110. il resto, lo scarto, la propria strada

 

Eccola qua l’emozionante scena finale del film “Nuovo Cinema Paradiso”: le scene dei baci di vari film, tagliate perché il prete del paese non voleva fossero proiettate, ritenendole peccaminose di per sé e incitanti al peccato altrui. Scarti, tagli, ma conservati, e che diventano dono, un dono che completa le storie da cui erano state tolte e completa la stessa vita del protagonista.

 

Accade. Viene chiamata nostalgia. Lo raccontano in tanti/e. Raccontano che “a una certa età” (“una certa età” è un dato personalissimo e condivisissimo, e su cui tutti concordano come sapessero con certezza quale sia 🙂  ) accade che arrivino ricordi di quando si era più o meno giovani, ricordi lontani, dimenticati, comunque di un tempo “passato” (attenzione, pericolo!  🙂  ). E l’emozione, o il sentimento, che sopraggiunge è quello della nostalgia perché a questi ricordi associamo un senso di mancanza e di voler rivivere situazioni o rivedere persone.

E se invece?

Se invece fossero sprazzi lucenti di qualcosa che “doveva” essere e non è stato, e torna incessantemente chiedendo di essere vissuto? Se fossero gli spezzoni tagliati da una censura, nostra e/o altrui, che non ha voluto riconoscere -allora, in quel tempo- la strada che avremmo “dovuto” percorrere  e che ora si ripresentano perché la propria vera unica irripetibile strada è sempre lì pronta a proporsi e riproporsi, ignara, nella sua essenzialità, del tempo e dello spazio, ma regale e generosa dispensatrice di opportunità e consapevolezza?

Se fosse? Quante volte è successo -nella storia, nelle singole vite- che proprio nello scarto era la scelta sostanziale, quella da vedere, esplorare, sperimentare. Non era lo smarrimento, il peccato, la follia, bensì la strada per percorrere la quale eravamo nati, portando il nostro speciale contributo in quell’ambito specifico e nel mondo.

E se ciò che chiamiamo nostalgia fosse, in questi casi, solo un “file” mentale acquisito “per tradizione, per sentito dire, perché così si fa, perché la conosciamo provandola in altri ambiti e la estendiamo a ciò che non sappiamo bene e che sentiamo simile”?

Se fosse altro, quel proporsi di suoni di immagini di sensazioni?  E se fossero i bivi, le strade lasciate, le nostre strade, misconosciute, censurate, ma conservate da ciò che in noi è e diviene, e riproposte per dirci di interpretare diversamente “una certa età”, non una chiusura, ma l’occasione di agire finalmente La Coraggiosa Dirompente Completezza, La Vita Per Cui Siamo Stati Chiamati A Vivere, Le Strade Che Per Troppi  Motivi Abbiamo Lasciato?

Il Resto, Lo Scarto come fertilizzante del presente e del futuro.

Quanti “baci” abbiamo censurato?

Il protagonista del film segue il consiglio del suo amico che, divenuto cieco ma che dice di vedere meglio e più cose, gli consiglia di andare via e di non tornare più al paese, metafora forse di un vivere senza censure. Vi ritorna per il funerale del suo vecchio amico, che risarcisce, con il regalo delle scene dei baci censurati ma conservati, quella che era stata una mancanza  nella vita di quel bambino sveglio e sensibile: gli regala il racconto completo, perché la vita è completa.

 

Morire come le allodole assetate
sul miraggio

O come la quaglia
passato il mare
nei primi cespugli
perché di volare
non ha più voglia

Ma non vivere di lamento
come un cardellino accecato

(Giuseppe Ungaretti, Agonia)

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110. il resto, lo scarto, la propria stradaultima modifica: 2019-06-11T13:01:01+02:00da mara.alunni

2 pensieri riguardo “110. il resto, lo scarto, la propria strada”

  1. Bella e suggestiva l’immagine che proponi di questi spezzoni di vita non scelti un tempo ma presenti e ben conservati come gli spezzoni di una pellicola.
    Io faccio una grande differenza tra rimpianto e nostalgia. Confesso che molto raramente ho avuto dei rimpianti. Errori ne ho fatti un’infinità ma alla fine li giustifico tutti. Non ricordo di avere mai pensato “era meglio se …” Non sono certo però che questo atteggiamento sia edificante; razionalmente mi rendo conto che in molti casi sarebbe stato meglio avere un rimpianto piuttosto che un pentimento, ma sono fatto così.
    Di nostalgia invece ne faccio indigestione …
    Il “male del ritorno” colora piacevolmente e in larga misura i miei pensieri.

    1. E’ un pensiero che ho da un po’, ho provato in questo post a esprimerlo, ma penso di doverlo articolare meglio.

      … mmmh, tutto ciò che coltiva un vuoto (inteso in contrapposizione a un pieno), un’assenza non mi trova proprio d’accordo …

      … quindi ti auguro una buona notte colma (intesa non in contrapposizione a un vuoto 🙂 ), piena, come stasera è qui da me, di suoni, di silenzi, di stelle e di luna … e di tutto ciò che ami … 🙂

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