Un sabato come tanti.. una serata alla villa di amici.. una cena frugale e poi tutti sulla veranda a mare. Qualcuno accennava a qualche passo di danza, dondolandosi al ritmo di una musica di sottofondo, qualcun altro parlottava e ridacchiava gettando occhiate furtive, come fanno le donne quando parlano tra loro di “cose di donne”, qualcun altro seguiva i suoi pensieri attraverso le volute di un buon sigaro tenendo in mano un bicchiere di ottimo Rum. Oltre il muretto di recinzione, a soli sette metri di scogli, c’era un mare sereno, tranquillo e talmente trasparente che si vedevano gli scogli sommersi e ricoperti, qua e la, di alghe verdi. Su una improvvisata discesa a mare, fatta con una rudimentale gettata di cemento sugli scogli, una vecchia barca che, forse, attendeva il suo padrone per una battuta di pesca. Più in là due giovani che con le canne si cimentavano in una improbabile quanto fortunosa pesca, forse pregustando una frittura per il giorno dopo o, semplicemente e forse più sicuramente, per restare calati nella più totale pace e serenità spegnendo il mondo attorno a loro. In alto, su un cielo completamente sereno, una luna sorniona osservava la scena e, dal suo punto privilegiato, altre dieci, cento, mille scene uguali o totalmente diverse, come uguali o totalmente diversi sanno essere gli esseri umani. Si dice che siamo tutti sotto lo stesso cielo, ma chissà se a guardare lo stesso cielo, in quello stesso momento, era anche lei o se stava facendo altro e con chi. Ma questo poco importava, quello che importava veramente era che non era con me a guardare quel cielo, seduta non sui bordi di una piscina, ma su uno di quegli scogli, con i piedi nudi in quel mare e la testa reclinata sulla mia spalla..
