Settembre

Orkideh Hajivandi underground music: 12 female musicians who perform classical, folk, modern, and traditional music in IRAN - November 2006 © Copyright 1979-2009 Alfred Yaghobzadeh. All rights reserved.

Secondo una buona percentuale di persone dal calendario diffuso, settembre è tempo di rinascita, di proponimenti ancora più severi di quelli fatti a capodanno. Sarà. Di certo, connessa alla rinascita è la speranza, magari solo riedita o riadattata, comunque restituita sotto forma di leitmotif a rimuovere il già stato. Ma se noi, vecchi epuloni occidentali, pensiamo alla rinascita in termini di diete e accaparramento di beni, spesso nell’ottica di un overthinking penalizzante e paralizzante; e se, nel migliore dei casi, ci adoperiamo per un do something che possa castigare Trump e il suo storytelling, come vedono la rinascita israeliani e palestinesi costretti nella morsa sanguinaria di Bibi e Hamas? Non sarà immaginifico presumere che si orientino secondo parametri più pragmatici e meno funambolici, magari vicini al sonno lisergico di un’iraniana che sogna di tornare a cantare in pubblico, mentre i talebani, in una sorta di coro greco, si lagnano della disfatta. No, a ben guardare settembre è un mese come un altro, soprattutto per noi che non abbiamo la guerra in casa né gli aguzzini alla porta. E se siamo donne, cantiamo sesso e samba dove ci pare e senza kit di sopravvivenza. Alcune lo fanno a bassa voce, ma solo perché stonate.

Foto di Alfred Yaghobzadeh