Fuori dal coro

 

Passaporti russi, quando la cittadinanza è un'arma delle guerre ibride – European Affairs Magazine

È una voce fuori dal coro quella di Vera Politkovskaja che con rigore scientifico spiega perché la politica europea delle sanzioni è ingiusta. Ma non solo. Chiama in causa animalisti e anime belle che si battono per i diritti delle cosiddette minoranze, finite in acronimi che sono scioglilingua e che diventano, malgrado le buone intenzioni, nuove etichette. Cito:

Com’è possibile che l’odio verso i russi in tanti Paesi del mondo, specie in Europa, faccia ormai parte della normalità? La prima cosa che colpisce è la reazione serafica della comunità europea che vede in questo odio un dato di fatto, un normale stato delle cose. Va detto che anche l’invasione dell’Ucraina è un dato di fatto, ormai scontato per molti russi. Qual è dunque la differenza tra comunità europea così civile e quella russa, che negli ultimi diciotto mesi è stata costantemente tacciata di non ribellarsi a sufficienza contro le autorità? Dove sono finiti tutti quelli a cui stridono i denti a forza di intestarsi la causa animalista, quella della comunità LGBTQIA+ o quella degli afroamericani? Siete tutti concordi nel dire che siamo tutti uguali ma prendersela con una persona solo perché possiede il passaporto russo vi sta bene? […]

“Riporto qui le principali angherie all’indirizzo dei cittadini russi in Europa.

Vengono espulsi dalle università, i loro figli vessati nelle scuole e addirittura negli asili sia dai coetanei che dagli educatori: vengono confiscati i loro immobili, anche se non sono criminali, ma persone a cui non sono state comminate sanzioni; per origine nazionale vengono licenziati, oppure non vengono assunti, non vengono serviti nei ristoranti e nemmeno accolti negli hotel in cui avevano già prenotato. E ancora: gli viene sequestrata l’automobile quando sono già in viaggio, non sono ammessi all’imbarco prima del decollo, vengono chiusi i loro conti in banca in maniera unilaterale. La lingua russa viene bandita e l’attività dei giornalisti subisce restrizioni. Sono anche esposti a minacce di rappresaglie corporee e richieste da parte della popolazione locale di abbandonare immediatamente il paese. Dall’inizio della guerra le cancellerie di molti paesi hanno deciso di non emettere più visti per i russi, nemmeno quelli di transito. A nessuno. A causa della guerra”.