a un tipo che è una macchina da guerra di nullità. Che tradotto sta per food blogger and social chef.

Il dolore attiene alla sfera intima, non a quella social

Mai fidarsi di chi sbandiera il dolore, di chi ha sempre una lacrima a portata di mano. Per cui bene ha fatto Selvaggia Lucarelli a stigmatizzare l’ormai noto audio di Fedez, mentre si confronta con uno psicologo dopo aver scoperto di avere un tumore. Scrive:

Registrarsi e postare la propria seduta di psicoterapia non è normalizzare la psicoterapia. Bisogna smettere di utilizzare il verbo ‘normalizzare’ per camuffare le più svariate forme di narcisismo/esibizionismo/incapacità patologica di conservare una sfera privata“. E ancora: “Poi un giorno parleremo anche di quanto possa essere un percorso autentico ed efficace la psicoterapia fatta a favore di microfono e/o telecamere, prevedendo/sapendo che quello che dirai sarà ascoltato o visto da milioni di persone. Se questo è fare un serio percorso terapeutico io sono Joe Biden“.

Ora, capisco che l’understatement incontra da sempre il favore di pochi, e che essere social è la ragione di vita di chiunque – anche di chi farebbe meglio a scomparire -, ma il dolore esibito a distanza di tempo dalla causa scatenante è egocentrismo sfacciato. Amen.

Selvaggia Lucarelli replica agli audio pubblicati da Fedez

 

 

Selvaggia Lucarelli e quella dipendenza che non t’aspetti

Chi è Selvaggia Lucarelli trucchi capelli look

E chi poteva immaginare che una donna forte come Selvaggia Lucarelli, il cui eloquio è non di rado fonte di polemiche accese, sia stata protagonista di un vissuto che in genere viene associato alle persone deboli? Eppure è così che è andata per una sua storia d’amore che al pari di molte altre, quando caratterizzata da forti asimmetrie, si definisce tossica. La giudice “molesta” di Ballando con le stelle ne ha parlato in Crepacuore. Storia di una dipendenza affettiva, senza fare  mistero di come una relazione, durata quattro anni, l’abbia indotta a isolarsi da tutto – famiglia, amici, lavoro – con ripercussioni sul legame con il figlio Leon che a un certo punto si è sentito messo da parte. Leggiamo:

Oggi, guardandomi indietro, faccio ancora fatica ad ammetterlo, ma la felicità di mio figlio, la sua sicurezza perfino, erano la cosa più importante solo in quei rari momenti in cui sentivo di aver messo la mia relazione al sicuro. L’unico pericolo che avvertivo come costante e incombente era quello che lui mi lasciasse per la mia evidente inadeguatezza”. In sostanza, quello che premeva a Lucarelli era riempire un vuoto, e infatti  chiarisce:

Quando non eravamo insieme sentivo uno strano disordine emotivo, una specie di febbre, di sete che dovevo placare. Vivevo le mie giornate senza di lui come un intervallo, una pausa dell’esistenza. Mi spegnevo, in attesa di riaccendermi quando lo avrei rivisto. Ero appena diventata una giovane tossica, convinta, al contrario, di aver colmato quella zona irrimediabilmente cava della mia esistenza“.

Sono certa che molte donne si riconosceranno in questa narrazione perché cronaca di una comune quotidianità amorosa vissuta trattenendo il fiato, con la sempiterna convinzione che è normale che sia così.