Troll e molestie

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del trollare e farsi trollare

Post n°234 pubblicato il 30 Aprile 2019 da Joker_Jolly2012

Il Troll – nel gergo di Internet, e in particolare delle comunità virtuali – è un soggetto che interagisce con gli altri utenti tramite messaggi provocatori, irritanti, fuori tema o semplicemente senza senso, con l’obiettivo di disturbare la comunicazione e fomentare gli animi.

Dal sostantivo troll si derivano comunemente, sia  il verbo  trollare, ovvero l’agire come un troll  e sia la locuzione farsi trollare, ovvero il cadere nella trappola di un troll, rispondendo alle sue provocazioni.

Comportamento tipo

Di norma l’obiettivo di un troll è far perdere la pazienza agli altri utenti, spingendoli a insultare e aggredire a loro volta (generando una flame war). Una tecnica comune del troll consiste nel prendere posizione in modo plateale, superficiale e arrogante su una questione vissuta come sensibile e già lungamente dibattuta degli altri membri della comunità. In altri casi, il troll interviene in modo apparentemente insensato o volutamente ingenuo, con lo scopo di irridere quegli utenti che, non capendone gli obiettivi, si sforzano di rispondere a tono ingenerando ulteriore discussione e senza giungere ad alcuna conclusione concreta.

Il cross posting, ovvero la pubblicazione di messaggi identici in più sezioni diverse, è un sistema utilizzato dal troll per infastidire più gruppi contemporaneamente.

Un troll particolarmente tenace e astuto può scoraggiare gli utenti e causare financo la chiusura di una comunità virtuale.

La figura del troll può coincidere in alcuni aspetti con quella del fake, ovvero colui che disturba una comunità fingendosi qualcun altro. Tuttavia, un fake potrebbe partecipare in modo disciplinato e costruttivo alla conversazione (diversamente dal troll), mentre un troll potrebbe non celare né falsificare la propria identità (diversamente dal fake).Sovente le due figure, però, hanno obiettivi sovrapponibili.

Esempi di comportamento

Alcuni tipi di messaggi e attività associati all’azione deltroll:

L’invio di messaggi intenzionalmente sgarbati, volgari,offensivi, aggressivi o irritanti.

L’invio di messaggi con contenuti senza senso (come:semplici lettere, emoticon, testi casuali).

L’invio di un numero di messaggi, anche se non particolarmente provocatori o insensati, tale da impedire il normale svolgimento delle discussioni.

L’invio di messaggi volutamente fuori tema (con frasi come:”come sviluppo la mia pagina web?”, in un forum nel quale si parla di musica).

L’invio di messaggi contenenti errori portati avanti con finta convinzione (con frasi come: “Così è la vita è certamente il miglior film di Roberto Benigni, checché ne diciate!”).

Il perorare intenzionalmente e con tensione un’argomentazione basata su un errore difficile da dimostrare o su opinioni potenzialmente verosimili, facendosi seguire nella discussione dalla comunità.

Il pubblicare contenuti di disturbo come suoni, immagini o link a siti offensivi, sovente mimetizzandoli come innocui.

Lo svelare trame di film o libri senza avvertire.

Lo sbagliare deliberatamente e ripetutamente i nomi (di persone o cose) o regole grammaticali per irritare gli altri utenti.

L’attribuire a tanti l’opinione di uno, vittimizzandosi e non rispondendo nel merito, spingendo possibilmente altri utenti a prendere le proprie difese (con frasi come: “vi siete coalizzati contro di me”).

Il ridicolizzare o denigrare ripetutamente gli interventi di un utente “concorrente”.

Lo scrivere deliberatamente messaggi enfatici su un dato argomento divertendosi alla spalle di chi corrobora poi la propria fasulla tesi.

Il portare avanti tesi opposte a quelle dichiaratamente discusse nella comunità, con argomentazioni vaghe, imprecise e pretestuose,generando quindi flame (per esempio pubblicando teorie evoluzioniste in un forum di creazionisti o viceversa).

Storia del fenomeno

L’origine più probabile del termine troll è nella frase”trolling for newbies”, che divenne popolare nei primi anni 1990 nel gruppo Usenet alt.folklore.urban: un detto scherzoso fra utenti di lunga data che presentavano domande o argomenti tanto ripetuti e dibattuti che solamente un nuovo utente poteva perder tempo a rispondervi. Altri estesero il significato per includere il comportamento di utenti disinformati; tuttavia i troll erano ancora considerati nell’accezione ironica, più che provocatrice.

Nella letteratura la pratica venne documentata da Judith Donath nel 1999, che citò molti esempi aneddotici provenienti da vari gruppi Usenet. Secondo Donath:

“Agire come troll è un gioco di false identità,compiuto senza il consenso degli altri partecipanti. Il troll cerca di farsi passare per un legittimo utente che condivide gli stessi interessi e argomenti degli altri; i membri del gruppo, se riconoscono un troll o altri impostori, cercano sia di distinguere i messaggi reali da quelli degli impostori, sia di fare in modo che l’impostore abbandoni il gruppo. Il successo o meno di questi tentativi dipende da quanto sono bravi (sia gli utenti che i troll) ad individuare le rispettive identità; alla fine, il successo o meno di questa strategia dipende da quanto diminuisce il divertimento che il troll ricava da questo gioco a causa del “prezzo” imposto dal gruppo.

D’altro canto i troll possono danneggiare il gruppo in molti modi. Possono interrompere le discussioni, dare cattivi consigli, minare la fiducia reciproca della comunità degli utenti. Inoltre un gruppo di discussione che sia stato oggetto di attacco di un troll può “sensibilizzarsi” e rifiutare di discutere o rispondere a domande oneste ma ingenue, scambiandole per ulteriori messaggi del troll: questo può portare a osteggiare un nuovo venuto, che non sa nulla di tutta la vicenda e si ritrova rabbiosamente”accusato”. Anche se l’accusa è infondata, essere considerati dei troll è molto dannoso per la propria reputazione online.”

Dare da mangiare ai troll (to feed the troll) è infine una locuzione utilizzata per indicare il”dare corda” ai provocatori, rispondendogli ripetutamente e dandogli così nuovo materiale su cui agire. “Per favore non date da mangiare ai troll” (please don’t feed the troll) è perciò un suggerimento comune che gli utenti esperti inviano ai nuovi, quando pensano di aver individuato un troll al quale l’utente sta involontariamente dando benzina da gettare sul fuoco.

Motivazioni dei troll

Secondo vari studi, sebbene comportamenti di disturbo siano riscontrabili anche nelle normali relazioni interpersonali, un ruolo chiave che spinge ad agire come troll nelle comunità virtuali è la sensazione di anonimato che molti utenti percepiscono durante la navigazione su internet.

Poiché la definizione stessa di troll non è condivisa, cosa spinga un utente ad agire come tale è oggetto di dibattito. Alcune motivazioni:

Ricerca di attenzione: dominare la discussione incitando l’astio e dirottando efficacemente l’attenzione verso di sé.

Divertimento o satira: irridere chi si infervora seriamente e perde tempo per le parole volutamente provocatorie di un totale sconosciuto,provocando grandi discussioni con poca fatica (si veda anche teoria del domino).

Disagio personale: reazione a situazioni di disagio familiare, scolastico, finanziario o relazionale; per esempio combattendo sentimenti di inferiorità attraverso l’esperienza di controllare un ambiente.

Ragioni economiche: sfruttare la figura dei troll come mezzo di marketing per attrarre utenti e discussioni in una comunità o far parlare di sé.

Modificare l’opinione: ostentare opinioni estreme per fare in modo che le proprie vere opinioni, poi, sembrino moderate, e convincere quindi un gruppo di utenti a seguirle.

Combattere il conformismo: rompere la chiusura e il conformismo del gruppo agendo con una “terapia d’urto”.

Attaccare un utente o un gruppo: agire personalmente contro un soggetto o gruppo di soggetti per ripicca, gelosia, non condivisione di idee o altra ragione.

Diminuire il rapporto segnale/rumore: diluire i messaggi informativi in un fiume di messaggi inutili, per far perdere interesse e utilità al gruppo o all’argomento discusso.

Verificare la robustezza di un sistema: violare le regole e i termini d’uso per controllare se e come gli amministratori/moderatori prendono contromisure

Ricerca sociologica: studiare il fenomeno per ragioni di ricerca sociologico/scientifica.

I soggetti coinvolti

Nelle comunità virtuali, alcuni utenti agiscono come”cacciatori di troll”, entrando volontariamente in conflitto con altri utenti che reputano tali e finendo per essere a loro volta dannosi per la comunità (dando, per l’appunto, “da mangiare al troll”).

Durante i conflitti causati dai troll il comportamento degli utenti si può dividere in categorie:

Il Troll, chi attivamente fomenta gli scontri e gli attriti(volontariamente o involontariamente).

I Dirottatori o Foraggiatori, coloro che rispondono animatamente ai messaggi provocatori, “dandogli da mangiare”.

Il Cacciatore, che non inizia il conflitto, ma se coinvolto ricambia con eguale protervia, talvolta sfruttando il troll stesso per agire in modo aggressivo e accusando quindi spesso falsi positivi.

Il Nobile, chi cerca di ignorare il conflitto, continuando a discutere gli altri argomenti; esprimendo disapprovazione per il troll ma non sfidandolo, postando consigli semplici ed efficaci del tipo “non date da mangiare ai troll” o altre frasi volte alla pacatezza o all’ironia gentile(“suvvia, ragazzi, ignoratelo e se ne andrà da solo”).

I Moderatori, chi cerca di risolvere attivamente il conflitto in modo che tutte le parti in causa restino il più possibile soddisfatte, dando talvolta involontariamente “da mangiare ai troll”.

Gli Spettatori, chi si allontana dal conflitto limitandosi a osservare o anche abbandonando la comunità.

Contromisure alle azioni di disturbo

La soluzione più comune è ignorare le provocazioni,resistendo alla tentazione di rispondere. Quando un troll viene ignorato,solitamente inizia a produrre messaggi sempre più offensivi cercando di provocare una reazione, sovente scadendo anche nel grottesco, per poi abbandonare il gruppo.

Si possono anche applicare filtri che rendono invisibili al resto della comunità i messaggi inviati dagli utenti segnalati al sistema come disturbatori (per esempio i kill file nel caso dei news group, o le black list).

Altra soluzione, specie se la discussione sta degenerando, è sfruttare le capacità degli utenti moderatori che pacatamente cercano di riappacificare gli animi.

Poiché esistono diversi motivi che portano ad assumere il comportamento tipico di un troll, alcuni non in malafede, attribuire ad un utente l’etichetta di troll può generare ulteriori tensioni.

La letteratura sulla risoluzione dei conflitti in sociologia, suggerisce infatti che indicare una persona come un disturbatore non sempre aiuti a far cessare i comportamenti indesiderati. Una persona allontanata da un gruppo sociale, può infatti assumere il ruolo di antagonista e cercare di disturbare o far arrabbiare ulteriormente i membri del gruppo.L’etichetta di “troll” può quindi perpetuare o aggravare il comportamento del disturbatore.

Aspetti utili dell’attività dei troll

La sua attività può portare conseguenze utili alla comunità,può:

Rafforzare il sistema contro gli attacchi e contribuire a formare i soggetti che si occupano della prevenzione.

Contribuire alla maturazione democratica di una comunità nel tollerare il dissenso.

Scardinare posizioni di potere, dominanti o di controllo autoritario all’interno di una comunità.

Stimolare o rianimare, anche involontariamente, le discussioni e la partecipazione informativa.

Rivelare la presenza di altri troll nascosti o l’abuso da parte di amministratori e moderatori dei propri poteri di controllo.

(Liberamente tratto dalla Bacheca del gruppo Gli amici di Beppe Grillo di Napoli)

Troll e molestieultima modifica: 2019-04-30T16:37:48+02:00da IODIVINACREATURA
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