Nell’oscurità.

Gertrude Lawrence | La Petite Mélancolie

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Tocco le serrature nell’oscurità.
Come sono arrivato qui?
È una strana casa
circondata dall’oscurità e mi chiamano.
Chi sei tu, quello che mi canta?
Adesso ricordo il mare. Il mare! Se potessi
tornare al mare su quella spiaggia
dove ha sempre piovuto. Lassù le verdi colline
e oltre la terra scarlatta, e la Grande Catena montuosa
che veglia sui vulcani, il vento che soffia da lì
e il cielo cristallino.
Nessuno tra le dune.
La pioggia allontana
e mi lascia solo su questa spiaggia improvvisamente infinita.

Come il mare è la casa, come la pioggia i suoi muri.
Sento i miei passi: sono già qui, e apro la porta.
Come attraversare il fuoco che arde tra i tuoi passi e i miei?
Chi mi ha portato a questi muri che si accendono e si spengono?

Ed entro in altre stanze che si aprono su altre stanze,
e il silenzio è una cintura addormentata sugli architravi.
La foschia impercettibile inzuppa le camere da letto,
calpesta i battiscopa, sfiora le finestre, affonda i letti.

I miei passi vanno avanti quando raggiungo la stanza, quando raggiungo il tavolo,
quando raggiungo il libro di polvere aperto,
il libro e il tavolo che nessuno ha toccato in mille anni,
e nessuno verrà.
Ma ora la nebbia
tocca le soglie con la fronte.
Non c’è più nessuno in casa. (Se ci fosse qualcuno,
chi ameresti adesso?). Tocco il tavolo
e il tavolo si illumina.
Tocco le serrature
e le serrature si aprono.
Tocco le pareti nell’oscurità,
e le pareti si aprono,
e ascolto nel silenzio del sangue il fiume che mi parla di
questa oscurità.