Mercato dei capitali, cresce il lavoro dell’Arbitro finanziario. Risarcimenti per 28,5 milioni

Durante i lunghi mesi caratterizzati dal Covid, sono aumentate le richieste di intervento all’Arbitro finanziario da parte dei risparmiatori. Dispute su come sono impiegati i propri capitali e i propri risparmi sui mercati dei capitali, spesso senza che vengano rispettati i requisiti di trasparenza da parte dei proponenti.

L’azione del ACF sui mercati dei capitali

L’Arbitro per le controversie finanziarie (Acf), attivo dal 2017 presso la Consob (la nostra autorità di controllo dei mercati dei capitali e finanziari), ha dovuto decidere su 1.772 i ricorsi presentati l’anno scorso. Il numero è cresciuto del 5,6% rispetto all’anno prima. L’ACf ha concluso 1.514 procedimenti (anche in questo caso in aumento: +13,2% rispetto ai 1.337 del 2019). Sono aumentate le decisioni a favore dei risparmiatori e anche i risarcimenti sono cresciuti, addirittura del doppio: 28,5 milioni di euro nel 2020 a fronte dei 15,7 milioni registrati a consuntivo 2019. In crescita anche il numero di dispute legali che si è concluso con un accordo conciliativo concluso direttamente tra le parti.

Mezzogiorno area di maggiori ricorsi

A livello territoriale, il Mezzogiorno si conferma come l’area da cui arrivano la maggior parte delle richieste di intervento. La percentuale di ricorsi sottoposti all’ACF sul totale è del 42,8%. Segue poi il Centro (32,4%) e quindi il Nord (24,8%).
Gli intermediari dei mercati dei capitali che sono stati coinvolti nei procedimenti attivati dinanzi all’Arbitro Consob nel corso del 2020 sono stati 89 (93 nel 2019).

Segmenti di criticità

Dall’analisi dell’attività dell’ACF, emerge che sul mercato dei capitali rimangono più o meno invariate le aree di maggiore criticità. In special modo si continuano ad avere grossi problemi con le informative messe a disposizione dei clienti all’atto dell’investimento. Problemi ci sono anche riguardo alle situazioni di illiquidità di titoli che sono stati collocati negli anni scorsi tra investitori retail. A causa del crollo del valore, di fatto per molti risparmiatori è diventato impossibile dismettere le partecipazioni detenute.