162. il Natale nelle parole di un autore cattolico

MATIAS AUGE’, Avvento Natale Epifania. Tempo della manifestazione del Signore, San Paolo 2002

Il Natale celebra gli inizi della nostra redenzione. Secondo Sant’Agostino, “celebrare” è fare memoria, mediante n’azione simbolica, di un evento salvifico del passato, così da poterlo accogliere e vivere nel presente. In questo senso Agostino parla della dimensione “sacramentale” della celebrazione pasquale. Natale invece è per lui un’evocazione, un semplice anniversario nel quale si ricorda soltanto il fatto della nascita di Gesù, commemorazione quindi di un evento passato come è l’anniversario dei martiri. Ma ben presto ci si andava accorgendo che nell’ “oggi” della liturgia, questo anniversario è portatore di grazia e non solo. Così, alcuni decenni dopo, il grande Padre della Chiesa romana, san Leone Magno considererà la celebrazione del Natale una vera celebrazione sacramentale perché “la nascita del Signore, nella quale ‘il Verbo si è fatto carne ’, non tanto la celebriamo come un avvenimento passato quanto piuttosto la intuiamo farsi presente” (IX Sermone sul Natale). Le parole di papa Leone non sono soltanto uno slancio oratorio; egli parla, a più riprese, del Natale come del “giorno della nostra salvezza”, “giorno luminoso della nuova redenzione”. Il Natale, come la Pasqua, rende presente il nostro passaggio con Cristo dalla morte alla vita. Possiamo quindi affermare che l’oggetto della festa natalizia è il mistero della redenzione, che ha nella Pasqua il momento culminante. (pp. 40-41)
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Il Natale celebra la manifestazione della gloria di Dio in Cristo. Sia nell’Antico Testamento che nel Nuovo la gloria indica Dio stesso e la manifestazione della sua presenza soprattutto quando si fa conoscere per mezzo di un atto di salvezza. In particolare, nel Nuovo Testamento, la redenzione consiste in definitiva nel fatto che l’uomo e la creazione intera sono partecipi della presenza e modo di essere di Dio. Questa gloria si manifesta quindi nella storia della salvezza e soprattutto in Cristo e nella sua opera redentrice. (p. 43)
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Il Natale celebra lo sposalizio del Figlio di Dio con l’umanità. Il tema di Cristo sposo dell’umanità e della Chiesa è stato preparato dai profeti e annunziato da Giovanni Battista (cf Gv 3,29). Il Signore stesso si è definito come lo “Sposo” (Mc ,19). Con questo nome nuziale Gesù rivela il fondo del suo essere, che non è  l’arida solitudine di una lontana perfezione umano-divina, ma la grande gioia dell’amore sponsale offerto senza limiti. (p. 46)
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Il Natale è la festa della nostra divinizzazione. La divinizzazione è da intendersi qui come partecipazione alle qualità e ai diritti della natura divina. […] L’Incarnazione è l’unione di Dio e dell’uomo nella Persona del Verbo incarnato. I due mondi rimangono distinti ma non sono più separati, anzi si toccano e si uniscono nell’unità di una sola Persona. (pp. 48, 51)
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Il Natale è la festa della “nuova creazione”. Nella celebrazione annuale del mistero della salvezza, il cui culmine e pienezza si trova nella Pasqua, la celebrazione del Natale mette in evidenza l’aspetto di nuova nascita che comporta la redenzione. Come attraverso il Verbo era sbocciata la “prima creazione”: l’uomo accede alla condizione di figlio di Dio e può realizzare in pienezza il suo compito, secondo il disegno che Dio ha su di lui fin dalla creazione del mondo. (p. 51)
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Il Natale fa memoria della maternità verginale di Maria “Figlia di Sion”. L’espressione “Figlia di Dio” è nell’Antico Testamento una personificazione del popolo di Dio, o piuttosto del resto d’Israele portatore della speranza messianica. Si trova anche nel Nuovo Testamento (Mt 21,5; Gv 12,15 che citano Zc 9,9) in occasione dell’entrata di Gesù nella città santa. (p. 52)

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Il Natale è evento di salvezza. La liturgia del Natale mette in risalto che l’uomo si rinnova e nasce alla vita divina entrando così nell’unico mistero di salvezza che è quello pasquale, di cui il Natale segna gli inizi. Perciò la festa natalizia deve essere prospettata come traguardo salvifico: è un tempo privilegiato per accogliere e conoscere il Salvatore e la sua opera. Non lo si può ridurre quindi a poesia e romanticismo infantile. (p. 53)
Il Natale è mistero di luce. Tutta la storia dell’umanità è un faticoso cammino nelle tenebre alla ricerca di luce, di verità e di speranza. Il Natale è una festa di luce, che rischiara la notte delle nostre tenebre, la notte delle nostre incomprensioni, la notte disumana delle nostre angosce e disperazioni. A Natale è venuta tra gli uomini quella luce elevante e santificante che è il Verbo, grazie al quale gli uomini diventano “figli di Dio” (Gv 1,12), “figli della luce” (Gv 12,36). […] (pp. 53-54)
Il Natale è mistero di debolezza. […] La nascita di Gesù non può che sconcertare i grandi, i sapienti e i farisei di tutti i tempi, ma si rivela in tutta la sua importanza ai semplici che, come i pastori di Betlemme, riescono a discernere la voce dello Spirito per il semplice fatto di essere, nella loro debolezza, disponibili e generosi. La scoperta in noi di un bisogno di salvezza ci porta a lottare contro le nostre autosufficienze: solo Cristo può riempire i vuoti della nostra esistenza! […] (p. 54)
Il Natale è messaggio di pace. Gli angeli di Betlemme cantano: “Gloria a Dio nel più alto dei cieli e pace in terra agli uomini che egli ama” (Lc 2,14). […] Gesù, “Principe della pace”, appare nella storia dell’umanità come segno di riconciliazione con Dio e con gli uomini. Con Cristo inizia il tempo della nuova ed eterna alleanza tra l’uomo e Dio, un tempo –ormai definitivo- di pace, d’intimità e familiarità dell’uomo con Dio. […] (pp. 54-55)
Il Natale è invito alla gioia. La venuta del Salvatore crea un clima di gioia […]. Grande gioia perché si compie la lunga attesa d’Israele e dell’intera umanità. Oggi riviviamo nel nostro cuore la gioia dei patriarchi, dei profeti di Maria, di Giovanni Battista e dei pastori. La gioia natalizia esprime fiducia nella storia perché essa è stata attraversata dalla salvezza. La Parola di Dio che si fa carne è anche la Parola di Dio che si fa storia. (p. 55)
Il Natale è invito alla solidarietà. Cristo che nasce si fa solidale con l’uomo nel suo tempo e nel suo ambiente. La mangiatoia della grotta di Betlemme è simbolo della povertà di tutti i tempi; vertice, insieme alla croce, della carriera rovesciata di dio, che non trova posto quaggiù. […] Il Natale richiede a ognuno di noi l’impegno per una solidarietà concreta, fatta di opere e di segni visibili. Infatti la scoperta del dono di Dio ci porta ad un’umile valorizzazione dei doni che ognuno di noi ha ricevuto anche per gli altri; è l’invito a uscire da noi stessi per il superamento del proprio egoismo, del disinteresse per gli altri. (p. 56)
Il Natale è manifestazione del mistero di Cristo. Il bisogno di salvezza ci spinge ad aprirci ad una conoscenza più piena della persona di Gesù: il suo messaggio, la sua parola, le sue azioni, il suo modo di essere di fronte alla vita. […] (p. 56)
Il Natale è rivelazione del mistero dell’uomo. […] Il Natale è memoria attualizzata dell’evento di salvezza per chi ha accolto e conosciuto Cristo, è perciò una storia che continua, perché Cristo vuole rinascere oggi nelle nostre case, nel nostro cuore, nella nostra vita. […] Il Natale è la festa dell’uomo nuovo, dell’uomo che rinasce e viene rinnovato, che può essere figlio ed erede di Dio e quindi partecipe del suo futuro. (pp. 56-57)

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162. il Natale nelle parole di un autore cattolicoultima modifica: 2019-12-19T01:10:03+01:00da mara.alunni