258. ” […] il mondo stesso non si è mai stabilizzato nella sua struttura e composizione. E’ piuttosto in un continuo divenire […]. ” *amare in modo ‘diveniente’*

“Non possiamo mai parlare con certezza del mondo, come se già lo conoscessimo, non perché le nostre ipotesi potrebbero poi rivelarsi false o perché le nostre previsioni potrebbero saltare, come direbbero gli scienziati, ma perché il mondo stesso non si è mai stabilizzato nella sua struttura e composizione. È piuttosto in un continuo divenire, così come accade a noi in quanto parte di esso. Proprio per questo il mondo, che è in perenne trasformazione, è una fonte costante di meraviglia e stupore. Dovremmo viverlo con consapevolezza.”(Timothy Ingold, Antropologia, Meltemi, 2020)

 

Non lo so se è l’inverno che fa doni alla primavera, o la primavera che entra guizzando nei giorni dell’inverno. So che è così costante il divenire da trasformare attimo dopo attimo quello che attraversa. Tutto ciò è stupendo. E se lo usassimo come pensiero fondante per costruire le relazioni e per nuovi metodi di conoscenza?

 

Prima della neve di febbraio (quanto è bello segnare il tempo così), tra le tinte invernali della Terra avevo visto il giallo di due mimose fiorite e le bianche infiorescenze di qualche pianta di viburno.
Poi il bianco della neve si è fatto manto uniforme e fertilizzante dei terreni. E dopo, sciogliendosi la neve e lasciando a tratti il suolo libero, la superficie delle campagne si è ricoperta di macchie bianche e scure, come pelle di un animale immenso e fantastico.
E, appena finita la neve, ecco, le mimose sono fiorite più numerose; sono fioriti i gialli delle forsizie e i rossi accesi del ‘fior di pesco’, quegli arbusti felici di offrire i fiori prima delle foglie; sono fiorite le bianche  pratoline allegre; occhieggiano le pervinche con il loro caratteristico colore; fanno capolino i fiori del rosmarino; gli alberi da frutto sembrano pennellate di tenui colori chiari poggiati sul fondo scuro del paesaggio.
E ora il biancospino si ricopre dei suoi piccoli fiori bianchi, tali da apparire da lontano come piccole nuvole sulle siepi nei campi ancora brulli, quelle siepi piantate un tempo a delimitare confini di proprietà, e adesso non più barriere ma armoniosi cespugli che sembrano distribuiti da un giardiniere geniale.
Questo è tempo di incontro tra ciò che diciamo ‘inverno’ e ciò che diciamo ‘primavera’.

 

Sconfino nello stupore.
Come ogni cosa, nella sua definita presenza, sconfina ed è sconfinata.
Credo profondamente in un’identità intesa in senso dinamico. Non è disperdersi, è riconoscere il costante alterar-sé.

Ricordo.
I lunghi tempi trascorsi a Piazza Navona a guardare le statue delle fontane, particolarmente quelle raffiguranti esseri multiformi, ibridi. A osservare rapita i punti di passaggio e di incontro da una forma a un’altra nello stesso essere. A emozionarmi davanti a quelle complessità, a quelle diversità unite, a quelle possibilità proposte.
Intuizioni, un sentire, intimo e profondo, che non fossero solo metafore e mitologie, ma suggerimenti, inviti a vedere cosa ancora non vediamo: la costanza del divenire e la sua potenza.

 

Un grande passaggio, un possente divenire fu quando te ne andasti, babbo-mondo. Tutta la vita ho parlato con te e di te con la certezza di conoscerti, anche mentre vedevo le trasformazioni della tua esistenza.

Con quanta arrogante illusione e volontà di fissare e definire ci si avvicina agli altri. Abbiamo bisogno di fissità per incontrarci e confrontarci … anche con noi stessi … “io sono così”, eccola l’illusione più grande che usiamo  nel ‘definirci’, appunto, ‘definirci’.

 

La tua morte mi ha insegnato che è urgente amare, te l’ho scritto altre volte.
Amare, riuscire a vedere quell’essere-divenire, quelle complessità, quelle diversità unite in un unico soggetto, quel “non poter mai parlare con certezza del mondo”.
Imparare ad amare, ad amarti, ancora adesso che non sei più qui con me.
Amarti senza farti santo dopo la tua morte. Amarti per “come eri, e come eri, e come eri”, nel tuo divenire di allora e nel mio divenire di adesso, un divenire capace anche di rinnovare la percezione di un tempo che sembra solo procedere, andare avanti. Essere capace, da questo adesso, di tornare a tutti gli ‘adesso’ trascorsi insieme, e amarti, da qui a lì, da lì a qui.

 

Lo diciamo così tanto … le canzoni, i film, nella realtà … ‘ti amo come sei’ … ma non accade; spesso ciò  coincide col non vedere “come sei”, e tanto meno quel “sei” traboccante di ‘divenire’ , e forse proprio per questo non è mai amore l’amore che vorremmo che fosse. Ed ecco: allora sembra, ma non è ‘amare come sei’, è cecità, aspettativa, illusione, far scomparire il divenire, è non amare.
Io ci sto provando con te, ad amarti in questo modo ‘diveniente’, babbo-mondo.
Oggi è la festa della donna, mi piacerebbe regalarti un passetto fatto in questo cammino.
Babbo-mondo.
Senza dire altro, ti regalo questo passetto, attraverso qualcuna delle canzoni che amavi, e che amo anch’io. Tu cantavi in modo stupendo, avevi proprio la musica dentro, e ballavi come fossi un ballerino di professione. E negli ultimi tuoi ricoveri, finché è stato possibile, tra la cena e il dormire, ti facevo ascoltare col cellulare o con la tua radiolina le canzoni che ti piacevano, affinché la notte arrivasse senza portarti pensieri: e poi, dopo, veniva il silenzio, ché anche quella era una musica, fatta dei suoni dei macchinari, dei passi felpati degli infermieri, di ogni più piccolo rumore che si stagliava nel silenzio notturno; fatta dai nostri respiri, tu nel tuo letto d’ospedale, io nella sdraio accanto a te; io ancora incapace di amarti com’eri, momento dopo momento.
E lo sono ancora, incapace. Ma il legame inestinguibile è proprio questo cammino nel divenire, non il ricordo, non rimanere ferma al passato, non cadere nell’errore di non amare più nessuno; bensì continuare a imparare ad amarti, nel continuo divenire, cosa che mi renderà, passo dopo passo, capace anche di amare chi incontro ‘senza volerne parlare con certezza’.
Mai stabilizzati, nessuno, nella nostra struttura e composizione.
E chissà … allora … come sei, adesso? Dove ti ha portato il tuo divenire?
Intanto, ecco qualcuna delle canzoni che amavi.
A te, babbo-mondo, dalla tua figlia-donna.
In questi continui passaggi, nel nostro continuo divenire.

 

https://www.youtube.com/watch?v=NWjZD37rkhM

 

https://www.youtube.com/watch?v=j69NsrQd1vs

 

https://www.youtube.com/watch?v=OpJawDFqoAI

 

libro mondo

258. ” […] il mondo stesso non si è mai stabilizzato nella sua struttura e composizione. E’ piuttosto in un continuo divenire […]. ” *amare in modo ‘diveniente’*ultima modifica: 2021-03-08T10:36:58+01:00da mara.alunni