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Violenza sulle donne: 10 anni per uscirne

Silvia. Migena. Touria e Iba. Michela. Samantha. Lisa. Denisa. Nadia.

I nomi delle donne uccise in Friuli Venezia Giulia dalla violenza di chi credevano le amasse restano impresse sulle pagine dei giornali, i loro volti ci guardano sorridenti dalla televisione, ignari della tragedia che le avrebbe colpite.
I casi di femminicidio sono la punta dell’iceberg di un fenomeno, la violenza contro le donne, trasversale a tutti i livelli e in tutti i Paesi, contro il quale l’Onu ha istituito, dal 1999, una giornata di sensibilizzazione che cade ogni anno il 25 novembre. Lo spunto viene raccolto anche nella nostra regione e molte iniziative in programma hanno proprio l’intento di affrontare questo problema.
“A Udine si parla di una serie di eventi, iniziati più che di una giornata sola – sottolinea l’assessore alle Pari opportunità, Cinzia Del Torre -. Gli appuntamenti sono iniziati già da metà novembre e proseguiranno fino al 4 dicembre in un calendario che propone diversi spunti di riflessione, tra i quali convegno che si è tenuto mercoledì 22 e che ha visto anche la consegna del premio di laurea intitolato a Silvia Gobbato (vittima del delitto dell’Ippovia) a Ilaria Tomasi e Martina Lauria. Martedì 28, inoltre, si terrà un’interessante tavola rotonda sul tema ‘Violenza sulle donne: la parola agli uomini’ al Palamostre”.

Come nel caso Orlando, si deve mobilitare anche la società civile
Proprio in questi giorni, alla vigilia della ‘Giornata contro la violenza sulle donne’, un gruppo di giovani amici di Nadia Orlando (la 21enne di Dignano assassinata il 31 luglio scorso), è stata presentata una petizione in Consiglio regionale con la quale oltre 16.700 persone, a seguito della concessione da parte del Tribunale del riesame di Trieste degli arresti domiciliari al suo omicida reo-confesso, hanno chiesto alla Regione di costituirsi parte civile nel procedimento penale e di farsi parte attiva affinché il provvedimento venga revocato.
“Al di là di quelle che saranno le decisioni della magistratura nel caso specifico, quello che è importante è la mobilitazione della cosiddetta società civile – spiega Del Torre -. È un esempio positivo di quello che significa coinvolgimento della comunità per contrastare il fenomeno della violenza. Agire, scendere in campo, ma anche semplicemente parlare di questi fatti è una reazione positiva al dramma. Parlare di questi temi spezza il silenzio che imprigiona le vittime e che da sempre protegge i carnefici”. A Udine, da quasi 20 anni, è attivo il servizio Zero Tolerance, che si occupa di prevenzione e  contrasto alle violenze e ai maltrattamenti sulle donne.
Nel corso del primo semestre 2017 al numero verde del servizio Zero Tolerance sono stati registrati 79 contatti telefonici da parte di donne che volevano informazioni, consulenze, sostegno per percorsi di uscita dalle situazioni di violenza, o da parte di altri operatori per la segnalazione di casi.

Identikit della vittima e del colpevole
Le donne che hanno intrapreso un percorso di uscita dalla situazione di violenza con colloqui presso la sede del servizio sono state invece 76, di cui 33 in continuità dall’anno precedente. A volte, il servizio offre anche ospitalità per motivi di sicurezza. La maggior parte di chi sceglie di uscire dalla spirale di violenza ha tra i 30 e i 50 anni, per lo più in possesso del diploma di scuola secondaria di secondo grado (47,4%). Le donne che si sono rivolte allo sportello sono principalmente di nazionalità italiana (71,1%) e residenti nel Comune di Udine (48,7%). Per quanto riguarda le straniere, arrivano principalmente dall’Europa dell’Est (40,9%).
I tipi di violenza riferiti dalle donne sono in prevalenza di tipo fisico, psicologico ed economico combinati assieme, il più delle volte perpetrati all’interno delle mura domestiche ma anche in presenza di figli o altri famigliari. La durata della situazione di violenza è prevalentemente superiore ai 10 anni (27,6%).
Rispetto ai nuclei familiari, i dati evidenziano che nel 81,4% dei casi i figli assistono alle violenze sulla madre, il 6,8% le subisce in maniera diretta e che nel 96,2% dei casi l’autore è loro padre.